Femi Benussi

A Trieste una serata - presso un'ex stazione di servizio anni '50 - dedicata alle dive jugoslave che cercarono fortuna sugli schermi italiani. Da sfondo un Dj set che mixerà i successi musicali di Marjana Deržaj, Majda Sepe, Elda Viler, ed altri, spesso affermatisi con cover di brani italiani

28/08/2009 -  Luciano Panella

"Altre dive" del cinema nell'Italia anni '60 e '70; le canzoni italiane delle hit parade di quegli anni tradotte e riarrangiate sull'altra riva dell'Adriatico; una stazione di servizio anni '50 sulle rive di Trieste, firmata da Ernesto Nathan Rogers uno dei BBPR (acronimo che indica il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers), restaurata e trasformata in distributore di cultura.

Sono questi gli ingredienti della serata dal titolo Sylva, Femi, Beba... che Stazione Rogers proporrà a Trieste il prossimo 3 settembre.

Sylva Koscina è forse la più nota, ma non fu l'unica delle bellezze, allora jugoslave, che cercarono fortuna sugli schermi italiani. E non furono solo "B movie".

Femi Benussi, bellezza istriana di Rovigno, nel '66 fu voluta da Pasolini in Uccellacci e uccellini, per poi conquistarsi il titolo di attrice più spogliata del cinema italiano in circa 80 film.

Olga Bisera, bosniaca, fu Felicca accanto a Roger Moore in uno 007 del 1977 (La spia che mi amava). Rajka Juri, croata, regina del fotoromanzo, apparirà nel Ludwig di Visconti e nel famoso strappalacrime L'ultima neve di primavera (1973).

Beba Loncar, belgradese, che giovanissima sarà chiamata da Pietro Germi in Signori e signori, Gran Premio al Festival di Cannes 1966, e poi ritroveremo in numerosi film (L'armata Brancaleone, La ragazza dalla pelle di luna) diventando un volto estremamente popolare, tanto da apparire spesso in televisione, ospite e conduttrice di vari programmi.

Spela Rozin, nata a Lubiana, nel '63 la splendida diciottenne slovena arriva a Roma, chiamata dai produttori di Via Veneto, dimenticabile tentativo di sfruttare il successo del felliniano La dolce vita, diventa poi protagonista di innumerevoli "peplum" e la ritroviamo nel '69 nel kolossal jugoslavo La battaglia sulla Neretva in uno dei più importanti cast mai visto su un set cinematografico (tra gli altri, Yul Brinner e Orson Welles) accanto a Sylva Koscina, ieratica bellezza croata, che aveva esordito in Italia a 22 anni accanto a Totò in Siamo uomini o caporali? (1955) e la cui carriera le regalò titoli importanti come Il Ferroviere di Germi (1955), Ladro lui, ladra lei (1958) e Il Vigile (1960) di Zampa e parti come quella in Vedo nudo, regia di Dino Risi (1969) nelle quali dava il meglio: interprete quasi di sé stessa, come mito senza età.

Un denso montaggio di immagini tratte dalla filmografia della "altre dive", farà da sfondo al Dj set che mixerà i successi musicali di Marjana Deržaj, Majda Sepe, Elda Viler, Irena Kohont, Lidija Kodric, Tereza Kesovija, Gabi Novak, Duo DD, Ljupka Dimitrovska, e che spesso erano cover di brani italiani perché - come ha ricordato in una recente intervista la stessa Gabi Novak, raffinata interprete croata - si ascoltava Sanremo e appena si capiva qual era la canzone migliore si correva in studio a tradurla, riarrangiarla ed inciderla: e il successo era garantito.


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