Il simbolo dell'UDMR

In Romania un movimento dei Secui, sino ad ora considerati gruppo all'interno della minoranza ungherese, mettono in crisi la rappresentanza parlamentare di quest'ultima. Nell'anno delle elezioni politiche.

05/02/2004 -  Mihaela Iordache Bucarest

Le sensibilità etniche nei Balcani hanno trasformato la regione nell'area più instabile dell'Europa. In un contesto territoriale che è stato, anche nell'immediato passato, caratterizzato da profondi conflitti la Romania si è guadagnata lo status di "modello" per come sono rispettati i diritti delle minoranze.
Con 17 minoranze nazionali, tutte rappresentate nel Parlamento di Bucarest, il Paese dei Carpazi ha puntato chiaramente verso un modello di convivenza delle differenze. Dopo la caduta del regime comunista nell'89, alle minoranze nazionali vennero riconosciuti diritti sino ad allora non tutelati. Tra questi, dove le minoranze etniche costituiscono maggioranza a livello locale, l'uso della lingua materna nell'istruzione pubblica, la giustizia e l'amministrazione ed iscrizioni bilingue. A volte si triplica addirittura. In molte città della Transilvania i nomi delle strade, delle località o delle istituzioni vengono scritti in ungherese, tedesco e romeno.
I magiari costituiscono la più numerosa tra le minoranze. Rappresentano il 6,6% dei 22 milioni di abitanti della Romania. L'UDMR (l'Unione Democratica dei Magiari della Romania) rappresenta la minoranza ungherese in Parlamento con 12 senatori e 27 deputati e attualmente è alleata del maggior partito al governo, il Partito della Democrazia Sociale (PDS). L'UDMR, negli anni scorsi, ha ricoperto incarichi ministeriali anche in una coalizione di destra che ha guidato la Romania tra il 1996 e il 2000.
L'Unione Democratica dei Magiari della Romania nel panorama politico romeno è sempre stata una realtà stabile, potendo contare su un elettorato compatto. Proprio nell'anno delle elezioni politiche rischia di non essere più così. Alla fine dell'anno scorso, per iniziativa di circa trecento radicali ungheresi, si è costituita un movimento denominato Consiglio Nazionale dei Secui diretto dal pastore riformato Laszlo Tokes. Lo stesso che ebbe un ruolo importante nello scoppio a Timisoara della rivoluzione che portò alla fine del regime comunista.
L'ultima richiesta del Consiglio di Laszlo Tokes è stata la richiesta dell'autonomia del Paese dei Secui (territorio della Transilvania Orientale). I Secui, chiamati in ungherese "szekely", sono una comunità di lingua ungherese insediatasi nella Transilvania Orientale intorno all'anno 800 e che fa risalire agli Unni la propria origine. La gran parte degli ungheresi discende invece dagli Ungari, di cui i Magiari costituivano la principale tribù. I Secui non si considerano magiari. Sono maggioritari in tre città della Transilvania: Covasna, Harghita e Mures e per difendere i loro diritti chiedono un loro parlamento, un governo e una polizia; in pratica, un'autonomia su basi etniche.
Il Consiglio Nazionale dei Secui gode dell'appoggio in Ungheria del partito di opposizione, FIDESZ. Viktor Orban, leader del FIDESZ, ha dichiarato di recente che "è il momento propizio per garantire autonomia alla Transilvania", aggiungendo poi che "l'Unione Europea è un'organizzazione di Stati ma anche di comunità." Orban ha portato l'esempio della comunità svedese in Finlandia.
Le rivendicazioni del Consiglio Nazionale dei Secui si sono concretizzate in un disegno di legge che dovrebbe essere presentato presto al Parlamento di Bucarest. Ma per portare tale richieste nei fori nazionali o europei i radicali ungheresi della Romania hanno bisogno di una legittimità a rappresentare gli interessi degli ungheresi della Romania, legittimità che ancora non hanno. Laszlo Tokes ha provato ad avvicinarsi all'UDMR, l'unica formazione che viene riconosciuta come partner per il dialogo non solo dalle autorità romene ma anche da Budapest, che ha preso subito le distanze dal Consiglio Nazionale dei Secui. Ma l'Unione Democratica dei Magiari della Romania (UDMR), ed il suo leader, il deputato Marko Bela, hanno rifiutato il proprio appoggio al Consiglio.

Il rifiuto dell'UDMR di appoggiare le rivendicazioni di autonomia dei Secui, ha fatto infuriare Laszlo Tokes che ha minacciato che i Secui non voteranno più per l'UDMR. Prospettiva preoccupante per l'UDMR, tanto più in un anno di elezioni.
Le pretese del Consiglio Nazionale dei Secui hanno subito avuto ampio eco a Bucarest, dove alcuni dei partiti politici rappresentati in Parlamento hanno chiesto al Consiglio Supremo per la Difesa del Paese di pronunciarsi sull'argomento. Quest'ultimo ha dichiarato incostituzionale, contrario allo spirito europeo e ai principi democratici il progetto di autonomia dei Secui.
"Perché" ha sottolineato il Presidente della Romania, Ion Iliescu "una cosa è il rispetto dei diritti delle minoranze, così come sancito dalla Costituzione che dà ampi spazi ad eventuali autonomie territoriali, un'altra è l'autonomia che segua criteri esclusivamente etnici". Il Presidente romeno ha inoltre sottolineato come "in nessun altro Paese europeo una minoranza è così ben rappresentata come quella ungherese in Romania" aggiungendo poi che "il Paese viene percepito anche all'estero come un modello per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle minoranze nazionali". "Però" ha aggiunto il presidente Iliescu "se i rappresentanti dei Secui vogliono inviare al Parlamento il loro disegno sull'autonomia, sono liberi di farlo perché è un loro diritto".
La presa di posizione del Consiglio Supremo per la Difesa non ha però bloccato l'azione dei rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Secui. Il progetto di autonomia per la Transivania verrà presentato in Parlamento dai parlamentari di etnia ungherese che si considerano Secui, a suo tempo eletti nelle liste dell'Unione Democratica dei Magiari.
Sebbene non siano d'accordo con il progetto dei Secui, la maggioranza dei parlamentari dell'Unione dei Magiari della Romania considera che il Consiglio Supremo per la Difesa del Paese non avrebbe dovuto discutere quest'argomento. Allo stesso tempo i rappresentanti dell'UDMR hanno aggiunto che il Consiglio Nazionale dei Secui avrebbe fatto bene a non presentare un tale progetto in un anno di elezioni. In replica, il presidente del Consiglio Nazionale dei Secui, ha tenuto a precisare che "il progetto di legge non danneggia l'integrità territoriale della Romania e la sua sovranità nazionale".
Non della stessa opinione sono i rappresentati del partito al governo, il PSD (Partito Social Democratico), secondo i quali le azioni del Consiglio dei Secui rischiano di creare tensioni interetniche che mettono in pericolo l'integrità territoriale dello stato romeno.


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