Demoni e personaggi ispirati alla satira politica sfilano durante il carnevale di Vevcani, in Macedonia

(plasmastik / Flickr)

La Commissione europea ha richiamato il governo macedone al rispetto della libertà di stampa, fondamento della democrazia. Ma Skopje sembra discendere la china, nel segno delle intimidazioni ai media. E i giornalisti critici vengono minacciati in diretta tv

01/07/2010 -  Risto Karajkov Skopje

Qualcosa di anomalo sta attraversando la democrazia macedone. Ai primi di giugno la Commissione europea ha dovuto ricordare al governo di Skopje che “la libertà d’espressione e quella dei media sono diritti fondamentali, alla base delle società democratiche”.

La reprimenda di Bruxelles è arrivata all’indomani della condanna da parte della Federazione europea dei giornalisti (EFJ) per la “scandalosa indifferenza” del Paese verso la sicurezza dei cronisti. In Macedonia infatti non c’è stata di recente alcuna reazione delle istituzioni in risposta a minacce pubbliche contro alcuni giornalisti, pronunciate dagli schermi di una tv governativa da parte di Milenko Nedelkovski, a metà maggio.

Nedelkovski, pittoresco personaggio reso popolare dalla tv, ha tacciato alcuni reporters di essere traditori e ha lasciato intendere che avrebbero dovuto essere liquidati. In circostanze diverse probabilmente la sortita di Nedelkovski non avrebbe meritato attenzione. In passato il conduttore ha dato risonanza a storie di piramidi sepolte sotto le colline macedoni, ha cavalcato ogni tipo di teoria cospirativa e molto altro ancora. Ma stavolta le sue parole hanno un peso ben diverso.

Dibattiti senza contraddittorio

Il suo “Milenko Nedelkovski Show” è la trasmissione preferita del premier Nikola Gruevski. E anche se notoriamente il primo ministro evita a tutti i costi i dibattiti in diretta con esponenti dell’opposizione o interviste con giornalisti non allineati, Gruevski negli ultimi tempi è non a caso un ospite frequente sulle poltrone della trasmissione di Nedelkovski.

Al punto che Nedelkovski è comunemente considerato una sorta di “portavoce” del governo Gruevski. Ovviamente è solo uno tra i tanti media filogovernativi nel Paese, tutti con una certa grossolanità in comune ed una sconsideratezza nelle esternazioni pubbliche.

Cresce l'antagonismo del governo verso i media

Tuttavia l’attacco di Nedelkovski non è un incidente di percorso, né un fenomeno isolato. È solo l’acme di un’attitudine che sta diventando sistematica, verso i media che non sostengono il governo.

L’amministrazione Gruevski si è resa protagonista di un antagonismo crescente verso la stampa critica sul suo operato. Gli onori del potere comportano ovviamente altrettanti oneri, quali l’essere passibili di pubbliche critiche e di commenti che possono anche essere duri e spiacevoli.

È del resto una tradizione democratica che queste critiche vengano rivolte –e ad esse si risponda- in modo dignitoso e secondo un galateo di cortesia politica. Non con minacce. Ma ahimé il governo macedone non è di questo avviso.

Un mercato dell'informazione sotto ricatto

La scorsa settimana il partito in carica VMRO DMPNE ha celebrato il suo ventesimo anniversario. Parlando al comizio conclusivo il suo leader Gruevski non ha perso l’occasione di attaccare pubblicamente diversi dei maggiori media macedoni, accusandoli di essere “megafoni” dell’opposizione. E ancora, di recente, il VMRO aveva anche reagito con un comunicato ufficiale alle scelte editoriali del principale canale televisivo A1, con un appello ai cittadini a “prendere con riserva le informazioni trasmesse dalla tv A1.”

Questi ultimi episodi sono quindi solo un ampliamento del fronte aperto dal governo contro i media non allineati. Il principale quotidiano nazionale Dnevnik fu uno dei primi in passato a sentire la pressione di questo scontro diretto.

Naturalmente è fuor di dubbio che alcuni media siano vistosamente di parte. Gli editori sono compromessi con i politici, così come molti giornalisti. Il mercato dell’informazione pubblica in Macedonia è bloccato da un intreccio di interessi politici e di affari reciproci. In questa situazione è difficile replicare ai commenti governativi sulla faziosità dei media.

"Così il discorso pubblico degenera"

Tuttavia il problema oggi è il tasso d’intensità di questo scambio. E’ diventato rozzo ed è ad un passo dall’andare fuori controllo. Il governo e il partito di maggioranza VMRO hanno imposto una retorica della polarizzazione semplicistica e nazionalista. E ogniqualvolta qualcuno esprime valutazioni critiche, viene attaccato come “traditore” nazionale. Questo limita la libertà di dibattito, visto che il messaggio è “se non sei con noi, sei contro di noi”.

Il primo ministro macedone Nikola Gruevski con i colori del suo partito durante la campagna elettorale 2008

“Il governo sta usando i media per una mobilitazione nazionalista del Paese. E ogni giornale, radio o tv non schierato con l’esecutivo, è marchiato come traditore” spiega ad Osservatorio Roberto Belicanec della ong “Media Development Centre” con sede a Skopje. “Un altro aspetto ormai rilevante è la comunicazione unilaterale: gli esponenti del governo quasi sempre evitano dibattiti e per promuovere le loro posizioni usano per lo più i talk show ed i programmi d’intrattenimento, a base di domande ossequienti e senza contraddittorio –aggiunge Belicanec- Questo finisce per produrre un discorso pubblico violento, oltre che la sospensione di ogni discussione politica”.

“Il governo riconosce solo i media che si mostrano “amici”, per via dell’opinione personale dei giornalisti o dell’editore” spiega ad Osservatorio Dejan Georgievski, responsabile del portale web One World Southeast Europe ed esperto di media. A suo parere il governo macedone mostra un’incomprensione quasi patologica delle critiche.

Chi controlla la pubblicità, controlla l'informazione

“Sotto l’ombrello dei presunti interessi nazionali, a molti di noi viene vietato di parlare. Non possiamo protestare, né scrivere nulla senza essere marchiati” ha dichiarato di recente un giornalista di lungo corso ed editorialista come Zvezdan Georgievski.

Il governo ha cambiato le regole del gioco anche mettendosi in posizione di supremazia, con la sua influenza finanziaria, sui diversi media. Con il premier Gruevski il governo è diventato infatti il singolo maggior detentore della pubblicità nel Paese. Ci sono innumerevoli campagne di comunicazione su questioni disparate, dalla lotta all’alcoolismo ad una miglior conoscenza della storia patria, finanziate quotidianamente dall’esecutivo.

Ai media compiacenti e filogovernativi va un’ampia fetta di questa torta pubblicitaria, niente invece a quelli critici. In questa situazione, gli editori sono ovviamente tentati di favorire le posizioni del premier.

Una democrazia giovane alla prova

“Il governo è il maggiore distributore di pubblicità e i media vivono di questo. Il che significa oggi che devono badare bene a quello che dicono se vogliono fondi -spiega Dejan Georgievski di One World Southeast Europe- Ed è un tipo di autocensura che minaccia dalla base la libertà d’espressione”.

Questi schieramenti polarizzati sono sempre stati aspri nella breve e recente storia democratica della Macedonia. E i media, che hanno sperimentato la libertà solo negli ultimi quindici anni (l’indipendente Dnevnik arrivò in edicola nel 1995), sono in larga parte diventati istantaneamente parte del sistema, alcuni schierandosi in modo smaccato.

Il gioco non è mai stato particolarmente corretto in un Paese che ancora sta apprendendo una cultura democratica, ma in quest’ultima fase sembra veramente sfuggire di mano. Ora servirà grande attenzione.


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