Il termoutilizzatore di Brescia, della società A2A

Alcune aziende italiane hanno avviato grandi investimenti nel settore energetico del Montenegro. I media locali parlano di "investimenti del secolo", che farebbero invidia agli onnipresenti russi. C'è chi però solleva dubbi sulle operazioni in corso

21/09/2009 -  Mustafa Canka Ulcinj

Con l'acquisto da parte della compagnia "A2A" di Milano di un terzo delle azioni della "Elektroprivreda" (Azienda elettrica) montenegrina, l'Italia è entrata in Montenegro dalla porta principale. Gli investimenti che vengono annunciati lasciano pensare che l'Italia abbia intenzione di fare del Montenegro la propria base nei Balcani, e quindi che negli investimenti gli italiani potrebbero superare i già molto presenti russi.

I funzionari montenegrini hanno tutti i motivi per ritenersi soddisfatti. Con l'acquisto di un terzo delle azioni dell'Azienda elettrica, nell'arco di tre mesi, dall'Italia sono stati versati oltre 400 milioni di euro nel sistema finanziario montenegrino. Soldi quanto mai necessari al governo di Podgorica per mantenere la stabilità finanziaria e sociale dell'ormai esausto "miracolo economico montenegrino".

Il governo del premier Milo Ðukanović ormai da mesi sta affrontando una grave crisi di bilancio. Si è visto costretto ad abbassare gli stipendi ai numerosi impiegati dell'amministrazione statale, ed anche le proprie spese. Motivo per cui, durante l'anno, ha cercato disperatamente qualche grande investitore per la vendita dell'"argenteria di famiglia" (l'"Elektroprivreda" è la principale azienda energetica del paese) sì da poter riempire, almeno in parte, la cassa statale vuota.

I soldi ottenuti dalla vendita delle azioni e dalla ricapitalizzazione della "Elektroprivreda" passeranno attraverso la "Prva banka", controllata dal fratello di Ðukanović, Aco, e della quale sia il premier che la sorella Ana possiedono azioni. La "Prva banka" alla fine dell'anno scorso era in ginocchio e il governo montenegrino, nonostante le obiezioni dell'opposizione, le aveva fornito urgentemente un credito di 44 milioni di euro. Con i soldi di "A2A", che attraverso questa banca andranno al paese, all'"Elektroprivreda" e ai piccoli azionisti, ci si aspetta che il governo superi del tutto i suoi attuali problemi di liquidità.

Il vicepremier montenegrino Vujica Lazović ha dichiarato che stipulando il contratto con "A2A" il Montenegro si è procurato un partner strategico, con il quale lavorerà al miglioramento e alla modernizzazione della "Elektroprivreda" e all'aumento della efficacia di questa compagnia. "Per noi è di grande importanza che il nostro partner provenga da una delle regioni più sviluppate dell'Ue". "Ci siamo messi d'accordo sulla massima protezione degli interessi pubblici e, attraverso un accordo, è stato precisato che nei prossimi cinque anni lo Stato montenegrino continuerà ad essere il proprietario maggioritario dell'"Elektroprivreda", ha aggiunto il vicepremier.

Dall'opposizione montenegrina, invece, affermano che la velocità e la poca trasparenza della vendita di un terzo del maggiore potenziale di sviluppo del Montenegro dimostrano che non si tratta di un affare pulito. Il vicepresidente del "Movimento per i cambiamenti" Branko Radulović è certo che le compagnie italiane realizzeranno dei profitti enormi a spese del Montenegro e dei suoi cittadini, non solo facendogli pagare un prezzo dell'energia elettrica più alto ma anche portando in Italia, con cavi sotterranei, l'energia elettrica prodotta in Montenegro.

Radulović crede che la compagnia "A2A" sia stata scelta per motivi politici, perché, come dice, già da anni nei tribunali in Italia è in corso il processo per "associazione mafiosa e contrabbando di sigarette" contro Milo Ðukanović e i suoi amici e collaboratori. "Appare evidente che l''Elektroprivreda' e l'insieme del potenziale elettro- energetico del Montenegro diventano una sorta di compensazione per chiudere col passato e per la libertà di Ðukanović e dei suoi compagni che hanno partecipato al contrabbando di sigarette", affermano nell'opposizione montenegrina.
Milenko Popović, docente di economia, ritiene che sia lecito sospettare vi sia in ballo un caso di corruzione e di questo - sottolinea l'economista - dovrebbe occuparsi la procura.

La russa "InterRao", dietro la quale vi è il governo del premier Vladimir Putin, ha deciso di fare causa al governo montenegrino perché la sua offerta è stata rifiutata nella gara per l'acquisto delle azioni e per la ricapitalizzazione della "Elektroprivreda". Si sono invece astenuti dal ricorrere alla magistratura i rappresentanti del consorzio greco "Golden Energy" e "Pubblic power Corporation", anche se per le azioni avevano offerto un prezzo di un terzo più alto dell'"A2A".

Berlusconi e Djukanovic

Il via libera per questo "investimento del secolo" con gli italiani è stata dato nel marzo scorso, quando è giunto in Montenegro il premier italiano Silvio Berlusconi, nel finale della campagna per le elezioni parlamentari montenegrine. Berlusconi aveva annunciato che questo sarebbe stato l'inizio dei grandi investimenti italiani in questo paese.

Come comunicato dal ministro per lo Sviluppo economico dell'Italia Claudio Scajola, le aziende italiane investiranno per lo sviluppo dell'economia montenegrina circa quattro miliardi di euro. Grande interesse è stato mostrato, oltre che da "A2A" anche dalle compagnie "Terna", "Italfer" ed "Enel".

La compagnia "Terna" fino al 2013 posizionerà i cavi per l'alto voltaggio (mille megawatt) sul fondo del mare Adriatico, partendo dalla città montenegrina Tivat fino a Pescara. L'"Italfer" ricostruirà e costruirà un altro binario della ferrovia sulla tratta Bar-Belgrado, e l'"Enel" costruirà la centrale termica a carbone da 800 a 1200 megawatt in collaborazione con le acciaierie "Duferco". Inoltre, l'"Enel" è pronta a costruire un inceneritore per i rifiuti urbani, il cui calore produrrebbe energia elettrica in una centrale termica con capacità di 80 megawatt all'ora. La compagnia "A2A" ha intenzione di costruire quattro centrali idriche di 240 megawatt. La gara d'appalto per questi progetti sarà bandita il mese prossimo, anche se non sono stati fatti ancora gli studi obbligatori sull'impatto ambientale di queste centrali.

Il prossimo passo nella collaborazione dell'economia italiana e montenegrina, come ha precisato Scajola, potrebbe essere nel settore del turismo, cioè la costruzione di moderni alberghi e ipermercati.

Il presidente Filip Vujanović è convinto che in questo modo il Montenegro sarà definitivamente e strategicamente legato all'economia italiana. "Siamo sinceri: in passato i rapporti economici dei nostri due paesi sono stati su livelli molto bassi. Adesso le cose sono cambiate e tutte le attività degli italiani dimostrano che desiderano che il Montenegro diventi loro partner strategico", ha aggiunto Vujanović.

"Il Montenegro è interessante nel senso che dimostra decisione e prontezza verso l'integrazione europea. Questo paese è ormai nel mirino degli investitori italiani", ha aggiunto l'ambasciatore italiano a Podgorica Sergio Barbanti.


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