Torneo di scacchi presso il Palazzo Cotroceni

Torneo di scacchi presso il Palazzo Cotroceni 

Il 29 luglio si gioca una partita cruciale per la Romania. Nel bel mezzo delle vacanze estive si terrà un referendum popolare, che potrebbe portare alla destituzione del presidente Traian Băsescu, al momento sospeso dalla propria carica dopo un voto in parlamento. Un referendum che, oltre alla sorte del capo dello Stato, influenzerà il futuro della Romania e la sua immagine all’estero

10/07/2012 -  Daniela Mogavero

La decisione del parlamento di Bucarest, guidato dall'attuale maggioranza di centro-sinistra del premier Victor Ponta, di sospendere il presidente della Repubblica, il conservatore Traian Băsescu, e di convocare un referendum popolare il prossimo 29 luglio per decretarne il possibile impeachment, ha destato notevoli preoccupazioni in tutta l’Unione europea, tanto che il Consiglio d’Europa ha istituito una commissione per valutare la procedura. Sebbene Băsescu negli ultimi anni abbia registrato un brusco calo di popolarità, legato alle misure di austerità promosse attraverso l’ex governo di centro-destra, potrebbe però con uno dei suoi famosi colpi di coda sbugiardare l’esecutivo di Victor Ponta che ha dato avvio alla procedura di impeachment la settimana scorsa. Proprio per evitare sorprese, il governo ha proceduto anche a modificare le regole sul quorum del referendum: ora non è più necessario che il 50% più uno degli aventi diritto si rechino alle urne perché il risultato della consultazione sia dichiarato valido.

Le preoccupazioni delle diplomazie

“Si tratta di un referendum popolare, il fatto che sarà il popolo a decidere è comunque garanzia di democraticità e dello stato di diritto", ha spiegato l’Ambasciatore d'Italia a Bucarest Mario Cospito, interpellato sul tema. "E' ovvio che la rapidità con cui si è avuta questa evoluzione verso la sospensione del capo dello Stato ha suscitato forte preoccupazione in varie capitali, compresa la nostra: non vi è dubbio che è in atto un conflitto istituzionale molto forte e come sempre conflitti di questo tipo non depongono a favore della stabilità di un Paese, e parlo anche di stabilità economica. Ci sono già effetti abbastanza significativi sia sulla moneta nazionale, il leu, che ha perso alcuni punti rispetto all'euro, sia sulla fiducia che i mercati hanno della Romania. Un aspetto, quello economico, che a noi italiani interessa in particolar modo, vista la grande presenza della nostra impresa e dei nostri capitali”.

Il nuovo esame per Traian Băsescu

Băsescu, che sabato e domenica ha ordinato i suoi effetti personali a Palazzo Cotroceni, sede della presidenza, e ha partecipato alla messa domenicale senza sconvolgere la sua routine (raccontano dal suo entourage), non è nuovo a esami di questa portata: già nel 2007 è sopravvissuto ad un tentativo di impeachment ed è stato rieletto a sorpresa nelle successive presidenziali. Carismatico e per nulla incline alla conciliazione, Băsescu non ha vestito i panni del presidente distaccato dalla vita politica, ma nel bene e nel male ha svolto un ruolo centrale nella Romania moderna.

Per questo, dicono in molti, potrebbe fare tesoro della sua immagine di ex capitano di marina, cocciuto e deciso, nelle prossime tre settimane di campagna referendaria. Campagna che, già a poche ore dal voto del Parlamento con cui è stato deciso l’impeachment, ha preso il via. Quella del 29 luglio, però, è con tutta probabilità la battaglia più dura della vita politica di Băsescu, che deve fare i conti con un sensibile calo di consensi: “Non aveva mai affrontato una tale ondata di odio”, ha confermato Florin Negrutiu, direttore del quotidiano online Gândul, facendo riferimento alle misure draconiane che il capo dello Stato ha promosso, e che gli sono valse le ire della popolazione. Per questo motivo il Pdl, il partito legato al presidente, ha affilato le armi puntando ad una forte polarizzazione del voto: o con Băsescu o contro la democrazia. Questo in poche parole il messaggio lanciato dal partito di centro-destra, il cui motto è “L’estate si veste di bianco”, un invito a tutti i sostenitori del capo dello Stato a indossare abiti bianchi per manifestare il proprio sostegno.

Dissotterrata l’ascia di guerra, lo stesso Băsescu ha aperto le ostilità facendo intuire che la sua destituzione sarebbe legata soprattutto alle vicende giudiziarie che hanno visto la condanna dell’ex premier Adrian Nastase, per cui l’Unione di sinistra vorrebbe la grazia. "La giustizia ha iniziato a fare il suo corso – ha detto sibillino Băsescu – questa cosa spaventa molti, molti autori di reati, sia in politica che al di fuori, ma con buoni collegamenti con il mondo politico". "Verso il referendum con la verità e la Costituzione”, è il messaggio lanciato su Twitter dal presidente.

Victor Ponta e la contesa tra i poteri dello stato

Dal canto suo il premier Ponta, dopo il voto di venerdì sull’impeachment, ha parlato di “vittoria” della democrazia. Adesso, ha detto il primo ministro dell’Usl, non ci saranno ostacoli alle leggi che verranno deliberate dal governo e dal Parlamento. È proprio questo il punto più importante della contesa tra i poteri dello stato: il presidente Băsescu e la Corte costituzionale, che secondo l’Usl è fortemente influenzata dal presidente, hanno tentato di bloccare l’operato dell’esecutivo che, a maggio, ha preso il posto del governo di centrodestra guidato da Emil Boc.

Le reazioni internazionali

La sospensione di Băsescu, però, ha avuto forti echi non solo sul territorio romeno ma anche nel resto d’Europa. Bruxelles, seguita da Berlino e dagli Stati Uniti, ha dichiarato la propria preoccupazione per “gli attuali sviluppi in Romania, specialmente delle azioni che sembrano voler ridurre gli effettivi poteri delle istituzioni indipendenti come la Corte costituzionale. Lo stato di diritto, i pesi e contrappesi democratici e l'indipendenza del sistema giudiziario sono i punti di riferimento della democrazia europea e sono indispensabili per la fiducia reciproca nell'Ue. La strategia del governo e l'azione politica devono rispettare questi principi e valori".

Timori che Ponta e il suo partito hanno cercato di disinnescare: "Voglio esprime in maniera assolutamente chiara la posizione del governo rispetto alle inquietudini legittime dei nostri partner europei e internazionali in questo periodo di crisi politica. La Romania", ha dichiarato il premier "resterà un Paese stabile dove lo stato di diritto, la Costituzione, le norme europee e internazionali sono rispettate". E sul danno d’immagine che la Romania sta subendo all’estero alla luce dello scontro Băsescu-governo si è espresso anche il presidente del Senato (nominato alla vigilia del voto sulla destituzione con un colpo di coda della maggioranza) e futuro presidente ad interim Crin Antonescu: il danno è "frutto della propaganda irresponsabile e della disinformazione promossa da alcuni politici”, ha detto.

Sul fatto che la “democrazia sia in pericolo” non ha dubbi, però, il direttore di Evenimentul Zilei Vlad Macovei che, commentando il voto, ci ha detto: “La cosa più preoccupante non è la decisione di sospendere Băsescu, ma tutta la serie di azioni che hanno reso possibile questo atto finale [la sostituzione di presidenti di Camera e Senato, dell’Ombudsman e del potere consultivo della Corte costituzionale, ndr]. Ritengo che questo scontro in atto danneggerà l’immagine e la credibilità della Romania nell’UE. È un’ingerenza atroce del Parlamento nel settore giudiziario”, ha concluso.

Non resta che aspettare il 29 luglio e vedere se le assolate giornate estive saranno ancora più calde per la Romania e i rumeni.


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