La città rupestre di Vardzia: una questione di tutela

16 novembre 2016

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Nella notte del 2 novembre un incendio si è sviluppato dentro l’antico monastero di Vardzia, in Georgia. Ora nel paese si discute di come tutelare il proprio patrimonio culturale.

Scavato nel fianco del monte Erusheli nel 1185 per volere della regina Tamara di Georgia, il complesso si snoda in oltre seimila stanze disposte su tredici piani. L’incendio si è sviluppato nella chiesa di Santa Maria e ha danneggiato seriamente i preziosi affreschi ricoprendoli di fuliggine.

La causa scatenante del fuoco è ancora sconosciuta, tuttavia, il capo dell'Agenzia Nazionale per la Conservazione dei Beni Culturali della Georgia, Nikoloz Antidze ha dichiarato che probabilmente è stata una candela lasciata accesa a causare l'incendio.

Il complesso monastico è di proprietà della Chiesa apostolica autocefala ortodossa georgiana. Il Patriarcato di Georgia chiede ora alle autorità locali georgiane di provvedere al restauro dei beni, e denuncia la mancata installazione di adeguati sistemi antincendio. Da parte sua il presidente Giorgi Margvelashvili ha dichiarato che il Fondo presidenziale è pronto a finanziare i lavori di restauro che inizieranno nel 2017, spingendo però a un cambiamento nella politica statale di conservazione del patrimonio culturale, rendendo i controlli più stringenti.

"Allo stato deve essere data la possibilità di proteggere il suo patrimonio culturale correttamente", ha dichiarato il presidente. Nella struttura esistevano delle adeguate prese d’aria per la fuoriuscita dei fumi ma i monaci che abitano il complesso le avevano coperte per impedire l’entrata del freddo.

Attualmente la parte danneggiata del complesso è chiusa ai turisti e visitatori mentre le altre parti del monastero rimangono accessibili.

 

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