Dall'ingresso della Romania nell'Ue per i moldavi la vita è più difficile. Soprattutto spostarsi. E le autorità rumene e moldave non collaborano, a discapito dei diritti dei loro cittadini. Un approfondimento dalla nostra corrispondete a Chisinau

09/10/2007 -  Iulia Postica

Gli ultimi nove mesi, a partire dall'ingresso della Romania nell'Ue, lo scorso primo di gennaio, sono stati un vero incubo per i moldavi che volevano viaggiare verso questo paese. Sino ad allora la Romania era uno dei pochi paesi dove questi ultimi potevano entrare tranquillamente, senza bisogno di visti, oltre all'Ucraina, alla Russia e ad altri stati ex sovietici. Ma era la Romania la meta preferita, con più di 3 milioni di ingressi solo lo scorso anno.

Ora, come per tutti gli altri paesi Ue, le porte della Romania si sono chiuse e si aprono solo per coloro i quali hanno la cittadinanza romena o hanno ottenuto un visto d'ingresso. Prenotazioni on-line, via telefono ed interminabili code: è questa la quotidianità al consolato rumeno di Chisinau.

Da parte delle autorità moldave rispetto a queste nuove difficoltà la reazione è stata quella dell'indifferenza. O peggio, hanno mostrato un atteggiamento poco cooperativo impedendo l'apertura di due consolati rumeni nelle città di Balti, nel nord e Cahul, nel sud della repubblica. L'apertura di questi due consolati avrebbe permesso di aumentare la capacità di concessione di visti superando le 200 richieste evase al giorno del consolato di Chisinau. E avrebbe facilitato la vita a chi non vive nella capitale.

Questo è accaduto nonostante inizialmente il presidente moldavo aveva assicurato alla controparte rumena Traian Basescu l'approvazione d'urgenza dei due consolati. Cosa che non è ancora avvenuta. Il ministero degli Affari esteri e per l'Integrazione europea della Moldavia ha, con vari pretesti, ritardato il via libera.

Interrogato in merito, durante una trasmissione televisiva, il presidente Voronin ha dichiarato di non aver mai promesso l'apertura dei due nuovi consolati. In un'intervista successiva ha aggiunto che in conseguenza delle azioni del governo moldavo Romania e Bulgaria avrebbero reagito cancellando i visti di transito a favore dei cittadini moldavi. Purtroppo ciò non era vero e il presidente Voronin aveva solo frainteso, ritenendola già applicata, una proposta arrivata dalla Commissione Europea. I mass media di Chisinau si sono indignati per le dichiarazioni presidenziali accusando Voronin di essere, parlando in termini eufemistici, perlomeno superficiale.

La questione dei visti è poi degenerata quando sono emerse accuse nei confronti della missione diplomatica rumena nella capitale moldava. In una conferenza stampa, risalente allo scorso 17 agosto, il ministro degli Interni moldavo ha dichiarato che sarebbe stata scoperta una rete organizzata per la concessione illegale di visti nella quale sarebbe stato coinvolto "un funzionario di alto rango, con poteri decisionali" del consolato rumeno. Il ministro ha poi aggiunto che il direttore di un'agenzia turistica sarebbe stato arrestato mentre riceveva parecchie centinaia di euro in cambio di visti per entrare nell'Ue.

All'inizio però nessuna nota ufficiale sulla questione, che chiarisse quanto avvenuto, è stata indirizzata dalle autorità moldave al ministero degli affari Esteri rumeno. Ma lo "scandalo sui visti" era sulle prime pagine di tutti i giornali, sia rumeni che moldavi. Solo un mese più tardi la procura generale moldava ha richiesto al ministero della Giustizia rumeno di avviare indagini nei confronti di Alexandru Rus, a capo della sezione consolare dell'ambasciata rumena per abuso d'ufficio e corruzione. Rus è stato in seguito destituito dall'incarico ma questo non significa, come ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri rumeno Adrian Cioroianu, che sia colpevole.

Secondo alcuni analisti questo scandalo sui visti e le accuse di corruzione nei confronti del consolato rumeno sarebbero state una reazione ad alcune dichiarazioni del Presidente rumeno Basescu sul tema della cittadinanza rumena da concedere ai cittadini moldavi.

Quest'ultimo infatti ha chiesto al governo rumeno di rivalutare il processo di concessione della cittadinanza ai cittadini moldavi definendolo "lento e complicato". Ha invocato in questo senso un obbligo morale e politico nei confronti dei moldavi. "Dato che nel mercato del lavoro dell'Ue vi è mancanza di manodopera di 20 milioni di lavoratori non vedo perché la Romania non possa contribuire a ridurre questo deficit liberalizzando la concessione della cittadinanza ai cittadini della Repubblica di Moldavia siano essi di origine rumena o russa", ha dichiarato.

Agli inizi di settembre attraverso un provvedimento d'urgenza il governo rumeno ha modificato la legge sulla cittadinanza. L'obiettivo era quello di semplificare le procedure per l'ottenimento di quest'ultima. Secondo le stime ufficiali sino al 2001 circa 100.000 moldavi hanno ottenuto la cittadinanza rumena. Tra il 2002 e il 2006 il numero si è ridotto drasticamente a 2.500 a causa di un irrigidimento delle procedure legato all'accesso della Romania nell'Ue. Circa 800.000 persone hanno espresso il desiderio di ottenere la cittadinanza rumena sebbene poi solo 30.000 di questi abbiano presentato formale richiesta.

Da parte moldava però è in corso di approvazione un progetto di legge che rischia di frustrare chi desideri ottenere la cittadinanza rumena. Il 28 settembre scorso i parlamentari comunisti eletti presso il Parlamento moldavo hanno presentato una proposta di legge dove si afferma che chiunque abbia la doppia cittadinanza non possa essere eletto in Parlamento, fare parte del governo, della corte costituzionale, dei servizi di dogana e di molte altre istituzioni pubbliche. In molti hanno espresso un giudizio negativo rispetto a questa proposta di legge ritenendola non conforme alla legislazione nazionale e internazionale. "Andrebbe citata in tal senso la Convenzione europea, valida anche nella Repubblica di Moldavia a partire dal primo marzo del 2000. Vi si afferma che i cittadini di un paese che sono in possesso anche di un'altra cittadinanza hanno gli stessi diritti e obblighi sul territorio dello stato dovevo vivono degli altri cittadini", ricorda Vasile Sova, ministro della Reintegrazione (ndr, un ministero che si occupa dei negoziati tra Moldavia e repubblica secessionista di Transnistria).

La questione della concessione della cittadinanza e dei visti ai cittadini moldavi rimane aperta.


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