Abaco (JD/flickr)

Ieri l'Assemblea dell'Unesco ha bocciato per tre voti la richiesta di adesione del Kosovo. Ma pare solo un incidente, in un percorso già ben delineato

10/11/2015 -  Violeta Hyseni Kelmendi

Ieri il Kosovo ha visto apporre un rifiuto dall'Assemblea dell'Unesco alla propria richiesta di adesione. La maggior parte degli stati che hanno partecipato alla votazione presso la sede Unesco a Parigi hanno espresso un voto a favore della richiesta kosovara: 92 hanno appoggiato la richiesta, 50 si sono opposti e 29 si sono astenuti. Per tre voti però non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria.

A votare contro anche Russia e Serbia, secondo le quali accettare l'ingresso del Kosovo nell'Unesco avrebbe legittimato quella che definiscono l'illegittima dichiarazione di indipendenza del Kosovo e avrebbe danneggiato il dialogo mediato dall'Ue tra Pristina e Belgrado, volto a normalizzare i rapporti tra i due paesi.

Dalla dichiarazione di indipendenza, avvenuta nel febbraio del 2008, il più giovane stato d'Europa è stato riconosciuto da 111 paesi nel mondo, ma non dalla Serbia e da due dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, Russia e Cina. A sorpresa, non tutti gli stati che hanno riconosciuto il Kosovo hanno anche appoggiato la sua richiesta di adesione all'Unesco. Alcuni di questi si sono infatti astenuti, tra questi il Giappone, la Polonia e la Corea del Sud.

Reazioni

Nella sua prima reazione al voto di Parigi, il vice primo ministro e ministro degli Esteri Hashim Thaçi ha affermato che non è possibile bloccare il cammino intrapreso dal Kosovo. "La maggioranza dei paesi del mondo ha votato a favore del Kosovo. Sfortunatamente per soli tre voti non abbiamo raggiunto la maggioranza necessaria. Durante la campagna, sia pubblica che confidenziale, durata negli ultimi dieci mesi, abbiamo dato il massimo ma hanno dato molto anche la gente del Kosovo e i nostri alleati. La strada intrapresa dal Kosovo non può essere bloccata e faremo richiesta per entrare in altre organizzazioni, oltre a riproporre ancora la candidatura all'Unesco", ha affermato.

Le autorità del Kosovo, nel periodo precedente al voto, hanno più volte sottolineato il loro impegno nel proteggere le chiese e i monasteri ortodossi presenti sul proprio territorio, per attenuare i timori e le argomentazioni contrarie espressi da vari paesi rispetto alla possibile adesione all'Unesco. Il primo ministro del Kosovo Isa Mustafa, non più tardi di lunedì, aveva ribadito il concetto per contro argomentare alle affermazioni della Serbia - per la quale il Kosovo è la culla della propria fede cristiano-ortodossa - che aveva affermato che l'ingresso del Kosovo nell'Unesco avrebbe messo a rischio i monumenti ortodossi perché il Kosovo ne avrebbe assunto la gestione diretta.

Secondo il presidente serbo Tomislav Nikolić, quanto avvenuto rappresenta invece un'importante vittoria diplomatica per la Serbia: "E' una vittoria giusta e morale, ottenuta nonostante le condizioni difficili, nonostante non ci fosse il pieno sostegno della maggioranza", ha affermato.

Padre Sava Janjić, monaco serbo-ortodosso presso il monastero di Dečani, che rientra nel patrimonio Unesco, ha ricordato che quanto emerso dalla votazione "Non è ostile a nessuno: a chi mi chiede chi ha vinto, rispondo chiaramente che ha vinto un'opportunità per un giusto dialogo e per rafforzare la fiducia e non hanno vinto le pressioni politiche".

Lezioni apprese

Il comitato esecutivo dell'Unesco ha invitato, il mese scorso, l'Assemblea dell'Unesco ad accettare il Kosovo come membro, benché quest'ultimo non fosse membro delle Nazioni Unite. Le autorità del Kosovo erano ottimiste in merito. Ma cosa si può imparare da questa sconfitta? Secondo Gëzim Visoka, ricercatore presso la City University di Dublino ed esperto di ricostruzione delle istituzioni post-conflitto, "Nonostante il Kosovo abbia fallito per tre voti, la campagna organizzata a favore dell'adesione è stata ben gestita, ha mobilitato l'intera società del Kosovo ed ha riscosso simpatie internazionali. Ciononostante – continua il ricercatore contattato da OBC – le modalità di voto in queste organizzazioni multilaterali differiscono da organizzazione ad organizzazione e questo rende incerti gli esiti. Il Kosovo ha riaffermato che continua a godere del sostegno della maggioranza della comunità democratica internazionale, mentre la maggior parte degli stati che sostengono la Serbia appartengono a differenti orientamenti nel quadro della politica globale".

"Inoltre – continua Visoka - oltre alla vigorosa campagna fatta dalla Serbia per il No, modifiche nelle costellazioni geopolitiche avvengono anche a causa di eventi contingenti. Ad esempio, può essere accaduto che il maggiore interventismo della Russia nel quadro mediorientale abbia spinto alcuni stati che pur avevano riconosciuto il Kosovo ad astenersi o votare contro la sua candidatura all'Unesco. Per questo non si deve confondere il riconoscimento con un continuo sostegno nei forum internazionali. Gli stati votano a seconda dei loro interessi contingenti. Il successo del Kosovo nell'entrare a far parte di numerose organizzazioni internazionali dipenderà dalla sua capacità di coltivare ed espandere relazioni bilaterali su una base continua, non solo con alcune campagne ad hoc".

Interrompere i negoziati?

Il parlamentare dell'opposizione Ilir Deda ha dichiarato che il fallimento del Kosovo è anche un fallimento del processo di Bruxelles volto alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi: "Il Kosovo dovrebbe interrompere immediatamente i negoziati con la Serbia e l'implementazione dell'Accordo sulle municipalità serbe. Inoltre il Kosovo dovrebbe chiarire alla Serbia che sino a quando non viene riconosciuto come stato indipendente non vi sarà alcun dialogo".

Gëzim Visoka argomenta però che il Kosovo non guadagnerebbe niente dalla sospensione del dialogo con la Serbia: "Il dialogo promosso dall'Ue tra Serbia e Kosovo non ha fatto altro che contribuire alla campagna di riconoscimento internazionale del Kosovo e del suo ingresso in organizzazioni internazionali regionali e globali. Alcuni dei paesi che hanno riconosciuto il Kosovo negli ultimi anni hanno esplicitamente citato, tra i motivi del riconoscimento, l'avvio del dialogo tra i due paesi".

"Il Kosovo potrebbe però decidere di modellare la propria agenda presente e futura relativamente al dialogo con la Serbia in modo da costringere quest'ultima a non ostacolare il suo ingresso nelle organizzazioni internazionali” sottolinea Visoka "questo aprirebbe le porte all'ingresso nell'Onu e contribuirebbe a normalizzare ulteriormente le relazioni bilaterali tra Kosovo e Serbia".

Anche se il Kosovo, in settimana, ha fallito nell'entrare nell'Unesco è già riuscito a superare l'ostilità della Serbia e divenire membro di Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e Comitato olimpico e continuerà nel suo percorso di adesione ad altre organizzazioni internazionali.


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