I leader degli ex partiti di governo, ora all'opposizione, rispolverano i concetti cari al nazionalismo e alla divisione etnica, in una Macedonia che, nonostante l'Accordo di Ohrid, resta ancora piuttosto fragile.

28/04/2003 -  Anonymous User

Fra i vari discorsi circa la propria decisione di tirarsi fuori dalla ormai scottante guida della VMRO-DPMNE, fra i discorsi intriganti sulla pianificazione di un grande processo di riconciliazione del partito, con Dosta Dimovska e Georgievski che seppelliscono l'ascia di guerra, con l'ex ministro delle finanze Nikola Grujovski che prenderà la guida ufficiale del partito, alla fine Ljubco Georgievski si è messo a scrivere un editoriale settimanale sul quotidiano "Dnevnik".

Per un ex poeta di talento, i suoi scritti politici sono piuttosto noiosi e poco interessanti, per la maggiore parte consistenti di saggi apologetici sul ruolo del suo partito nella politica macedone. Comunque, c'è una prima volta per tutto e nonostante una certa sorpresa, adesso tutti parlano dell'ultimo editoriale che Geogievski ha scritto e che "Dnevnik" ha pubblicato il 18 aprile '03.

In quell'editoriale, intitolato "Tesi per la sopravvivenza dello stato e della nazione macedone", Georgievski ha scagliato il suo coup de grace. In particolare, egli ha raccolto diverse idee datate, note per la loro "political incorrectness" negli ambienti della politica internazionale ufficiale.

In poche battute, Georgievski propone "una nuova conferenza internazionale che ridisegnerà lo stato dei confini nei Balcani e assiste la creazione della Grande Albania", "una rivalutazione della sfortunata e attraente proposta dello scambio di territori e di popolazioni dell'Albania/Kosovo", "la creazione di un muro fra i macedoni e albanesi in Macedonia, nell'ottica di salvare ciò che può essere salvato (apparentemente, ha mollato su Tetovo e Gostivar, ma propone un'azione per "salvare" Kumanovo e Skopje) e così via.

Il testo di Georgievski contiene altre idee seccanti e particolarmente sgradevoli (confinanti con lo sciovinismo) nei confronti degli albanesi e dell'Accordo di Ohrid. Riguardo agli Accordi di Ohrid non tutte le accuse o asserzioni, tenete presente, sono completamente errate o non valide.

Piuttosto interessante, e in coincidenza col fatto che è lievemente sospetto, simili idee sono venute (in pratica il giorno successivo) alla leadership del Partito democratico degli albanesi (DPA). Arben Xhaferi e Menduh Thaqi si sono rivolti ai propri elettori e hanno annunciato le loro irrevocabili dimissioni dalla guida del partito. Allo stesso tempo, la Convention del partito ha adottato la decisione di mettere una moratoria su tutte le attività del DPA, il che significa che i funzionari di partito smetteranno di lavorare e che si ritireranno da tutti i corpi istituzionali sia a livello statale che locale.

Il DPA ha spiegato che la decisione è stata presa perché "l'Accordo di Ohrid non è stato adottato ed è morto" e che "il partito si è trovato nell'impossibilità di procedere con le attività politiche e con i suoi concetti politici".

Xhaferi ha detto che "non crede più in una coesistenza inter-etnica" e che "l'opzione di stabilire uno stato etnico è la miglior soluzione per evitare catastrofi", ma che "la comunità internazionale non la vorrebbe accettare". Secondo le fonti del DPA, la decisione è stata intesa come un avvertimento rivolto all'"attuale governo e alla comunità internazionale di non giocare con il DPA e con gli interessi degli albanesi".

Naturalmente, i partiti guida del governo hanno rigettato le idee promosse di recente da "il vecchio promotore della divisione etnica e dai sui compagni Thaqi e Xhaferi".

I rappresentanti della tanto maledetta comunità internazionale hanno rigettato le concezioni secondo le quali l'Accordo di Ohrid non è stato applicato, mentre sostengono il contrario. Come ha detto Irina Gjuzelova, portavoce dell'OSCE in Macedonia, "non capisco perché il DPA vorrebbe distanziarsi dall'Accordo di Ohrid, dal momento che il partito stesso è parte dell'Accordo di Ohrid per il semplice fatto che fu uno dei quattro partito che lo firmarono".

Il vero problema comunque è se queste idee possano raggiungere le orecchie degli elettori macedoni e albanesi, che naturalmente sembra essere l'idea generale. Non vorrei entrare con esattezza in questa questione, ma il vecchio detto "se c'è del fumo, c'è del fuoco" potrebbe essere vero.

Con la fine dell'anno scolastico imminente, una storia piuttosto bizzarra è comparsa sulla stampa macedone. Oggetto di interesse è stata la tradizionale festa di fine anno per i neo diplomati. Tristemente, sembra che tutte le scuole che hanno classi miste albanesi e macedoni, siano in cerca della possibilità di feste separate per i loro studenti macedoni e albanesi, per evitare potenziali problemi. Come ha detto il leader dell'Associazione degli studenti albanesi della scuola superiore "Lehtesimi", Faton Kruesi: "se non saremo separati, combatteremo". In un paese dove, con le parole di Kruesi, le canzoni macedoni ad un festa possono essere viste come una provocazione verso gli studenti albanesi, le idee come quelle recentemente promosse da Georgievski e Xhaferi possono facilmente trovare un terreno fertile.

Vedi anche:
- Nuovi scontri in Macedonia o revanscismo degli ex governanti?
- Macedonia: ad un anno da Ohrid


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