Kossovo

Lo stallo nel quale è finito il processo di privatizzazione in Kossovo permane. Nonostante una visita dell'Amministratore Holkeri al quartier generale ONU a New York.

01/12/2003 -  Alma Lama

La visita dell'Amministratore del Kosovo a New York avvenuta nelle scorse settimane che doveva chiarire, tra le altre cose, il rebus privatizzazioni non ha portato a niente più che una "dichiarazione politica" che il processo delle privatizzazioni continuerà. Il governo kossovaro ha reagito a tanta vaghezza chiedendo all'Assemblea del Kossovo che dichiari inapplicabili 53 leggi, approvate in Serbia ancora nel 1989 e tutt'ora utilizzate dall'amministrazione UNMIK. Leggi utilizzate negli anni novanta per cacciare dal proprio posto di lavoro molti lavoratori kosovaro-albanesi. Le 53 leggi incriminate avevano infatti modificato l'assetto proprietario di molte aziende statali kossovare passandone la titolarità dal Kossovo alla Serbia. Il governo kosovaro considera queste ultime discriminatorie e principale ostacolo al processo di privatizzazione e alla continuazione del lavoro della Kosovo Trust Agency (KTA), organismo istituito dall'UNMIK per seguire il processo di privatizzazione. Il governo kossovaro ha inoltre richiesto che non facciano più parte della KTA tutti coloro i quali sono responsabili di aver preso decisioni che hanno creato confusione e bloccato di fatto il processo delle privatizzazioni.

Blocco che invece i rappresentanti internazionali attribuiscono al confuso quadro giuridico generale nel quale il processo di privatizzazioni si colloca. Molti dei funzionari internazionali facenti parte del KTA si sono infatti rifiutati di continuare il proprio lavoro sino a quando non venisse loro concessa un'immunità internazionale su quanto stavano portando avanti, temendo di dover rispondere personalmente in qualche tribunale non kossovaro di quanto compiuto in Kossovo.
Una settimana di discussioni fra i rappresentanti del trio UNMIK-UE-KTA nella sede dell'ONU a New York per chiarire la situazione legale dell'intero processo non e' stata sufficente per arrivare ad una conclusione e nemmeno per far credere ai kossovari che il processo di privatizzazione verrà riavviato. Secondo informazioni pubblicate dalla carta stampata kossovara le Nazioni Unite avrebbero invitato i rappresentanti di UNMIK, Unione Europea e KTA a non toccare le leggi serbe e ad identificare con chiarezza lo status delle aziende che partecipano alle gare d'appalto. Contemporaneamente gli uffici legali dell'ONU avrebbero richiesto un'indagine sullo status della proprieta' delle 25 aziende messe sul mercato.

Vi è in Kossovo però la diffusa sensazione che invece di chiarire la situazione la visita di Holkeri a New York l'abbia ulteriormente complicata. Se si ritengono valide su territorio kossovaro le leggi serbe si teme sia impossibile arrivare all'individuazione della proprietà delle aziende che si vuole privatizzare.
Bahri Shabani, membro albanese della dirigenza della KTA, ha affermato in questi giorni che molti lavoratori del Kosovo dopo essere stati scacciati dai loro posti di lavoro non hanno fatto in tempo a tenere con sè documenti a sufficenza a dimostrare la proprieta' delle stesse aziende. Poche rimangono allora le prove nelle mani dei kossovari che queste aziende sono proprieta' del Kossovo. Nell'ultimo decennio inoltre moltissimi sono stati i licenziamenti, le discriminazioni e le manipolazioni subite dagli operai albanesi-kossovari e scarso è stato il loro controllo sulle aziende statali.

La risposta dell'UNMIK al governo albanese è stata chiara. Si continueranno ad applicare, secondo il regolamento 1999/24, tutte le leggi pregresse all'amministrazione UNMIK che non risultino discriminanti rispetto a qualche comunità del Kossovo, tra queste anche quelle approvate in seguito al 1989, ed alla deriva autoritaria del governo di Belgrado.
Ma sulle privatizzazioni il governo kosovaro ha avviato un vero e proprio braccio di ferro. Oltre a richiedere all'Assemblea, come già ricordato, di far dichiarare queste leggi non applicabili ha fatto sapere che sta vagliando l'ipotesi di prescindere dalla KTA per portare a termine il processo di privatizzazioni. Affermazioni che certo non sono state gradite dall'Amministratore del Kossovo Harry Holkeri anche perchè l'amministrazione UNMIK ha piena autorità su questo specifico capitolo.
In seno al governo kossovaro vi è inoltre un sospetto: perchè il processo si è arenato proprio una settimana prima dell'avvio del dialogo fra Pristina e Belgrado?

Alle dichiarazioni dei politici kosovari che dietro a questo blocco si nasconde la mano del Belgrado l'amministrazione UNMIK ha fatto orecchie da mercante. Solo una breve risposta da parte di Monique De Groot, portavoce del cosiddetto Pillar IV, che si occupa di questioni economiche. "ll processo di privatizzazione è stato sospeso perchè vogliamo fare chiarezza sul contesto legale nel quale si svolge", ha ricordato, negando poi ogni ruolo di Belgrado in tutto questo e ricordando che "è stata un'azienda privata straniera a far aprire il caso".
Proprio per evitare responsabilità in ricorsi presentati da aziende coinvolte nel processo di privatizzazione Nicolas Lambsdorff, a capo del Pillar IV dell'UNMIK, aveva richiesto all'ONU totale immunità internazionale. Poichè, argomentava Lambsdorff, non si chiama in giudizio l'istituzione ma le persone che la rappresentano e che quindi firmano il contratto di privatizzazione delle aziende. La situazione si complica ulteriormente perchè non è il solo Lambsdorff ad apporre la propria firma alle decisioni prese ma prima di lui lo fanno gli altri 13 membri del consiglio di amministrazione.

C'è in ogni caso sconcerto in Kossovo sul fatto che eventuali dubbi dal punto di vista legale non siano stati chiariti prima dell'avvio del processo. Questo blocco, lo ricordano molti economisti kossovari, rischia di causare enormi danni ad un'economia già fragile. Innanzitutto in termini di diffidenza di imprenditori stranieri ad investire in Kossovo.
Ed anche tra i cittadini kossovari si è oramai radicata una forte diffidenza: nella comunità internazionale e nella possibilità che quest'ultima riesca a risolvere i problemi del Kossovo.

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