La protesta delle mamme di Beslan

13 settembre 2016

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Dodici anni sono trascorsi dalla terribile strage di Beslan, in Ossezia del Nord, quando in un attacco terroristico morirono oltre 300 persone, per la maggior parte bambini.

Da allora, ogni anno, il primo di settembre nella scuola N.1 suona una campana per ricordare le vittime, in una commemorazione che raccoglie nell'edificio scolastico parenti e famigliari.

Quest’anno alcune donne hanno inscenato una protesta indossando t-shirt con slogan contro il presidente Vladimir Putin e per questo sono state arrestate. Oltre alle cinque donne sono state fermate anche le giornaliste Elena Kostyuchenko e Diana Khachatrian che stavano riprendendo la protesta.

Le donne sono rimaste alcune ore in stato di fermo, quindi rilasciate e multate per disturbo alla quiete pubblica. 

 

La protesta, guidata da Ella Kesaeva, dell'Associazione “Voci di Beslan” ha puntato il dito contro Vladimir Putin ritenuto responsabile del disastroso esito della presa in ostaggio delle persone dentro la scuola di Beslan. Fu lui ad ordinare l’intervento delle forze speciali dell’esercito che, secondo le donne, ha causato la morte della maggior parte degli ostaggi.

Ella Kesaeva ha raccontato questi anni di battaglie per la verità nel suo recente libro “Beslan, nessun indagato” pubblicato in Italia da Carabba nella collana TransExPress.

Dopo il loro rilascio, le due giornaliste Elena Kostyuchenko e Diana Khachatrian, sono state vittime di un'aggressione da parte di un cittadino osseto che ha lanciato loro addosso della vernice verde.

Le celebrazioni alla memoria delle vittime di Beslan sono proseguite anche nei giorni successivi con cortei e celebrazioni religiose presso il cimitero della “Città degli Angeli” dove riposano le vittime della strage come raccontato in questa galleria fotografica a cura di Caucasian Knot

Fonte: Caucasian Knot


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