L'ex premier montenegrino Milo Ðukanović

L'ex premier montenegrino Milo Ðukanović

Dopo quasi venti anni alla guida del Montenegro, ieri pomeriggio Milo Ðukanović si è dimesso da capo del governo. Secondo molti analisti e secondo l’opposizione, le dimissioni di Ðukanović sono state decise sotto la pressione della comunità internazionale, a causa delle sue supposte relazioni con la criminalità organizzata

22/12/2010 -  Mustafa Canka Ulcinj

Le sue dimissioni Milo Ðukanović le ha motivate con il desiderio di rendere possibili le condizioni per un cambiamento del potere esecutivo, senza scossoni e conseguenze per il proseguimento dello sviluppo del Montenegro. L’ex premier ritiene di aver scelto il momento migliore: il Montenegro la scorsa settimana è diventato ufficialmente candidato all’Unione europea ed è ad un passo dalla Nato. Si tratta, come nel caso dell’indipendenza del Montenegro, del maggior successo ottenuto dei due decenni di governo di Milo Ðukanović.

Le condizioni di Bruxelles

Ðukanović è convinto inoltre che il Montenegro stia per uscire dalla crisi economica, anche se economisti indipendenti affermano che il Montenegro e il nuovo governo hanno di fronte a sé ancora molto “sudore, lacrime e sangue” prima di uscire dalla crisi. In particolare ci si riferisce all’adempimento delle “sette richieste europee” che il Montenegro ha ricevuto da Bruxelles come condizione per poter ottenere una data certa per l’avvio dei negoziati di adesione. Le richieste di Bruxelles si riferiscono soprattutto all’introduzione dello stato di diritto: una magistratura professionale e indipendente, una decisiva lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, ed infine la libertà dei media. Tutto ciò che Ðukanović ha evitato di fare in questi ultimi venti anni lo si dovrà fare il prossimo. Ecco perché, secondo gli analisti, il nuovo governo, guidato dall’attuale vice premier e ministro delle Finanze Igor Lukšić, dovrà fare i conti con un periodo particolarmente impegnativo.

Il nuovo premier dfel Montenegro Igor Luksic

Il nuovo premier montenegrino Igor Luksic

Il 34enne Igor Lukšić è persona che gode di grande fiducia da parte di Ðukanović. Giovane, energico, molto capace, un vero tecnocrate. Eccetto un certo lassismo rispetto alla Prva banka, Istituto bancario posseduto dalla famiglia Ðukanović, nella sua carriera finora non è stato coinvolto in alcuno scandalo. Ci si domanda però quanto sarà autonomo nel suo mandato, ossia quanto potrà staccarsi dall’ombra dell’ex premier. Perché Ðukanović continuerà a restare in politica, come leader del più forte partito montenegrino, il Partito socialista democratico (DPS), in una posizione in cui, come afferma lui stesso, potrà influire non poco sugli aspetti principali della politica statale. L’autonomia di Lukšić sarà già evidente durante la formazione del nuovo esecutivo che, molto probabilmente, sarà votato dal parlamento montenegrino il prossimo 29 dicembre.

L’analista politico Blagoje Grahovac ritiene che nel nuovo governo non potrà entrare chi è sospettato di collusione con la criminalità organizzata. “In Montenegro esiste uno stato e un parastato. Il parastato è fatto da quelle persone che formalmente facevano parte dello Stato ma che in realtà hanno collegamenti con i centri della criminalità organizzata e della corruzione, ed esiste il pericolo che l’esistenza di questo parastato all’interno del Montenegro continui ad essere molto presente. Sarebbe il più grosso errore politico della vita di Milo Ðukanović se continuasse a governare da dietro le quinte, dalla posizione di presidente del DPS, perché in questo modo confermerebbe che il parastato continua a vivere”, afferma Grahovac.

Le reazioni dell’opposizione

Nelle prime reazioni alle dimissioni di Ðukanović l’opposizione ha chiesto al capo dello Stato Filip Vujanović di indire nuove elezioni. Il leader del Movimento per i cambiamenti Nebojša Medojević ha dichiarato che le dimissioni di Ðukanović sono state decise sotto la pressione della comunità internazionale, a causa delle sue supposte relazioni con la criminalità organizzata. “Ðukanović esce di scena perché fa parte del pacchetto dell’allargamento dell’Ue rispetto ai Balcani occidentali. Questa parte comprende l’uscita di scena di alcune delle figure che fino a poco tempo fa erano partner chiave dei paesi occidentali, come per esempio l’ex premier croato Ivo Sanader, quello kosovaro Hashim Thaci e il premier montenegrino Milo Ðukanović. In poche parole, nuove sfide e nuovi tempi richiedono una nuova generazione di politici. In pratica, con le dimissioni di Ðukanović si chiude un cerchio durato venti anni in cui i principali funzionari politici dei paesi balcanici erano allo stesso tempo collegati alle strutture della criminalità organizzata e si sono trascinati dietro enormi ipoteche sui processi di transizione, di privatizzazione e di tutte le altre anomalie che sono accadute negli ultimi venti anni”, sottolinea Medojević.

I conti aperti con la magistratura italiana

Ðukanović, d’altra parte, ha rigettato tutte queste accuse, così come ogni parallelo con la vicenda legata all’ex premier croato Ivo Sanader. L’ex premier ha anche detto di non pentirsi affatto per quello che ha fatto. “Ma pensate che non avrei lottato con tutte le mie forze per rimanere a capo del governo e mantenere l’immunità se avessi avuto paura del processo giudiziario?” ha aggiunto Ðukanović. Questo, quindi, significa che Ðukanović non teme più la ripresa del processo a Bari dove è accusato di “associazione mafiosa e contrabbando di sigarette”.

Il capo procuratore di Bari Antonio Laudati aveva dichiarato tempo fa che nel momento in cui il Montenegro è diventato indipendente, automaticamente era stato attivato il meccanismo dell’immunità diplomatica per Ðukanović, sulla base del diritto internazionale.

La procura di Bari sospetta di gravi reati penali altri quattro cittadini montenegrini molto vicini al premier uscente, così come sospetta dell’amico di Ðukanović Stanko Subotić detto Cane, sul quale pende un mandato di cattura dell’Interpol serba. Alcuni media sottolineano che il controverso premier del Montenegro per anni è stato a contatto con varie forme di criminalità e corruzione, ed è noto per le accuse di aver guidato nei Balcani la mafia del tabacco insieme a Subotić.

Gli analisti ritengono che per questi motivi Ðukanović “si sia messo in riserva”. “Il suo potere economico, il potere reale del suo cartello, che sarebbe  stato talmente forte da arrivare a buttare giù il governo, difficilmente però può sopportare un cambio del sistema”, afferma Esad Kočan, caporedattore del settimanale indipendente di Podogorica “Monitor”.

Eccetto Ðukanović nessuno può governare quel sistema. Ecco perché dopo le sue dimissioni, desiderate o meno che fossero, niente sarà più come prima. Pare quindi che anche in questo piccolo paese un vento nuovo abbia iniziato a soffiare.


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