Il Nagorno Karabakh vota per una nuova costituzione

21 febbraio 2017

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Si è svolto ieri nella repubblica de facto del Nagorno Karabakh un referendum costituzionale per la modifica del nome della repubblica in Artsakh e per cambiare il sistema di governo da semi presidenziale a presidenziale.

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La Commissione elettorale centrale della repubblica, ha diffuso i dati preliminari secondo cui l’87,6% (pari a 69.540 votanti) dei cittadini ha votato a favore della riforma, mentre il 9,7% (7686 votanti) si è espresso in modo contrario. Le schede nulle sono state il 2,8%.

Con un referendum nel 2006 il Nagorno Karabakh si era dato un sistema di governo semi-presidenziale. Ora con questa riforma il presidente Bako Sahayan il cui mandato scadrebbe nel luglio di quest’anno, avrà la possibilità di mantenere il suo potere per il periodo di transizione dalla vecchia alla nuova costituzione e cioè fino al 2020. Successivamente potrà partecipare per due volte alle elezioni presidenziali, e quindi potenzialmente rimanere in carica fino al 2030.

Nella nuova costituzione si afferma che “...le sfide per la Repubblica del Nagorno Karabakh, richiedono un esecutivo forte e unito, che sarà in grado di mobilitare tutte le risorse del paese sia in ambito civile che militare...”.

Parole che destano preoccupazione in una situazione tesa che vede da anni Armenia e Azerbaijan coinvolti nel conflitto del Nagorno Karabakh. Il Nagorno-Karabakh è infatti un territorio conteso, riconosciuto a livello internazionale come una parte dell'Azerbaijan, che però non esercita il potere su gran parte del territorio dal 1991.

La regione, che ha una maggioranza etnica di popolazione armena, è controllata dalla de facto Repubblica del Nagorno Karabakh con il sostegno dell’Armenia. Il conflitto, che risale alla disgregazione dell'Unione Sovietica, vide la sua fase più drammatica agli inizi degli anni '90, costò la vita a circa 30.000 persone e produsse 1 milione di sfollati. Nell'ambito del Gruppo di Minsk dell'OSCE (con tre co-presidenti: USA, Francia e Russia), non si sono mai raggiunti progressi concreti verso la risoluzione del conflitto che rimane oggi un conflitto congelato, con continue violazioni al cessate il fuoco lungo la linea di contatto tra i contendenti.

Oltre al cambiamento del sistema politico, il referendum in Nagorno-Karabakh apporta anche un cambiamento del nome della regione separatista che sarà rinominata Artsakh, dallo storico appellativo armeno.

In base alle modifiche costituzionali quindi, la Repubblica del Nagorno Karabakh diventa la Repubblica di Artsakh ma, si specifica, sarà possibile utilizzare ancora entrambi i nomi.

Ad opporsi alle modifiche costituzionali è stato solo il partito di opposizione “Rinascita Nazionale” che ha denunciato casi di minacce personali e sabotaggi durante la campagna elettorale.

Fonte: Caucasian Knot, dossier Referendum in Nagorno Karabakh


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