Janez Drnovsek

Al discorso di Giorgio Napolitano in occasione della Giornata del ricordo 2007 l'ex Presidente sloveno Janez Drnovšek aveva risposto con una missiva privata. Ora, a qualche mese dalla morte di quest'ultimo, è stata resa pubblica dal quotidiano Dnevnik

14/04/2008 -  Franco Juri

"Con il ricordo unilaterale della storia stimoliamo di continuo i revanscismi, gli odi ed il revisionismo storico.(...) Sono profondamente convinto che in questo modo non riusciremo a superare il ricordo di un triste passato. Riporteremo invece nella nostra quotidianità lo spirito dei tempi tragici che hanno segnato la prima metà del secolo scorso e hanno portato l' Europa alla sua più grande tragedia. Non servono revisioni, c' è bisogno di fatti, anche se conoscerli fa male. Sembra che oggi si cerchi di dimenticare la dichiarazione di rammarico e riconoscimento che l'allora presidente del governo italiano Alcide De Gasperi fece all'inizio della Conferenza di Parigi: Sono conscio che tutto, con l' eccezione della vostra cortesia, è contro di me".

E' questo un passo della lettera che Janez Drnovšek, l'ex presidente della Slovenia recentemente scomparso, indirizzò l'anno scorso al presidente italiano Giorgio Napolitano in seguito al suo discorso nella Giornata del ricordo in cui usò toni e parole considerati, in Slovenia e Croazia, offensivi nei confronti delle popolazioni slave. Drnovšek scrisse all'omologo italiano una lunga lettera personale che solo ora, a qualche mese dalla morte del popolare presidente sloveno, viene resa pubblica dal quotidiano Dnevnik.

Nella missiva Drnovšek faceva presente a Napolitano che alcune dichiarazioni da lui rilasciate in merito ai fatti storici del dopoguerra erano un precedente mai udito prima dai più alti esponenti dello stato italiano. "Se è questa la verità che emerge dalla Giornata del ricordo, è una verità che mi preoccupa profondamente".

E ancora: "In tale occasione, da un residente della Repubblica, mi sarei aspettato un ricordo equilibrato sulle tragedie e gli errori compiuti su entrambi i lati del confine da due brutali regimi. Sono avvenuti fatti che devono essere condannati e biasimati. Nel valutare gli avvenimenti storici che non causarono dolore solamente a italiani e istriani, bensì pure a sloveni e croati, dovremmo fare lo sforzo necessario per spiegare i fatti nel loro contesto. La commissione mista italo-slovena ha confermato in termini equilibrati, nella sua relazione, la verità concernente gli avvenimenti di allora lungo il confine etnico. Penso sia tempo che questa verità venga fatta propria anche da noi politici e che nelle nostre dichiarazioni, nei commenti e nei discorsi solenni non ci allontaniamo da essa e non cerchiamo di negarla. Si tratta della nostra responsabilità verso i due popoli, i due stati e la comune costruzione del futuro europeo".

La risposta di Napolitano alla lettera di due pagine firmata da Drnovšek è arrivata due giorni dopo in ventisei righe. Il presidente italiano in essa spiega che nel suo discorso in omaggio alla Giornata del ricordo, dedicata esclusivamente ad un uditorio italiano, ha voluto sottolineare quei valori che sono patrimonio comune dell'Unione europea, di cui l'Italia è sin dall'inizio un fattore di integrazione politica. Saper guardare alla storia del nostro continente, anche ai suoi capitoli più oscuri, significa trovare l'ispirazione per un rinnovato impegno nella costruzione di un futuro di pace e di amicizia tra i popoli. "Non ci dev' essere alcun dubbio sul reale significato del mio pensiero, che è in sintonia con il mio impegno, chiaramente espresso, per un'integrazione politica dell'Europa".

Per il noto giornalista e opinionista sloveno Ervin Hladnik Milharčič, autore dell'articolo che sintetizza le due lettere, la risposta di Napolitano non sarebbe altro che un'offesa formulata molto educatamente e non certo una risposta alla riflessione eticamente e storicamente fondata di Drnovšek. Napolitano - secondo Hladnik Milharčič - comunica al collega sloveno di non averlo capito.

Il presidente Drnovšek, dopo le polemiche scaturite dal discorso di Napolitano e la reazione del presidente croato Stipe Mesić, aveva optato per una lettera personale all'omologo italiano, lettera che non volle rendere pubblica per non soffiare sul fuoco di un dibattito sin troppo acceso. Ora quella lettera è giunta nelle mani di un giornalista che l'italiano ed il confine lo conosce bene, essendo di Gorizia.

Da rilevare inoltre che solo pochi giorni fa, in occasione di una visita del presidente Napolitano a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia, Il Piccolo ha pubblicato un commento in forma di lettera aperta al presidente di Paolo Rumiz in cui l'autorevole scrittore e giornalista di Repubblica, ottimo conoscitore del confine orientale e dell'Europa centroorientale e balcanica, ricorda al primo cittadino che l'oblio della memoria sui crimini del fascismo, perpetrati per oltre un ventennio, a danno dei popoli slavi lungo e oltre confine ha ridotto e continua a limitare notevolmente l'influenza geopolitica italiana nell' Europa sud orientale. L' esempio da seguire sarebbe invece - secondo Rumiz - quello della Germania che ha avuto il coraggio di ammettere i propri crimini e pur avendo subito vendette e punizioni ben più tragiche dell' Italia, ha chiesto scusa e ha fatto ammenda storica. La Germania è riuscita a espandere l'Unione europea e con essa la propria influenza economica fino ai confini della Russia, mentre nell' Adriatico l'Ue si è fermata a Pirano, a una ventina di chilometri da Trieste.


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