Armenia

La più piccola delle tre repubbliche caucasiche, l'Armenia odierna è l'erede del più antico stato cristiano del mondo e di una lunga serie di altre entità statali indipendenti e semi indipendenti che si sono susseguite negli ultimi 1500 anni. Oggi l'Armenia è uno stato fortemente condizionato dalle fredde relazioni con la maggior parte dei suoi vicini. Nonostante la secolare alleanza con la Russia, che ha sempre visto nel popolo cristiano armeno un naturale alleato nella conquista e amministrazione dell'area caucasica, a partire dall'indipendenza del 1991 lo stato armeno ha gravemente sofferto per l'embargo applicatogli da Azerbaigian e Turchia in risposta all'occupazione armena della regione del Nagorno-Karabakh. Le relazioni con Ankara sono poi ulteriormente complicate dal rifiuto delle autorità turche di riconoscere il genocidio della popolazione armena perpetrato dagli Ottomani fra la fine del XIX secolo e il 1915-1920. Nemmeno i rapporti con la vicina Georgia possono dirsi idilliaci, anche a causa della consistente minoranza armena nella regione georgiana dello Javakheti, della cui tutela Jerevan si è spesso fatta carico. Di fatto, l'unico partner commerciale di rilievo nella regione caucasica resta dunque, assieme alla Russia, l'Iran, da cui Jerevan importa principalmente gas e prodotti petroliferi. Questo isolamento regionale ha spinto la società e la diplomazia armene a cercare appoggi internazionali tramite la vastissima rete di Armeni emigrati in varie regioni del mondo. Non è eccessivo dire che la diaspora armena in generale, e quella residente negli Stati Uniti in particolare, abbiano spesso giocato un ruolo di primo piano nello gestioni delle relazioni esterne di questo paese, come il caso del Nagorno-Karabakh e dell'iniziale appoggio di Washington alla parte armena in questo conflitto hanno dimostrato.

Capitale: Yerevan
Popolazione: 2.982.984 (2005)
Superficie: 29.800 kmq
Moneta: Dram

Forma di stato: Repubblica presidenziale
Presidente attuale: Serzh Sargsyan
Membro delle seguenti organizzazioni internazionali: BERS, BIRS, CSI FAO, FMI, GUAM, IAEA, Interpol, OMC (osservatore), OML, OMS, OSCE, UN, UNCTAD, UNESCO, UNIDO.
Speranza di vita alla nascita: 71.5 anni
Gruppi etnici: Armeni (93.3%), Azeri (2.6%), Curdi (1.7%), Russi (1.6%)
Gruppi religiosi: Armeni apostolici 94.7%, altri cristiani 4%
Lingue: armeno (ufficiale), curdo, russo

Prodotto interno lordo (a parità di potere d'acquisto): $ 15.27 miliardi
Prodotto interno lordo pro capite (a parità di potere d'acquisto): $ 5.100
Tasso di crescita del PIL: 8% (stima per il 2005)
Tasso d'inflazione: 2.4% (2005)

Cenni storici

Periodo sovietico e presovietico

Le origini dello stato armeno risalgono al X secolo a.C., quando l'Armenia fu riunita per la prima volta sotto il regno di Urartu, emancipandosi dal dominio assiro. Nei secoli seguenti, la regione armena fu interessata da lunghi periodi di dominazione (prima romana, poi araba ed infine selgiuchide persiana e turca) e da brevi periodi d'indipendenza di fatto dalle potenze regionali.

Negli ultimi due secoli, il popolo armeno fu sottoposto al dominio russo (la Russia zarista occupò la parte orientale della regione armena all'inizio del XIX secolo) e quello turco-ottomano. Ma mentre la parte della popolazione armena soggetta a Mosca poté godere d una situazione relativamente privilegiata, essendo spesso utilizzata dalle autorità russe in funzione anti-turca ( e quindi anche anti-azera), gli Armeni governati da Istanbul subirono una sorte meno fortunata, essendo stati massacrati fra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento prima dalle autorità ottomane e poi dai Giovani Turchi saliti al potere negli ultimi anni di esistenza dell'Impero Ottomano. Oltre a ridurre la popolazione armena residente in Turchia a poche migliaia di unità e a spostare definitivamente il baricentro del futuro stato armeno nella parte est dell'Armenia storica, il massacro di massa della popolazione armena ha finito col condizionarne la stessa identità nazionale e di conseguenza anche le relazioni odierne con i vicini Azeri e Turchi.

L'Armenia dovette in seguito subire l'ennesima frustrazione nazionale, quando vide svanire i propri sogni d'indipendenza prima per mano dei Turchi, che fra il 1920 e il 1922 rioccuparono gran parte dei territori occidentali attribuiti all'Armenia dalle potenze alleate alla fine della prima guerra mondiale, poi per mano russo-sovietica, quando la neo proclamata repubblica venne occupata dall'Armata Rossa e inglobata nella Repubblica Transcaucasica assieme a Georgia e Azerbaigian. Ulteriori fonti di scontento giunsero dalla decisione di Mosca di assegnare i territori contesi di Nakhicevan e del Nagorno Karabakh all'Azerbaigian, pur garantendo uno status di autonomia regionale agli Armeni del Karabakh.

Tuttavia durante il periodo sovietico, l'atteggiamento delle autorità sovietiche nei confronti dei crescenti contrasti fra Azeri e Armeni, tese a favorire questi ultimi che venivano considerati un elemento ben più affidabile nell'azione di contenimento della crescente potenza turca. Fu così che gli Armeni, popolo già distintosi nei secoli precedenti per le eccezionali doti artigianali e della lavorazione di pietre preziose, assunsero gradualmente una posizione privilegiata anche all'interno dell'amministrazione sovietica, concentrando la loro presenza nei principali centri urbani della regione caucasica.
L'indipendenza e l'esplodere del conflitto nel Nagorno-Karabakh
Con il graduale allentarsi del controllo sovietico nell'area caucasica durante gli anni `80 nel contesto di una più generalizzata crisi del regime comunista, le latenti tensioni dell'area caucasica trovarono nuove e più frequenti valvole di sfogo. Proprio a partire dal 1988 la contrapposizione che opponeva le autorità di Baku a quelle del Karabakh, sempre più apertamente sostenute da Jerevan, raggiunsero un punto critico, mettendo in serie difficoltà le capacità del Cremino di mediare fra le parti e mantenere l'ordine interno. Nel frattempo, gli elementi politici autoctoni del Karabakh aumentavano la loro influenza nella politica armena, fino a diventarne, a metà anni '90 un fattore determinante nella definizione delle politiche di Jerevan. Non a caso, nelle prime elezioni multipartitiche armene del 1990 il Movimento Nazionale Armeno, che faceva della difesa del enclave armena il proprio cavallo di battaglia, divenne il primo partito del paese, spianando la strada all'elezione del leader del movimento, Levon Ter-Petrosyan, a primo presidente dell'Armenia indipendente.

Nel frattempo la crisi nel Karabakh era giunta all'aperto conflitto armato e le truppe della regione separatista, armate e sostenute direttamente dai circoli militari di Jerevan, avevano iniziato un'offensiva di larga scala che avrebbe portato alla conquista non solo della regione autonoma del Karabakh, ma anche dei territori azeri che la separavano dall'Armenia stessa. Al momento della firma del cessate il fuoco nel maggio del 1994, l'Azerbaigian aveva perso più del 16% del suo territorio mentre oltre 600.000 azeri erano stati espulsi dai territori occupati.

Tuttavia, se in un primo tempo l'offensiva armena era stata di fatto accettata da gran parte della comunità occidentale e, in particolare, dagli Stati Uniti, la scala della campagna militare e la metodica espulsione della popolazione azera dai territori occupati portarono gradualmente ad un indebolimento del sostegno esterno alla causa armena.
La presidenza Kocharin e il crescente isolamento internazionale
A partire dal 1994, il territorio del Nagorno Karabakh venne di fatto unificato amministrativamente all'Armenia, dove i circoli politici della repubblica separatista godevano di un'influenza crescente. Tuttavia, il mancato riconoscimento internazionale del Karabakh da parte della comunità internazionale e la crescente popolarità della causa azera anche alla luce dell'incipiente corsa all'oro nero del Caspio, portarono le autorità di Jerevan a prendere in considerazione una soluzione diplomatica della crisi.

L'autorevolezza e il radicalismo dell'élite di Stepankert (1) nel panorama politico armeno costrinsero però ben presto il presidente Petrosyan a dimettersi, sotto il fuoco delle accuse di tradimento della causa del Karabakh. Nel 1998, in seguito a movimenti di piazza, Petrosyan cedette il posto al nuovo astro nascente della politica armena, Robert Kocharyan, già leader della repubblica separatista del Karabakh. Kocharyan, che avrebbe rinnovato il suo mandato per altri cinque anni nel 2003, assunse in un primo momento un atteggiamento oltranzista nelle sporadiche occasioni di negoziato con Baku.

Tuttavia, tanto la stabilizzazione interna dell'Azerbaigian, che le pressioni esterne dell'Occidente, hanno costretto ben presto il nuovo presidente armeno a riprendere in considerazione l'ipotesi del negoziato con l'Azerbaigian. Nonostante i ripetuti sforzi dell'OSCE, i negoziati non hanno però ancora raggiunto risultati tangibili, anche a causa della posizione oltranzista di Stepankert, che spesso si è dimostrata essere attore indipendente fuori dal controllo di Jerevan. A partire dal 2003, i ripetuti incontri bilaterali fra Kocharyan e Aliyev sembrano comunque lasciare la porta aperta all'instaurarsi di un dialogo costruttivo fra i due stati.

Nonostante la questione del Nagorno Karabakh resti indubbiamente il primo elemento dell'agenda politica di Jerevan, l'Armenia ha dovuto far fronte, negli ultimi dieci anni, ad altre importanti sfide. La consolidata ripresa economica del paese non ha permesso di invertire la fuga di cervelli e di manodopera dal paese, la cui popolazione continua a diminuire a ritmi sostenuti. Inoltre, l'isolamento commerciale, a cui l'Armenia è sottoposta, l'ha resa particolarmente dipendente, specie nel settore energetico, dalla Russia che fornisce da sola più di due terzi del gas consumato dal paese. Questa situazione non pare sufficientemente migliorata dalla riattivazione dell'obsoleta centrale nucleare di Metsamor, nonostante le forti pressioni internazionali. Allo scopo di porre fine alla continua carenza di energia elettrica del paese, la centrale, attualmente posseduta e gestita da una compagnia russa, è stata riaperta nel 1995.

Note:
1. Capitale amministrativa del Nagorno Karabakh.

08/01/2007 -  Anonymous User

Armenia

La più piccola delle tre repubbliche caucasiche, l'Armenia odierna è l'erede del più antico stato cristiano del mondo e di una lunga serie di altre entità statali indipendenti e semi indipendenti che si sono susseguite negli ultimi 1500 anni. Oggi l'Armenia è uno stato fortemente condizionato dalle fredde relazioni con la maggior parte dei suoi vicini. Nonostante la secolare alleanza con la Russia, che ha sempre visto nel popolo cristiano armeno un naturale alleato nella conquista e amministrazione dell'area caucasica, a partire dall'indipendenza del 1991 lo stato armeno ha gravemente sofferto per l'embargo applicatogli da Azerbaigian e Turchia in risposta all'occupazione armena della regione del Nagorno-Karabakh. Le relazioni con Ankara sono poi ulteriormente complicate dal rifiuto delle autorità turche di riconoscere il genocidio della popolazione armena perpetrato dagli Ottomani fra la fine del XIX secolo e il 1915-1920. Nemmeno i rapporti con la vicina Georgia possono dirsi idilliaci, anche a causa della consistente minoranza armena nella regione georgiana dello Javakheti, della cui tutela Jerevan si è spesso fatta carico. Di fatto, l'unico partner commerciale di rilievo nella regione caucasica resta dunque, assieme alla Russia, l'Iran, da cui Jerevan importa principalmente gas e prodotti petroliferi. Questo isolamento regionale ha spinto la società e la diplomazia armene a cercare appoggi internazionali tramite la vastissima rete di Armeni emigrati in varie regioni del mondo. Non è eccessivo dire che la diaspora armena in generale, e quella residente negli Stati Uniti in particolare, abbiano spesso giocato un ruolo di primo piano nello gestioni delle relazioni esterne di questo paese, come il caso del Nagorno-Karabakh e dell'iniziale appoggio di Washington alla parte armena in questo conflitto hanno dimostrato.

Capitale: Yerevan
Popolazione: 2.982.984 (2005)
Superficie: 29.800 kmq
Moneta: Dram

Forma di stato: Repubblica presidenziale
Presidente attuale: Serzh Sargsyan
Membro delle seguenti organizzazioni internazionali: BERS, BIRS, CSI FAO, FMI, GUAM, IAEA, Interpol, OMC (osservatore), OML, OMS, OSCE, UN, UNCTAD, UNESCO, UNIDO.
Speranza di vita alla nascita: 71.5 anni
Gruppi etnici: Armeni (93.3%), Azeri (2.6%), Curdi (1.7%), Russi (1.6%)
Gruppi religiosi: Armeni apostolici 94.7%, altri cristiani 4%
Lingue: armeno (ufficiale), curdo, russo

Prodotto interno lordo (a parità di potere d'acquisto): $ 15.27 miliardi
Prodotto interno lordo pro capite (a parità di potere d'acquisto): $ 5.100
Tasso di crescita del PIL: 8% (stima per il 2005)
Tasso d'inflazione: 2.4% (2005)

Cenni storici

Periodo sovietico e presovietico

Le origini dello stato armeno risalgono al X secolo a.C., quando l'Armenia fu riunita per la prima volta sotto il regno di Urartu, emancipandosi dal dominio assiro. Nei secoli seguenti, la regione armena fu interessata da lunghi periodi di dominazione (prima romana, poi araba ed infine selgiuchide persiana e turca) e da brevi periodi d'indipendenza di fatto dalle potenze regionali.

Negli ultimi due secoli, il popolo armeno fu sottoposto al dominio russo (la Russia zarista occupò la parte orientale della regione armena all'inizio del XIX secolo) e quello turco-ottomano. Ma mentre la parte della popolazione armena soggetta a Mosca poté godere d una situazione relativamente privilegiata, essendo spesso utilizzata dalle autorità russe in funzione anti-turca ( e quindi anche anti-azera), gli Armeni governati da Istanbul subirono una sorte meno fortunata, essendo stati massacrati fra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento prima dalle autorità ottomane e poi dai Giovani Turchi saliti al potere negli ultimi anni di esistenza dell'Impero Ottomano. Oltre a ridurre la popolazione armena residente in Turchia a poche migliaia di unità e a spostare definitivamente il baricentro del futuro stato armeno nella parte est dell'Armenia storica, il massacro di massa della popolazione armena ha finito col condizionarne la stessa identità nazionale e di conseguenza anche le relazioni odierne con i vicini Azeri e Turchi.

L'Armenia dovette in seguito subire l'ennesima frustrazione nazionale, quando vide svanire i propri sogni d'indipendenza prima per mano dei Turchi, che fra il 1920 e il 1922 rioccuparono gran parte dei territori occidentali attribuiti all'Armenia dalle potenze alleate alla fine della prima guerra mondiale, poi per mano russo-sovietica, quando la neo proclamata repubblica venne occupata dall'Armata Rossa e inglobata nella Repubblica Transcaucasica assieme a Georgia e Azerbaigian. Ulteriori fonti di scontento giunsero dalla decisione di Mosca di assegnare i territori contesi di Nakhicevan e del Nagorno Karabakh all'Azerbaigian, pur garantendo uno status di autonomia regionale agli Armeni del Karabakh.

Tuttavia durante il periodo sovietico, l'atteggiamento delle autorità sovietiche nei confronti dei crescenti contrasti fra Azeri e Armeni, tese a favorire questi ultimi che venivano considerati un elemento ben più affidabile nell'azione di contenimento della crescente potenza turca. Fu così che gli Armeni, popolo già distintosi nei secoli precedenti per le eccezionali doti artigianali e della lavorazione di pietre preziose, assunsero gradualmente una posizione privilegiata anche all'interno dell'amministrazione sovietica, concentrando la loro presenza nei principali centri urbani della regione caucasica.
L'indipendenza e l'esplodere del conflitto nel Nagorno-Karabakh
Con il graduale allentarsi del controllo sovietico nell'area caucasica durante gli anni `80 nel contesto di una più generalizzata crisi del regime comunista, le latenti tensioni dell'area caucasica trovarono nuove e più frequenti valvole di sfogo. Proprio a partire dal 1988 la contrapposizione che opponeva le autorità di Baku a quelle del Karabakh, sempre più apertamente sostenute da Jerevan, raggiunsero un punto critico, mettendo in serie difficoltà le capacità del Cremino di mediare fra le parti e mantenere l'ordine interno. Nel frattempo, gli elementi politici autoctoni del Karabakh aumentavano la loro influenza nella politica armena, fino a diventarne, a metà anni '90 un fattore determinante nella definizione delle politiche di Jerevan. Non a caso, nelle prime elezioni multipartitiche armene del 1990 il Movimento Nazionale Armeno, che faceva della difesa del enclave armena il proprio cavallo di battaglia, divenne il primo partito del paese, spianando la strada all'elezione del leader del movimento, Levon Ter-Petrosyan, a primo presidente dell'Armenia indipendente.

Nel frattempo la crisi nel Karabakh era giunta all'aperto conflitto armato e le truppe della regione separatista, armate e sostenute direttamente dai circoli militari di Jerevan, avevano iniziato un'offensiva di larga scala che avrebbe portato alla conquista non solo della regione autonoma del Karabakh, ma anche dei territori azeri che la separavano dall'Armenia stessa. Al momento della firma del cessate il fuoco nel maggio del 1994, l'Azerbaigian aveva perso più del 16% del suo territorio mentre oltre 600.000 azeri erano stati espulsi dai territori occupati.

Tuttavia, se in un primo tempo l'offensiva armena era stata di fatto accettata da gran parte della comunità occidentale e, in particolare, dagli Stati Uniti, la scala della campagna militare e la metodica espulsione della popolazione azera dai territori occupati portarono gradualmente ad un indebolimento del sostegno esterno alla causa armena.
La presidenza Kocharin e il crescente isolamento internazionale
A partire dal 1994, il territorio del Nagorno Karabakh venne di fatto unificato amministrativamente all'Armenia, dove i circoli politici della repubblica separatista godevano di un'influenza crescente. Tuttavia, il mancato riconoscimento internazionale del Karabakh da parte della comunità internazionale e la crescente popolarità della causa azera anche alla luce dell'incipiente corsa all'oro nero del Caspio, portarono le autorità di Jerevan a prendere in considerazione una soluzione diplomatica della crisi.

L'autorevolezza e il radicalismo dell'élite di Stepankert (1) nel panorama politico armeno costrinsero però ben presto il presidente Petrosyan a dimettersi, sotto il fuoco delle accuse di tradimento della causa del Karabakh. Nel 1998, in seguito a movimenti di piazza, Petrosyan cedette il posto al nuovo astro nascente della politica armena, Robert Kocharyan, già leader della repubblica separatista del Karabakh. Kocharyan, che avrebbe rinnovato il suo mandato per altri cinque anni nel 2003, assunse in un primo momento un atteggiamento oltranzista nelle sporadiche occasioni di negoziato con Baku.

Tuttavia, tanto la stabilizzazione interna dell'Azerbaigian, che le pressioni esterne dell'Occidente, hanno costretto ben presto il nuovo presidente armeno a riprendere in considerazione l'ipotesi del negoziato con l'Azerbaigian. Nonostante i ripetuti sforzi dell'OSCE, i negoziati non hanno però ancora raggiunto risultati tangibili, anche a causa della posizione oltranzista di Stepankert, che spesso si è dimostrata essere attore indipendente fuori dal controllo di Jerevan. A partire dal 2003, i ripetuti incontri bilaterali fra Kocharyan e Aliyev sembrano comunque lasciare la porta aperta all'instaurarsi di un dialogo costruttivo fra i due stati.

Nonostante la questione del Nagorno Karabakh resti indubbiamente il primo elemento dell'agenda politica di Jerevan, l'Armenia ha dovuto far fronte, negli ultimi dieci anni, ad altre importanti sfide. La consolidata ripresa economica del paese non ha permesso di invertire la fuga di cervelli e di manodopera dal paese, la cui popolazione continua a diminuire a ritmi sostenuti. Inoltre, l'isolamento commerciale, a cui l'Armenia è sottoposta, l'ha resa particolarmente dipendente, specie nel settore energetico, dalla Russia che fornisce da sola più di due terzi del gas consumato dal paese. Questa situazione non pare sufficientemente migliorata dalla riattivazione dell'obsoleta centrale nucleare di Metsamor, nonostante le forti pressioni internazionali. Allo scopo di porre fine alla continua carenza di energia elettrica del paese, la centrale, attualmente posseduta e gestita da una compagnia russa, è stata riaperta nel 1995.

Note:
1. Capitale amministrativa del Nagorno Karabakh.


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