Un classico dell'estate in città: bagni nella fontana del parco antistante il Teatro dell'Opera, a Chişinău. Sul piazzale si affaccia anche il palazzo presidenziale

Un classico dell'estate in città: bagni nella fontana del parco antistante il Teatro dell'Opera, a Chişinău. Sul piazzale si affaccia anche il palazzo presidenziale (whl.travel / Flickr)

Tripla chiamata alle urne per i moldavi in due mesi. In autunno voteranno il referendum per l'elezione diretta del presidente della Repubblica, per le politiche e per un nuovo capo dello Stato. Dietro la svolta, la mediazione europea. Ma il Paese entra diviso in campagna elettorale

17/06/2010 -  Iulian Lungu Chişinău

E’ arrivato in visita lampo a Chişinău, il 3 giugno 2010, Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa. Ventiquattr’ore prima i leaders della coalizione al governo della Moldavia finalmente avevano annunciato l’intesa sulle elezioni parlamentari anticipate e sulle modifiche costituzionali per l’elezione del presidente della Repubblica.

Verso lo scioglimento del Parlamento

Alle spalle del rappresentante Ue in visita nella capitale della Moldavia, mesi convulsi per la piccola repubblica stretta tra Romania e Ucraina. Lo scorso 7 dicembre, dopo due tentativi andati a vuoto in un anno di eleggere il presidente del Parlamento, lo scioglimento dell’assemblea è diventato un passaggio obbligato, secondo la Costituzione. La Carta però stabilisce che il parlamento non possa sciogliersi 2 volte in un anno, e dunque il suo rinnovo è stato rimandato al 2010.

Il primo scioglimento era stato causato dai ripetuti fallimenti da parte dei deputati di eleggere il presidente della Repubblica, lo scorso 16 giugno 2009. E ora, ad un anno esatto di stanza, il 16 giugno 2010 ecco il secondo scioglimento.

Anche il governo è diviso

Con l’avvicinarsi della data, i leaders della coalizione governativa hanno prospettato scenari diversi e contraddittori per le elezioni imminenti. Il presidente della Repubblica ad interim e speaker del Parlamento, Mihai Ghimpu, va ripetendo sistematicamente che non c’è fretta di sciogliere l’assemblea e che la Moldavia potrebbe essere governata efficacemente anche senza un presidente eletto, sostenendo quindi che per nuove elezioni si può aspettare la primavera 2011.

Di ben diverso avviso il premier Vlad Filat, insieme all’ex candidato della coalizione alla Presidenza della Repubblica, il leader del Partito Democratico, Marian Lupu: entrambi sono portabandiera di elezioni entro il 2010.

Proposta l’elezione diretta del capo dello Stato

Tuttavia, seppure ben lontani da una posizione comune, i leaders della coalizione al governo in Moldavia concordano sul fatto che, per evitare vuoti istituzionali, prima del voto sarà indispensabile modificare la Costituzione, cambiando le norme per l’elezione del capo dello Stato.

L’Alleanza per l’integrazione europea infatti propone l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, a suffragio universale, invece che per via parlamentare com’è oggi. Per questo è già al lavoro una speciale commissione parlamentare, che tenta di mediare con l’opposizione comunista per una modifica condivisa della Carta.

Duro niet dall'opposizione

Principale forza d’opposizione, ancora virulenta per il potere perduto solo un anno fa, il Partito comunista è quanto mai critico su ogni decisione governativa. E punta a tornare alle urne subito dopo il 16 giugno, bloccando ogni tentativo parlamentare di modifica costituzionale per la nomina del Presidente della Repubblica, che a loro avviso deve restare in sede parlamentare, nonostante i ripetuti fallimenti registrati in aula negli ultimi mesi.

Per questo il Partito comunista aveva fissato per lo scorso 13 giugno una massiccia protesta di piazza, contro il mancato scioglimento del Parlamento da parte del governo e per nuove elezioni da indire entro l’anno.

Viaggio a sorpresa, l’Europa si fa sentire

Tra governo diviso e boicottaggio da parte dell’opposizione, restia ad ogni negoziato, i leaders della coalizione hanno puntato a sciogliere i nodi consultando Bruxelles. Così il 3 giugno il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, ha risposto all’invito con un viaggio a sorpresa nella capitale Chişinău.

Dopo un incontro con il leader del Partito comunista ed ex premier moldavo, Vladimir Voronin, Jagland ha partecipato ad una conferenza stampa congiunta con i leaders dell’alleanza di governo, dando loro il suo pieno appoggio nel fissare tra tre mesi, il prossimo settembre 2010, il referendum costituzionale per l’elezione diretta del presidente della Repubblica, seguito a novembre da un voto unico per il rinnovo del Parlamento e la nomina del nuovo capo dello Stato.

Al via la campagna elettorale

Per il Partito comunista è stato uno choc. L’indomani Vladimir Voronin non ha risparmiato critiche al Consiglio d’Europa, facendo tuttavia marcia indietro sulla prevista manifestazione. E concedendo di votare in Parlamento per una nuova procedura di elezione presidenziale. In questo modo ha mostrato di temere più di ogni altra cosa il referendum, da cui l’Alleanza per l’integrazione europea potrebbe uscire rafforzata.

Un voltafaccia inaspettato dunque da parte dell’opposizione, ma che non sembra per ora incidere sulla tabella di marcia approvata con il Consiglio d’Europa nei prossimi mesi.

Ma sarà un’estate calda per la repubblica moldava, in vista della massiccia convocazione alle urne d’autunno per i suoi cittadini. E sarà una campagna elettorale a tutto campo su referendum, presidenziali e politiche.


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