Vienna

Finalmente la delegazione kosovara e quella di Belgrado si ritrovano faccia a faccia attorno ad un tavolo. Si sono avviati oggi a Vienna i negoziati sullo status futuro del Kosovo. La prima questione che verrà affrontata riguarda il decentramento amministrativo

20/02/2006 -  Saša Stefanović Pristina

Si sono aperti oggi a Vienna i negoziati sullo staus futuro del Kosovo. La settimana che ha preceduto l'avvio dei negoziati è stata caratterizzata da intensa attività dipomatica non solo in Kosovo, dove si andava definendo la composizione della squadra negoziale, ma anche a Belgrado dove rappresentanti del governo serbo hanno dato giudizi molto severi in merito alle voci, emerse da alcuni ambienti diplomatici occidentali, che risultato dei negoziati sarà l'indipendenza del Kosovo.

Momento culminante della scorsa settimana l'incontro del Consiglio di Sicurezza ONU, il martedì, al quale ha partecipato, anche se senza diritto di parola, oltre al Rappresentante Speciale Soeren Jessen Petersen ed al presidente serbo Boris Tadic anche il primo ministro kosovaro Bajram Kosumi.

In Kosovo la maggior parte dei politici hanno espresso la loro soddisfazione per l'incontro e per la nuova legittimità ottenuta dalla istituzioni kosovare. Meno ottimista Veton Surroi, leader di Ora, che ha ammonito i kosovari di svegliarsi nell'impelementazione degli standard perchè alla lunga un clima di stagnazione potrebbe avere un impatto negativo sui negoziati sullo status.

Allo stesso tempo Oliver Ivanovic, parlamentare nell'Assemblea del Kosovo e membro della Lista Serba per il Kosovo, ha affermato come negli ultimi giorni stia riconsiderando la possibilità di ritornare a fare parte delle istituzioni kosovare anche perchè - ha notato - senza la presenza dei serbi nelle istituzioni kosovare è difficile possano essere implementate in modo efficace le decisioni prese durante i negoziati. Ma Ivanovic ha anche specificato di aspettare, prima di prendere una decisione in merito, la luce verde da Belgrado.

In vista dei negoziati per la comunità albanese è stata molto importante la rapida elezione del nuovo Presidente, Fatmir Sejdiu, benvoluto dalla stessa comunità internazionale che lo considera politico capace di mediare e pronto al compromesso.

Poco dopo la sua elezione Sejdiu ha voluto mandare un segnale al Consiglio di Sicurezza, affermando che oltre a seguire il processo sullo status guiderà personalmente "la riconciliazione tra la comunità serba e quella albanese". Ha dichiarato di essere pronto a lavorare con le istituzioni kosovare per affrontare e risolvere i problemi delle minoranze in Kosovo. Sarà effettivamente in grado di farlo? Presto per capirlo. Sicuramente la sua occupazione principale sarà quest'anno guidare la squadra negoziale kosovara a Vienna.

Altro momento intenso della settimana scorsa è stato il dibattito in seno alla delegazione kosovara su chi dovesse guidarla in questo primo appuntamento. Jakup Kraniqi, ex ministro per i Servizi Pubblici doveva coordinarla assieme a Lufti Haziri, attuale Ministro per i Poteri Locali. Ma il primo ha rinunciato all'incarico.

La sua presa di posizione ha rimescolato le carte. Della delegazione dovevano orginariamente fare parte Skender Hyseni, della presidenza del Kosovo, Enver Hoxhaj, del PDK, attualmente all'opposizione, Ylber Hysa, del moviento ORA, anch'esso all'opposizione, Sadik Idrizi come rappresentante delle minoranze e del coordinatore dei gruppi di lavoro sui negoziati Blerim Shala. Più i già citati Haziri e Krasniqi. La presa di posizione di quest'ultimo ha portato all'esigenza o di sostituirlo in tempi brevi o di ripensare all'intera composizione del gruppo negoziale.

Krasniqi non ha fornito molti elementi in merito alla sua decisione se non il dichiarare che a suo avviso avere due coordinatori del gruppo non aveva senso e che aveva dato già il suo contributo al gruppo di lavoro e che riteneva quest'ultima la cosa più rilevante. Ha inoltre chiarito che però non si dimetteva dal gruppo politico della squadra negoziale invitando il proprio partito, il PDK, a nominare al suo posto qualcun'altro. Cosa poi avvenuta con la nomina di Femi Mujota, responsabile in seno al partito del dipartimento sulle amministrazioni locali ed il buongoverno.

Nonostante tutti i media kosovari abbiano lodato gli sforzi compiuti in vista di questo primo momento negoziale la crisi in seno alla delegazione kosovara, legata a quello che sembra un problema marginale, ha sottolineato una volta in più come sia alta la pressione e come si rischia che i suoi componenti non riescano a mediare a sufficenza in merito alle loro personali posizioni politiche e risultino incapaci di far emergere una posizone unica e compatta.

Pur non rendendone pubblici i contenuti i media kosovari hanno inoltre riportato che la scorsa settimana la squadra negoziale kosoavra abbia redatto un proprio documento sul decentramento.

Qualche settimana prima i media serbi avevano reso pubblici i punti principali della posizione di Belgrado sulla medesima questione.

La delegazione di Pristina e quella di Belgrado sanno che avranno solo un giorno e mezzo per affrontare temi estremamente delicati riguardanti i diritti delle minoranze, la protezione dei monumenti culturali e religiosi e la questione del decentramento amministrativo. Quest'ultimo è senza dubbio il punto del dibattito più rilevante.

Il primo incontro dei negoziati verrà condotto dal vice-inviato ONU per lo status Albert Rohan che, la scorsa settimana, si è recato a Belgrado dove ha incontrato il primo ministro Voijslav Kostunica e la presidente del Centro di coordinamento sul Kosovo, Sanda Raskovic Ivic. Non solo, ha incontrato anche i rappresentanti della Chiesa ortodossa serba.

In occasione del Giorno dello Stato, il 15 febbraio scorso, il premier Kostunica ha ribadito come sa inconcepibile che uno ad uno stato democratico ed europeo, quale la Serbia è, possano essere modificati i confini contro il proprio volere. Ogni decisione unilaterale in merito al Kosovo - ha sottolineato Kostunica - implica la violazione del diritto internazionale.

Questa posizione è considerata invece troppo moderata dal leader del Partito Radicale Tomislav Nikolic, che ha affermato che nel caso venisse dichiarata l'indipendenza del Kosovo alla Serbia non resterà altro che occuparlo.

Naturalmente non sono mancate le reazioni in Kosovo. In questo senso l'avvio dei negoziati è fondamentale per far uscire il dibattito dal muro contro muro e la politica, sia a Belgrado che a Pristina, esclusivamente dalla retorica.


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