(Foto Mclcbooks, Flickr)

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Un'analisi del voto del 3 ottobre in Bosnia Erzegovina, a partire dal dato della forte affermazione dei partiti socialdemocratici nella Federazione e in Republika Srpska. Le prospettive per la formazione di una coalizione di governo e per il percorso europeo del Paese

06/10/2010 -  Eldina Pleho Sarajevo

Il 3 ottobre 2010 in Bosnia Erzegovina (BiH) non sarà ricordato solo come la data dell’ennesima tornata elettorale. A queste elezioni i cittadini della BiH hanno deciso di votare in modo sensibilmente diverso rispetto agli ultimi venti anni.

Nonostante nessun partito abbia ottenuto la maggioranza, e pertanto le coalizioni saranno inevitabili, nella Federazione BiH (FBiH) è stato registrato il successo del Partito socialdemocratico della BiH (SDP), che ha ottenuto la maggioranza di voti in questa entità. Anche in Republika Srpska (RS) ha vinto il Partito dei socialdemocratici indipendenti di Milorad Dodik (SNSD), fino ad ora al potere in questa entità, in modo un po’ meno convincente ma sufficiente per avere la maggioranza parlamentare nella RS.

La socialdemocrazia però, come tutto in Bosnia Erzegovina, porta colori nazionali. I due partiti definiti socialdemocratici che hanno ottenuto più voti a livello statale, ma non sufficienti per poter formare un governo da soli, sono infatti acerrimi nemici.

Dušanka Majkić, presidente della Camera dei popoli al Parlamento della BiH e proveniente dalle fila dell'SNSD, è categorica quando si tratta di discutere dell'SDP. Ad Osservatorio Balcani e Caucaso esclude qualsiasi possibilità di formare una coalizione con questo partito: “Continuiamo ad escludere una coalizione con l’SDP, questo partito a livello internazionale ci ha causato non pochi danni e non andremo di certo con loro in coalizione. E se mi chiedete quando verrà formato il governo a livello statale, credo che il fattore temporale non sia così importante quanto il fatto che si formi un governo in cui possano trovarsi degli accordi”. La Majkić, d’altra parte, ribadisce la sua soddisfazione per aver vinto nuovamente in RS.

La presidente della Camera, tuttavia, riconosce che anche in questa entità sono accadute alcune “cose insolite”. Per cose insolite la Majkić intende la corsa per il membro della presidenza tra Nebojša Radmanović, dell’SNSD, e Mladen Ivanić, candidato della coalizione formata dall’opposizione in RS. Radmanović infatti ha vinto, ma non in modo convincente.

Dall’altra parte, all’SDP, affermano che nessuno ha chiamato l’SNSD per parlare di una coalizione. Damir Mašić, dell’SDP, afferma infatti che per il suo partito è persino un onore il fatto che i cosiddetti socialdemocratici  della RS non vogliano entrare in coalizione con l’SDP. Soddisfatto per il successo, e per il fatto che il proprio partito ha ottenuto il maggior numero di voti a livello statale, Mašić ha dichiarato ad Osservatorio che alle elezioni i cittadini hanno dato a questo partito un grande onore, ma anche un grande impegno: “Dopo i risultati ufficiali avvieremo i colloqui con i partiti politici, ma sulla base della divisioni degli impegni e del lavoro, e non sulla base della divisione delle poltrone e dei ministeri. La condizione è di accettare le cinque politiche di sviluppo create dall’SDP e di iniziare ad implementarle”.

Mašić ha anche un’idea interessante su come formare un governo in cui debba partecipare anche l’SNSD, che rifiuta di collaborare con l’SDP: “Nel caso in cui questo partito dovesse bloccare e procrastinare la formazione del governo a livello statale noi, con grande rispetto dello stato Bosnia Erzegovina, ci rivolgeremo allo sviluppo della Federazione BiH”.

Cosa significa concretamente questo per il processo di integrazione europea, e per l’ottenimento dello status di Paese candidato, dal momento che i negoziati con l’Unione europea vengono condotti esclusivamente a livello statale e non delle entità? Mašić sostiene che l’SDP ha una soluzione: “Faremo diventare la Federazione come la Germania occidentale di un tempo, e poi vedremo in Republika Srpska se vorranno anche loro essere parte di una cosa riuscita oppure no”, sostiene Mašić, aggiungendo che comunque è convinto della possibilità di un accordo.

Non sono solo i socialdemocratici ad avere posizioni antagoniste. I due partiti che dichiarano di avere a cuore gli interessi del popolo bosgnacco, il Partito di azione democratica (SDA) e l’Alleanza per un futuro migliore (SBB), non mostrano alcun interesse a discutere come partner.
Fino ad ora il Partito d’azione democratica ha avuto il potere nella maggior parte dei livelli della Federazione. Ora però la situazione cambia, perché in Federazione è l’SDP il partito che ha ottenuto più voti.

La sorpresa più grossa, però, è l’Alleanza per un futuro migliore, di Fahrudin Radončić, fondatore e proprietario del quotidiano Dnevni Avaz. Questo partito ha raccolto molti voti, e sarà partner in una delle coalizioni. Benché [entrambi i partiti] siano dichiaratamente attenti agli interessi dei bosgnacchi, l’SDA non vuole avere come partner l’SBB.

Amir Zukić, segretario generale dell’SDA, intervistato da Osservatorio afferma che il suo partito ha basato le sue attività su un profilo urbano e non esclusivamente nazionale, motivo per cui ha subito una riduzione di voti. Ma Zukić dice che sono comunque soddisfatti perché ha vinto il loro candidato per la presidenza tripartita: “Noi siamo stati sottoposti ad una pressione mediatica ed anche ad attacchi poco amichevoli da parte dei partiti di nuova formazione. Ciò nonostante siamo andati avanti con lo sviluppo di una coscienza civica che alla fine porterà del bene a tutti. Per quanto riguarda l’SBB, la posizione del partito è di non entrare in coalizione con loro, mentre con tutti gli altri siamo pronti a dialogare”.
Anche quei tentativi quasi pionieristici di alcuni partiti, che hanno creato coalizioni  trasversali alle due entità, come per esempio Naša stranka e il Nuovo partito socialista di Zdravko Krsmanović, hanno rappresentato una delle sorprese di queste elezioni.

Questa coalizione non ha ottenuto voti sufficienti per oltrepassare lo sbarramento di ingresso, né per la Federazione né per la Republika Srpska. Nell’assemblea del cantone di Sarajevo è possibile che abbia due deputati, e uno dei due è il capolista per il Cantone di Sarajevo e fondatore di Naša stranka, il regista premio Oscar Danis Tanović.

Bojan Bajić, presidente di Naša stranka, ha dichiarato ad Osservatorio che preferisce astenersi dai commenti sul risultato delle elezioni finché non verranno comunicati i risultati definitivi.

Per il professor Besim Spahić, della Facoltà di Scienze Politiche di Sarajevo, l’esito insufficiente di queste coalizioni non è una sorpresa: "È chiaro, queste idee sono necessarie, ma questi partiti sono ancora troppo piccoli e troppo giovani, hanno una debole infrastruttura che invece necessita di anni di costruzione. Ciò che è più importante, questi partiti non hanno soldi. E il denaro serve per la campagna elettorale, per creare l’infrastruttura per la gente che vi lavora. Questi partiti non l’hanno. e questo è uno dei motivi principali del loro mancato successo”, dichiara il professore di Sarajevo. Spahić peraltro sostiene di non avere una gran fiducia nemmeno nei socialdemocratici della BiH, e sostiene di non essere convinto della loro capacità di far fronte ai problemi dello Stato che è sempre più in ritardo rispetto ad altri Paesi della regione.

Nei prossimi quattro anni, in Bosnia Erzegovina, saranno al governo alcuni dei partiti già all'opposizione. Tutto questo sarà di aiuto all’accelerazione della percorso europeo del Paese, all’ottenimento dello status di candidato e all’avvio dei negoziati? Queste sono proprio alcune delle promesse fatte dai socialdemocratici della Federazione BiH ai cittadini.

Nonostante diffondano l’idea della socialdemocrazia, l’SDP ha ottenuto il minor numero di voti in Republika Sprska e d’altro canto l’SNSD ha ottenuto il numero minore di voti in Federazione BiH. Come potranno sulla base delle loro posizioni formare un governo statale? Sarà questa la telenovela che i cittadini della Bosnia Erzegovina guarderanno in vari episodi durante i prossimi mesi.


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