IGF 2014 (flickr/Sam Dickinson)

Due stati, una nazione. E' lo slogan su cui si basano le strette relazioni tra Azerbaijan e Turchia. Motto che sembra valere anche per il mancato rispetto della libertà d'espressione

16/10/2014 -  Arzu Geybullayeva Istanbul

“Ogni giorno che passa sono sempre più contrario ad internet”, ha affermato il 3 ottobre scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Lo ha fatto esattamente un mese dopo che il suo paese ha ospitato l'Internet Governance Forum (IGF), incontro annuale promosso dalle Nazioni unite per discutere di politiche relative al web.

Del resto il governo turco, pochi giorni dopo il Forum, aveva approvato una legge che concedeva pieni poteri alla Direzione turca di telecomunicazioni (TIB) per oscurare i siti con contenuti “minanti la sicurezza nazionale e l'ordine pubblico”.

Il 2 ottobre scorso la Corte costituzionale della Turchia ha però limitato il raggio d'azione della TIB, dichiarando illegittimo che quest'ultima possa operare senza una previa sentenza di un tribunale. Ora spetterà al governo turco adeguare la legislazione a questa decisione della corte.

Diversamente dalla Turchia, dove vi è una Corte costituzionale autorevole, in Azerbaijan non vi è alcun organo giudiziario indipendente che possa dichiarare illegittime leggi o emendamenti. Tutte le corti, inclusi i pubblici ministeri, sono legate al governo al potere.

L'Azerbaijan dal canto suo non ha un leader che critica apertamente internet e che proibisce l'accesso a Twitter e a Youtube, come avviene in Turchia. Al contrario, internet viene dichiarato libero.

Ma la differenza tra i due paesi è più nella tattica adottata che non nella sostanza: Erdoğan è costretto a rispettare un quadro normativo, che ha un suo fondamento; mentre in Azerbaijan, dove la legalità è estinta, si colpisce direttamente alla radice. Come ha giustamente notato un blogger azero, “Internet libero” in Azerbaijan è un concetto relativo. “Internet è tecnicamente libero, non esiste alcun blocco, ma in realtà vi sono molti ostacoli politici e sociali che prevengono il vero compimento di quella libertà”, ha scritto Ali Novruzov, in un suo post, poco dopo che il paese aveva ospitato l'edizione 2012 dell'IGF.

E immaginatevi la sorpresa quando, alla chiusura del quinto IGF, tenutosi a Nairobi, il segretariato ONU aveva annunciato che sarebbe stato l'Azerbaijan ad ospitarne l'edizione 2012. La decisione aveva sollevato molte perplessità. Come poteva un forum di quella rilevanza internazionale essere tenuto in un paese con un così preoccupante passato relativamente al rispetto dei diritti umani, con blogger e giornalisti in carcere e con internet rimasto l'ultimo baluardo per condividere opinioni e punti di vista?

Diplomazia del caviale

La risposta è semplice. Il governo azero era alla caccia di occasioni per migliorare le proprie relazioni pubbliche internazionali e quale modo migliore per farsi un nome se non ospitando una conferenza globale come IGF? In generale, quello è stato un buon anno per le relazioni pubbliche azere. Già prima, in maggio, il paese aveva infatti aperto le porte ai fan di Eurovision. Quella era stata un'apertura all'Europa, l'ospitare l'IGF ha rappresentato un'apertura al mondo intero.

E l'incontro è stato letteralmente "ospitato". Nulla di più di quanto si desiderava fare: sono stati forniti gli spazi; si sono abbagliati gli ospiti presenti con il glamour di una cena di gala; sono stati inviati funzionari alla cerimonia di apertura. Pochi gli sforzi invece per salvare la faccia e per rimediare alle tristi statistiche sul rispetto dei diritti umani nel paese.

Il turno della Turchia

Internet Governance Forum 2014
Tutti i materiali  

Nel giro di due anni, il forum IGF si è poi ritrovato in Turchia, altro discutibile ospite. E' il paese dove Twitter e Youtube sono stati bloccati insieme a server DNS (Youtube è stato censurato diverse volte nel corso degli anni passati) e dove 29 utenti di Twitter stanno attualmente affrontando un processo per il loro attivismo online.

Ma nessuno dei panel dell'Internet Governance Forum di quest'anno ha toccato queste questioni, almeno non apertamente. Quindi un'edizione IGF la cui agenda ha dimenticato uno dei temi più importanti che avrebbe dato senso alla necessità di ritrovarsi: la libertà di Internet.

E siccome non erano permessi né panel sui singoli paesi (ad eccezione di uno organizzato dal precedente stato ospitante) né workshops, c'è stato molto poco spazio per una discussione aperta.

Forse tutto questo è dovuto al tema molto generale a cui erano dedicati entrambi gli IGF. “Governance di Internet per uno sviluppo umano, sostenibile, economico e sociale" per quello del 2012, mentre quest'anno il tema è stato "Collegare i continenti per una maggiore condivisione sulla governance multilaterale di Internet".

Chi lo sa?

Arriva Google a salvarci

Al di fuori della sede della conferenza la Google Big Tent (eventi nei quali la multinazionale del web raccoglie varie persone a discutere dell'impatto di internet sulle società) - non essendo parte di IGF e non avendo obblighi verso l'ONU - ha mostrato un'immagine differente della Turchia.

Come accaduto anche in occasione della Google Big Tent organizzata a Baku nel 2012 - dove alcuni ospiti avevano dato un'idea delle continue minacce nel paese alla libertà d'espressone on-line e off-line – in Turchia sotto la Grande tenda è stato promosso un panel dedicato alle restrizioni subite da Internet nel paese evidenziando alcune dinamiche in atto nel paese ospitante.

Ma non vi è stato solo Google a garantire in quei giorni spazi per dibattere sulla libertà d'espressione. In parallelo all'IGF alcuni attivisti e accademici hanno creato un proprio forum, chiamandolo Internet Ungovernance Forum . Organizzato e tenuto dalla Bilgi University, ha garantito uno spazio per una discussione alternativa sulla governance di internet. Da sottolineare come questo non è stato possibile in Azerbaijan dove nessuna università fornirebbe gli spazi - figurarsi le risorse – per ospitare un evento del genere.

Una panoramica

Che venga ospitato da Azerbaijan, Turchia o altri futuri paesi poco raccomandabili, IGF serve senza dubbio come piattaforma affinché soggetti istituzionali e no si incontrino e dibattano su temi che riguardano la nostra vita di tutti i giorni.

IGF non ha mandato a sviluppare orientamenti vincolanti. Però in questo alcune cose devono cambiare. Rendere i governi responsabili per i crimini che commettono contro i loro cittadini e contro i fruitori di internet è il primo passo da cui partire. Ormai sono anni che ne parliamo senza arrivare a risultati tangibili.

Non possiamo più agire come le tre scimmiette e parlare per il solo gusto di farlo mentre così tanta gente nel mondo è punita ingiustamente per crimini di altri. IGF magari non potrà mai essere un organismo che sviluppi politiche vincolanti, ma è ora di creare meccanismi supplementari di responsabilizzazione che possano mettere governi come Turchia e Azerbaijan di fronte alle loro responsabilità. Qualcuno deve pur farlo.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.


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