Morte da uranio

19 settembre 2012

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Salvo Cannizzo, ex-sergente dell'Esercito italiano, è morto l'altro ieri all'età di 36 anni per un tumore contratto nel 2006. Secondo le denunce che fece negli ultimi mesi, la causa della malattia era l'esposizione alle radiazioni e alle nanoparticelle delle bombe all'uranio impoverito (DU) usate dalla Nato in Kosovo nel 1999.

Ammalato, venne congedato con una pensione di invalidità. La scorsa primavera avviò una sua personale battaglia a difesa delle centinaia di militari nelle sue stesse condizioni. Interruppe la chiemioterapia, iniziò lo sciopero della fame e a luglio si incatenò davanti alla sede dell'Assemblea Regionale Siciliana, a Catania. "Lo Stato mi ha ripagato mandandomi in pensione con 763 euro al mese. Ormai ho sei mesi di vita, però ci sono tanti miei colleghi che stanno male e non sanno come fare. Lo Stato non ti vuole riconoscere la causa di servizio" dichiarò alla web Tv Catania pubblica.

Cannizzo è uno dei tanti militari di cui da un decennio si legge sui giornali. Partì in missione per il Kosovo più volte, tra il 1999 e il 2001. La sua squadra era di stanza a Djakovica, come dichiarò in un'intervista a Il Fatto quotidiano, lo scorso 27 luglio. “Gli americani sapevano dei rischi dell’uranio, lasciando noi italiani nelle zone ad alto rischio: ho visto a Djakovica squadre trattare del semplice munizionamento con tute da “astronauti” e autorespiratori”. Dichiarò anche che di nove militari della squadra che comandava, cinque si sono poi ammalati di tumore.

Sindrome dei Balcani è il nome che si è dato a partire dal 2001 alla serie di neoplasie che hanno colpito i militari italiani rientrati da missioni di pace in Bosnia e Kosovo. Due paesi bombardati dalla Nato con proiettili al DU: nel 1995 la Bosnia, nel 1999 Serbia e Kosovo.

Da undici anni è il balletto dei numeri, su malati e deceduti: Osservatorio militare e Associazione Vittime Uranio, parlano di oltre 200 morti e almeno 2.500 malati; secondo il ministero della Difesa sono un terzo. Nonostante diverse ricerche e monitoraggi, tre Commissioni parlamentari d'inchiesta presso il Senato della Repubblica, un Comitato per il Controllo e Prevenzione delle malattie ad hoc sul caso.

Un dato certo è quello dei siti e delle bombe al DU sganciate sulla zona sotto protezione del contigente italiano di cui Cannizzo faceva parte (fonte Nato/Kfor): 50 siti per un totale di 17.237 proiettili. Al secondo posto quella sotto controllo tedesco: 25 siti per un totale di 4.736 proiettili; poi la zona sotto controllo USA, 10 siti e 1.150 proiettili. E i soldati italiani per due anni senza alcuna protezione, a differenza di tedeschi e americani.

Un altro dato certo è che manca il numero dei civili ammalati: bosniaci, serbi e kosovari, ma anche italiani tra le migliaia di volontari e operatori della cooperazione che dal 1992 hanno lavorato nei Balcani. Di loro nessuno si è mai occupato.


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