I russi che frequentano la costa montenegrina non sono per forza ricchi. Non necessariamente pernottano in alberghi di gran lusso o hanno investito nel mattone. Sono anche russi della classe media.
Il 28 giugno del calendario gregoriano (il 15 secondo quello giuliano) si celebra il Vidovdan, ricorrenza religiosa osservata dalla Chiesa ortodossa serba e da quella bulgara, in memoria del martirio di San Vito. Vidovdan, però, rappresenta molto più di una semplice celebrazione religiosa, vista la serie di cruciali eventi storici che si sono verificati e ripetuti proprio il 28 giugno.
L’esito del referendum consultivo tenutosi nel Regno Unito avrà ripercussioni significative anche sul processo di integrazione europea dei paesi del Sud-Est Europa. Venerdì, commentando a caldo la notizia, i leader della regione hanno ribadito in coro, con poche eccezioni, la propria determinazione a continuare nel percorso europeo dei rispettivi paesi, pur riconoscendo l’impatto della svolta.
Dopo le proteste a Belgrado di sabato 11 giugno, migliaia di cittadini sono scesi in piazza ieri a Novi Sad per la terza manifestazione contro la rimozione di alcuni giornalisti dalla Radio Televisione Pubblica della Vojvodina (RTV).
Tra i 250 e i 400 profughi passano ogni giorno, in cerca di aiuto, dal centro di assistenza ai rifugiati Miksalište. Distrutto il 27 aprile, il centro ha riaperto le sue porte il 1° giugno. Appena in tempo, perché il numero di rifugiati in arrivo a Belgrado continua ad aumentare.
Infine ha fatto marcia indietro. Il presidente macedone Gjorge Ivanov ha annullato l'amnistia che aveva concesso il 12 aprile scorso a 56 persone, tra i quali molti politici. La decisione aveva contribuito a far scoppiare la cosiddetta “Rivoluzione dei colori”.