In Slovenia si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali. L'11 novembre prossimo a sfidarsi saranno Lojze Peterle, candidato del centro-destra cattolico e Danilo Turk, sostenuto dai socialdemocratici. Ma a festeggiare è l'ultranazionalista Jelinčič

22/10/2007 -  Franco Juri

Come previsto dai sondaggi a contendersi la poltrona presidenziale in Slovenia nel secondo turno fissato per l'11 novembre prossimo saranno Lojze Peterle e Danilo Türk. Il primo, candidato del centrodestra cattolico, eurodeputato già premier della Slovenia indipendente, ha ottenuto alle elezioni presidenziali di domenica scorsa il 28,5% delle preferenze deludendo le aspettative che lo davano nei sondaggi attestato sul 35%. Il secondo, sostenuto dai socialdemocratici, dal neocostituito partito Zares, nato da una scissione della Democrazia liberale (LDS) e dal Partito dei pensionati (Desus), il 24,6%.

Ma Türk è stato tallonato fino all'ultima scheda scrutinata da Mitja Gaspari, ex governatore della banca nazionale slovena, candidato dell'LDS . Il centro sinistra diviso ha perso la prima corsa, offrendo a Peterle l'occasione di catalizzare nel secondo turno tutto lo schieramento conservatore che in questa prima tornata è stato piuttosto distratto. L'appoggio di Janez Janša all'orgoglioso Peterle, che mai in passato ha voluto essere suo delfino, è stato infatti tiepido, ma il premier, conscio che la finale presidenziale sarà anche una prova generale delle politiche del prossimo anno, ha già alzato la guardia lasciando intendere su che piano politico si giocherà la seconda partita.

Appena letti i risultati Janša si è premurato a dichiarare che "tra i candidati in lizza solo Lojze Peterle e Zmago Jelinčič hanno partecipato attivamente al processo di indipendenza della Slovenia". Il riferimento a Jelinčič non è casuale. Il leader del Partito nazionale sloveno (SNS), una sorta di Le Pen locale, ha ottenuto il 19,3% dei voti, arrivando primo nelle circoscrizioni di Maribor e Celje. Jelinčič è stato la vera sorpresa di queste elezioni. Istrione e provocatore di indiscusso talento retorico, questo ambiguo ultras nazionalista dall'oscuro passato che molti ricordano essere legato ai servizi segreti jugoslavi, e dai tratti tipici dell'estrema destra europea ma qua e la farciti di titoismo, anticlericalismo e venerazione della lotta partigiana, è l'unico che ha vivacizzato una campagna elettorale noiosa e costruita sulle velleità americaneggianti delle agenzie di marketing assoldate dai candidati favoriti.

Più che sui programmi e sulle idee l'elettore sloveno è stato informato, con un marketing di discutibile gusto, sugli affari di famiglia, il vestiario, le ricette preferite e gli hobby dei candidati. Non sorprende che l'affluenza alle urne sia stata relativamente bassa rispetto a quelle precedenti in Slovenia. Ha votato il 57 % degli aventi diritto. L'aspetto più inquietante però è che a votare per Zmago Jelinčič sono stati soprattutto i giovani tra cui hanno fatto breccia le sue parolacce anticroate e antiitaliane e la stigmatizzazione dei »cigani«, forma spregiativa per indicare i rom, dei cancellati ed il suo culto delle armi. Jelčinčič, oltre a fare leva sul nazionalismo e la xenofobia, sfrutta il sempre più diffuso malessere sociale e un accentuato antieuropeismo. Il suo successo è un serio allarme per le elezioni politiche in arrivo. Ora i voti di questo ultras fanno gola sia a Peterle che a Türk che - come ha lasciato già intendere - non disdegnerebbe l'appoggio dell'estremista Jelinčič.

In coda ai risultati si trovano il giovane candidato Darko Kranjc con circa il 2%, Elena Pečarič, una disabile quasi del tutto paralizzata costretta alla sedia a rotelle che ha sorpreso per la sua lucida forza di volontà e ha raccolto lo 0,9% dei voti, l'unica che nella campagna ha coerentemente contrastato il hate speach di Jelinčič proponendo discorsi di convivenza, buon vicinato, cooperazione e appoggio a qualsiasi le minoranza, e Monika Piberl un'anonima candidata in stile casereccio che ha raccimolato lo 0,4% dei voti.

La campagna per il secondo turno si annuncia politicamente più accesa e polarizzata, come vivaci saranno i ricorsi legali per le presunte irregolarità nel voto degli sloveni all'estero, che tradizionalmente favorisce la destra.


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