Kosovo, i Pimpson

Kosovo, i Pimpson

Recentissimo frutto dell’ironia sferzante della “meglio gioventù” kosovara, “i Pimpsons” ovvero “the Kosova reality show”, animano gli spazi virtuali di Facebook. Vignette che danno forma a una prospettiva dal basso sulla Realpolitik kosovara, poco rappresentata da notiziari, documenti o reports istituzionali

26/04/2011 -  Zoe Salander Pristina

Com’è possibile parlare della realtà quando tutti stanno recitando una parte? E come si può rompere il velo dell’ipocrisia e della mediocrità che permea la vita politica di una giovanissima nazione, dove “la società è intimidita e più rassegnata che impaurita e in cui la sfera pubblica, invece di fornire un’arena per una cittadinanza attiva e disinibita a forgiare il bene collettivo, guidando e partecipando alle decisioni del governo, sembra essere un luogo ostile”? (YIHR, 2010).

Difficile riuscire a farlo in Kosovo dove la mancanza di una vibrante cultura associativa e lo scarso sviluppo di un senso di cittadinanza e del possesso di diritti contribuiscono al restringimento della libertà di espressione. E dove purtroppo i meccanismi di controllo dall’alto sui media e sulla libertà di espressione sono molto forti, e contemplano anche la minaccia se non l’eliminazione fisica dei giornalisti indipendenti (RSF, 2010).

La satira però può essere l’antidoto giusto all’assuefazione e all’adattamento a una società che, nella realtà dei fatti, non contempla la libertà di espressione come valore anche se apparentemente promuove i valori democratici.

Così, ecco la parodia della celebre serie di cartoni animati americana, i Simpson, opportunamente rinominati The Pimpsons, sottotitolo “Noi ci stiamo fregando il Kosovo, voi pagate. Anche qua coltiviamo e vendiamo banane”.

Il gioco di parole utilizzato per battezzare questa versione kosovara, senza eccessiva ambiguità, si focalizza sulla figura del pimp, il pappone o colui che raccoglie i guadagni di prostitute (Oxford Dictionary) e ne organizza il giro di clienti. Dunque, “i Papponi” sono i personaggi ideati dalla fantasia di questa giovane redazione anonima e ancorata al social network che conta il popolo più vasto del mondo, che vuole semplicemente raccontare una storia non ufficiale ai posteri.

In un avviso pubblico emanato dal cugino balcanico del clown Krusty, viene espressamente detto che il fine dei Pimpson è di raccontare il presente, che un giorno sarà la storia che i bambini di adesso apprenderanno con interesse. Il Krusty di Pristina afferma: “Come storico non ufficiale dell’Accademia delle belle arti e delle scienze del Kosovo, che opera sotto lo sguardo del governo kosovaro (e che lavora senza sosta per noi tutti), io ho l’obbligo patriottico e morale di raccontare di questo luogo e di cosa accade ogni giorno fino a quando qui avremo eroi, milionari, fighetti e stupidi, impudenti, rappresentanti, trafficoni, maneggioni, gangsters, trafficanti, ignoranti, impiccioni, sifilitici e visionari”.

Ma chi sono i personaggi dei Pimpsons? L’album attuale ne annovera venticinque. Il primo e più eminente è basso e tarchiato, lo sguardo torvo e la barba incolta, indossa pantaloncini rossi e una maglietta azzurra con una scritta con il marchio della nota marca di computer “Dell direct effect”; viene presentato come “capo pappone”, oppure “grande capo” oppure “sua altezza reale, il monarca del Kosovo”. Chiara l'allusione che rimanda all’ambasciatore americano Christopher Dell.

Il secondo personaggio dei Pimpson è una sorta di macho muscoloso in tuta mimetica con il distintivo dell’UÇK (Esercito di liberazione del Kosovo), munito di granate e con un kalashnikov in mano. Si chiama “serpente” o “zmija” (serpente in serbo) oppure “shefi” (il capo, in albanese). Molti gli elementi che fanno pensare al primo ministro Hashim Thaci.

Una signorina in veste blu da poliziotta, che rimanda alla neo-presidentessa della repubblica sconosciuta al mondo politico fino a pochissimo tempo fa, figura come “Afi… Afti… Atfi…Fahti…Hitfa…Afhi…Aftifete Jag…Jahg…Ghjaghah…” e in ogni episodio tutti i personaggi che cercano di nominarla, specialmente il Primo Ministro, non ci riescono.

Tutti gli altri Pimpson raffigurano i protagonisti della politica nazionale enfatizzandone le loro caratteristiche o debolezze. I 17 episodi finora pubblicati iniziano dall’elezione di Atifete Jahiaga a presidente della repubblica, preceduta dal breve e incostituzionale mandato del miliardario Bexhet Pacolli.

Le storie dei Pimpson commentano con graffiante comicità le relazioni tra i protagonisti della vita politica o meglio del reality show della politica kosovara.

Si vedono ad esempio alcuni Pimpson in trasferta sulle montagne della Bulgaria, dove il monarca del Kosovo dice al Serpente: “Gang, la nostra riunione qui non è casuale. La Bulgaria è un esempio di crescita veloce in corruzione, traffico di droga e di esseri umani, commercio di armi, estorsione e …il mio preferito… di prostituzione. Siamo qui per imparare dai migliori. Serpente, questa è la tua ultima occasione di salvarti il fondoschiena, se puoi incrementare le entrate con il traffico di droga e di esseri umani, come hai fatto con gli organi, avrai un budget adeguato per pagare gli insegnanti e altri dipendenti pubblici”.

I giochi di battute rivelano una forte rabbia repressa e il desiderio di prendere in giro i potenti da cui molte persone comuni si sentono prese in giro, e di liberarsi con la risata del senso di derealizzazione da reality show.

In questa rappresentazione, i diplomatici internazionali controllano i politici locali, che a loro volta manipolano la società civile in un circuito riverberante, apparentemente senza una via di uscita.

Eppure, l’emergere dell’ironia della satira e la capacità di aggirare abilmente le accuse di antipatriottismo invocando il dovere morale di raccontare questa storia ai posteri, mostrano un sentimento di libertà dissacrante e lucida che forse prima mancava.


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