Una tavola rotonda sulla costa montenegrina mette a fuoco le carenze degli apparati di polizia e dell'esercito della nuova unione statale. Un punto di vista sulla necessità di un'immediata riforma di questi settori, attraverso le parole degli esperti.

11/03/2003 -  Anonymous User

Il Centro per i rapporti tra il settore civile ed il settore militare di Belgrado e l'Associazione per la prosperità democratica di Podgorica hanno organizzato venerdì 7 marzo a Tivat un seminario sulla riforma dei servizi di sicurezza e sui rapporti tra il settore civile e quello militare. Ecco alcune delle conclusioni raggiunte durante il seminario.
I servizi di sicurezza statale della Serbia e Montenegro hanno le nette caratteristiche della polizia politica, nel senso che gli stessi ancora servono per proteggere gli interessi dei maggior gruppi politici.
"Tutto il sistema si riforma lentamente perché i rispettivi servizi ostacolano le riforme, producono scandali per distogliere l'attenzione. Purtroppo anche i governi non sopportano i cambiamenti in questo settore, perché proprio lì, trovano forte un sostegno e lo strumento per mantenere le posizioni", ha dichiarato il professor Bogoljub Milosavljevic del Centro per i rapporti tra il settore civile ed il settore militare di Belgrado.
Il professor Milosaljevic ha ricordato che un altro problema che riguarda la Serbia è la presenza di 36 mila impiegati nel Ministero della Polizia, e in Montenegro sono circa 18 mila, nonostante la raccomandazione dell'OECD (Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo) di diminuire la polizia nell'ottica di un'armonizzazione con gli standard internazionali. La polizia in Serbia e Montenegro non è tecnologicamente equipaggiata e manca di preparazione su questo aspetto, specialmente riguardo le indagini complicate. Non è professionale, non è efficace, mantiene le caratteristiche militari, è molto centralizzata e spesso politicizzata e i cittadini non si fidano di essa. L'unico passo avanti è che in Serbia il Servizio della Sicurezza statale, in sintonia con le raccomandazioni dell'OECD, si è finalmente separato dal Ministero della Polizia, un passo che anche il Montenegro sta cercando di realizzare.

"Il problema è che con questa soluzione manca il controllo parlamentare del Servizio di Sicurezza. Dove sono ancora impiegati vecchi funzionari con dubbi retroscena che li discreditano. Bisogna aprire i vecchi dossier e chiarire che la nuova agenzia non è un'istituzione che dovrebbe proteggere il regime", ha concluso Milosavljevic.
Il professore Miroslav Hadzic ha puntualizzato che la neonata Unione statale (Serbia e Montenegro) dovrebbe approvare una nuova strategia di difesa e di sicurezza.
"Nel teritorio dei Balcani occidentali è poco probabile che possano verificarsi ancora le classiche azioni di guerra. Tuttavia, ci sono nuovi rischi, come il terrorismo, il traffico d'armi, di persone e di droga, e le strutture tradizionali, quali sono ancora l'esercito e la polizia della Serbia e Montenegro, non sono adeguate. Perciò bisogna avere una nuova strategia di difessa e di integrazione nelle organizzazioni internazionali di sicurezza. Le basi per la nuova organizzazione dell'esercito sono menzionate dalla Carta Costituzionale, benché quel documento abbia parecchie mancanze di carattere legislativo, che potranno creare dei problemi nella scrittura delle nuove leggi concernenti la difesa e l'esercito. È positivo che con la Carta costituzionale per la prima volta si determina che l'esercito è sotto il controllo civile e democratico, si abolisce il monopolio del Ministero della polizia e dell'esercito nella creazione della strategia di difesa, si garantisce il diritto all'obiezione di coscienza, ma il problema è che i compiti dell'esercito non sono determinati in modo preciso", ha concluso Hadzic.

vedi anche:
- Obiezione di coscienza nei Balcani
- Novità per l'esercito jugoslavo
- Lo scandalo del generale Pavkovic
- Chi governa in Serbia? Il caso dell'arresto del generale Perisic


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