Dopo i disordini al Gay pride e le violenze a Genova, a Belgrado erano forti i timori per il match tra Stella rossa e Partizan. Dopo lunghe discussioni tra le istituzioni e la dirigenza delle due squadre, la partita si è giocata tra imponenti misure di sicurezza. Risultato: il derby più tranquillo degli ultimi anni

28/10/2010 -  Petra Tadić Belgrado

Sabato scorso (23 ottobre) a Belgrado è stato giocato l’“eterno derby” fra la Stella rossa e il Partizan. La partita è stata, come d’altra parte il campionato serbo nel suo complesso, noiosa e di bassa qualità. Il Partizan ha vinto con un risultato minimo (1-0) , e contrariamente ai timori della vigilia, l’atmosfera nello stadio era tutt’altro che surriscaldata. Gli inviati stranieri, venuti a Belgrado per scrivere un’altra storia di violenza, non hanno avuto granché da trasmettere alle redazioni. Il 139° derby belgradese è stato una delle partite più tranquille degli ultimi anni.

L’incontro, definito da molti commentatori come una grande sfida per la tenuta della sicurezza, si è concluso senza incidenti. Secondo informazioni non ufficiali, la partita è stata sorvegliata da circa 4000 poliziotti. Dalla curva nord, quella presidiata dai tifosi della Stella rossa, sono prevedibilmente piovuti insulti alla volta del portiere del Partizan Vladimir Stojković, ex estremo difensore della Stella rossa, già contestato durante gli scontri di Genova che hanno portato all’interruzione della sfida Italia-Serbia.

Durante l’incontro sono stati esplosi alcuni petardi, mentre i tifosi del Partizan hanno dato fuoco ad una torcia. Al termine della partita ci sono stati brevi tafferugli tra tifosi, ma senza feriti. 34 i fermi per disturbo dell’ordine pubblico. Sulle strade di Belgrado, però, nessun segno della riconoscibile “febbre da pallone”: la capitale serba viveva al ritmo di un sabato qualunque.

“Kako smo se nadali, dobro smo se udali “ (“Come speravamo, alla fine ci siamo sposati ”), è il detto popolare spesso usato in Serbia quando invece di un previsto orribile scenario, le cose si concludono per il meglio.

Per giorni si è polemizzato sul derby, politici ed esperti hanno paventato la possibilità di rimandare la partita. Il più duro e concreto nel chiedere che il derby venisse rimandato è stato Goran Ješić, sindaco di Inđija (Vojvodina) e membro del Consiglio di amministrazione dell’Unione calcistica di Serbia. Ješić non si è limitato a chiedere che la partita venisse rimandata, ma ha richiesto anche la sospensione del campionato in attesa che vengano adottate tutte le leggi atte ad impedire la violenza durante gli eventi sportivi.

Ancora una volta il sindaco di Belgrado Dragan Ðilas si è mostrato “poco felice”, e stavolta per il derby. Ðilas, dopo il Gay pride belgradese, aveva praticamente accusato i membri delle organizzazioni gay e lesbiche delle violenze sulle strade della capitale, sostenendo anche di aver detto in tempo che le cose avrebbero preso quella piega, e aggiungendo che il Gay pride non ha giovato a nessuno. Anche Ðilas ha chiesto di rinviare il derby, senza però fornire soluzioni concrete.

I rappresentanti dei ministeri, soprattutto quelli dell’Interno e della Giustizia, insieme al governo, hanno discusso per giorni se far svolgere la partita oppure no. Alla fine, è stato deciso che la partita si sarebbe giocata, ma con imponenti misure di sicurezza e con l’immediato accoglimento di alcune modifiche al Codice penale.

Il 22 ottobre, il giorno prima della partita, il parlamento serbo ha approvato alcune modifiche e integrazioni al Codice penale, a favore delle quali hanno votato 130 deputati della maggioranza di governo e il Partito liberaldemocratico (LDP). Le modifiche accolte prevedono che dopo l’arresto il fermo di polizia possa durare per tutto il tempo delle indagini, ma non oltre 8 giorni, eccetto che in caso di gravi reati penali con estremi di violenza (per i quali è prevista la pena di oltre cinque anni) nel qual caso l’arresto può essere prolungato fino a 30 giorni.

I deputati della maggioranza hanno ritenuto che gli emendamenti al Codice penale siano uno strumento sufficiente per impedire ulteriori violenze durante gli avvenimenti sportivi. Per via della loro importanza, le modifiche al Codice sono entrate subito in vigore.

Oltre alle modifiche al codice, va detto che il derby di Belgrado è stato programmato come un avvenimento ad alto rischio di sicurezza e che alla sua organizzazione hanno preso parte le squadre, l’Unione calcistica di Serbia e le istituzioni dello stato. I rappresentanti di Partizan e Stella Rossa hanno tenuto una conferenza stampa comune con cui hanno invitato i tifosi ad un atteggiamento corretto e sportivo.

I rappresentanti delle squadre si sono poi incontrati con le tifoserie per mettersi d’accordo sull’atteggiamento dei tifosi. Allo stadio c’era la presenza di un procuratore e 40 videocamere del ministero degli Interni che registravano la partita. I cancelli dello stadio erano stati chiusi il giorno prima dell’incontro, quando i rappresentanti della polizia hanno dettagliatamente controllato le tribune confiscando torce e altri materiali pirotecnici.

È la prima volta in molti anni che il derby di Belgrado viene programmato in questo modo. È sempre stato un segreto di pulcinella il fatto che i tifosi, il giorno prima della partita, portassero dentro lo stadio strumenti di vario genere, in buona parte illegali, da usare durante il match. E’ evidente che, per impedire che materiale pirotecnico entrasse nello stadio non serviva una nuova legge, ma soltanto un po’ di volontà politica.

La polizia, stavolta, ha deciso di controllare più seriamente i preparativi del derby. In accordo con le squadre, è stato diminuito il numero dei biglietti disponibili, così al posto dei possibili 40mila ne sono stati messi in vendita poco più di 20mila. I cancelli dello stadio della Stella rossa sono stati aperti alle 10 e la partita è iniziata insolitamente presto, alle 13. Ogni tifoso è passato attraverso un dettagliato controllo della polizia. Alla frontiera non sono stati fatti passare i pullman con i tifosi provenienti dalla Republika srpska e dal Montenegro, e il treno con i tifosi del Montenegro è stato spedito indietro dopo che i tifosi delle due squadre hanno demolito un vagone.  

Al termine dell’incontro, un cordone della polizia ha diviso i tifosi delle due squadre che si sono allontanati in direzioni opposte, evitando in questo modo eventuali scontri. Un elicottero ha sorvolato lo stadio un’ora prima dell’inizio della partita.

Il ministro degli Interni, Ivica Dačić, si è detto “molto soddisfatto per l’assenza di incidenti durante il derby”, e ha aggiunto che se la partita fosse stata rimandata sarebbe stata “una capitolazione dello Stato davanti agli hooligan e ai violenti”. Dačić ha ringraziato le dirigenze delle due squadre, l’Unione calcistica di Serbia, gli organi statali e i tifosi, per “l’eccellente collaborazione con la quale si è dimostrato che è possibile assumersi la responsabilità e organizzare avvenimenti sportivi di questa portata senza che vi siano incidenti”.

Dačić non ha mancato di ringraziare i membri della polizia per l’ennesima dimostrazione di professionalità. Mentre alla Radio televisione serba ha detto: “Sono felice che abbiamo deluso le aspettative delle numerose testate internazionali giunte a Belgrado per dare di nuovo notizia di problemi e disordini a Belgrado”.

Per il ministro dello Sport e della Gioventù, Snežana Samardžić Marković, il derby ha rappresentato la vittoria dello sport contro la violenza. In un’intervista all’emittente B92, la Marković ha ribadito che “i tifosi, i giocatori, le istituzioni dello Stato ed anche le squadre hanno dimostrato senza ambiguità di aver optato per lo sport ed hanno inviato al mondo un’immagine positiva della Serbia”.


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