Un album dedicato alla Val di Resia e alla sua peculiarità linguistica e culturale. I Katalena, famosa band slovena, propongono in chiave moderna antichi ritmi e sonorità di quel piccolo mondo che ama definirsi 'Slavia friulana' e che sottolinea la propria particolarità rispetto alla minoranza slovena in Italia

01/12/2008 -  Anita Clara

Nella remota Val Resia, in occasione della tradizionale festa "Plešamo wkop do lëta 1838!" (Cantiamo insieme dall'estate del 1838) tenutasi durante l'ultimo fine settimana di ottobre, i Katalena, innovativo gruppo punk di Lubiana, hanno presentato il loro ultimo disco Cvik Cvak!, dedicato proprio alla comunità slava di questa valle racchiusa entro i confini italiani.

In un grandioso concerto che ha coinvolto tutte le generazioni, i giovani artisti sloveni si sono esibiti per gli abitanti di Resia con la loro originalissima interpretazione di "Inferno" e di altri 10 brani musicali che audacemente ripropongono filastrocche e canzoni resiane in versione moderna: un omaggio all'origine etnica comune di Resiani e Sloveni, tributato nell'evento che celebrava il 170esimo anniversario di fondazione del gruppo folcloristico Val Resia.

Le genti della Val Resia (1.200 persone sparse in 7 villaggi situati sulle Alpi Giulie Occidentali della provincia di Udine) parlano una lingua protoslava e, insieme alle genti della Valle del Natisone e del Torre, denominano se stessi la "Slavia friulana".

I Resiani non si riconoscono nella minoranza slovena alla quale li fa appartenere la legge nazionale 38/2001 sulle minoranze linguistiche (considerata da molti di essi una forzatura pericolosa per via dell'omologazione del resiano allo sloveno) e da sempre difendono strenuamente la loro lingua con iniziative culturali e turistiche, concorsi di scrittura in resiano e pagine web di approfondimento, rivendicando la loro vera storia e chiedendo ai politici una legittima tutela della propria identità.

Lo scorso 5 novembre una delegazione composta da oltre quaranta Resiani ha manifestato al governatore Renzo Tondo preoccupazione per l'attuale normativa e, stando a quanto riporta il quotidiano locale Messaggero Veneto, il presidente della regione avrebbe risposto promettendo "l'apertura di un confronto sereno e positivo sia con le nostre comunità sia con il governo sloveno".

Per il Friuli Venezia Giulia, l'articolo 2 della legge nazionale 482/1999 prevede la tutela sul territorio della lingua tedesca, friulana e slovena, quest'ultima riconosciuta appunto anche dalla legge 38 del 2001 che, all'articolo 4, introduce l'applicazione delle misure di tutela nei territori dove la minoranza è storicamente presente, ovvero il Carso triestino e le zone di Gorizia e di Cividale.

Entrambe le leggi nazionali menzionano anche le comunità linguistiche storiche presenti in provincia di Udine, ossia le popolazioni della Val Resia, delle Valli del Natisone e delle Valli del Torre, ma le comprendono nella minoranza linguistica slovena.

D'altra parte, la comunità resiana non è nemmeno menzionata dalla legge regionale 26 del 2007 dedicata alle "Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena" che, secondo quanto mette in evidenza il blog www.valresia.splinder.com, all'articolo 16 "affossa definitivamente il resiano a scuola e impone l'insegnamento della lingua e della cultura slovena".

Con l'intento di venire incontro almeno in apparenza alle esigenze dei Resiani, sei consiglieri della maggioranza (PdL, LN e Gruppo misto) hanno proposto alla giunta regionale di intervenire per una specifica salvaguardia delle parlate delle tre valli: attraverso la mozione Tutelare e valorizzare le lingue slavofone della provincia di Udine, denominate natisoniano, po-nasen e resiano, che doveva essere discussa lo scorso 28 ottobre, i sei consiglieri chiedono che l'esecutivo regionale promuova presso il parlamento il riconoscimento della peculiarità culturale e linguistica delle comunità slavofone presenti in Friuli.

Il 28 ottobre però, mentre un gruppo di manifestanti composto da Resiani e "Amici delle Valli del Natisone" si era recato a Trieste per seguire i lavori del consiglio regionale, l'assessore all'Istruzione Roberto Molinaro ha ottenuto di posticipare di 2 giorni l'ordine del giorno. Successivamente, il 30 ottobre, gli stessi firmatari del testo ne hanno rinviato ulteriormente la discussione che a quanto pare si farà non prima di gennaio del prossimo anno.

"Difficile collocare il provvedimento tra le priorità del governo nella complicata fase attuale" ha dichiarato il capogruppo di Sinistra Arcobaleno in consiglio regionale Igor Kocijancic che, comunque, taccia il documento presentato dalla maggioranza di pressappochismo e ignoranza: "E' incomprensibile il fatto che coloro i quali rivendicano con orgoglio l'appartenenza natisoniana, resina e po-nasen, credano ancora ad alcuni consiglieri regionali: come fanno - si chiede Igor Kocijancic - a non intuire che, ove si avverasse quanto scritto nella mozione, avrebbero forse la grande soddisfazione di non essere considerati sloveni, ma anche molte meno risorse per la tutela e i progetti di mantenimento e sviluppo delle loro parlate?".

Oltre 50 studiosi nel mondo si sono interessati e si occupano tuttora della questione linguistica del resiano: le varie teorie concordano sul fatto che si tratta di un linguaggio paleoslavo sviluppatosi indipendentemente rispetto agli altri dialetti sloveni. Ma occorre ancora far luce sul mistero della provenienza dei Resiani: c'è chi sostiene che appartengono ad una stirpe slava a sé stante e lo studioso e scrittore resiano Sergio Chinese ricorda la leggenda sulla provenienza russa del popolo resiano, radicatasi soprattutto perché "a causa dell'unicità della propria parlata, i Resiani sono sempre stati tenuti a distanza, guardati con sospetto e trattati con diffidenza dalle popolazioni contermini".

Eseguendo un'analisi glottologica di tipo statistico, si scopre che attualmente, su 100 parole dette in resiano, 40 sono comuni a tutte le lingue dell'universo slavo; 20 sono puramente resiane; 8 sono uguali al solo sloveno; 30 sono parole resianizzate prese dall'italiano, dal tedesco e dal friulano; 2 sono comuni soltanto ad alcune delle lingue slave.

Uno dei post firmati da Gilberto Barberino sul blog www.valresia.splinder.com sottolinea la netta distanza tra Resiani e Sloveni, confermata più volte dalla storia recente: "Con la Slovenia non abbiamo nulla in comune ... e nei tanti secoli trascorsi non abbiamo vissuto neanche un attimo di storia insieme, uniti, anzi ci siamo trovati gli uni contro gli altri in diverse occasioni. ... nel 1500, durante la guerra tra Austria e Venezia, gli Sloveni si sono schierati con l'imperatore, mentre i Resiani sono rimasti fedeli alla Serenissima; nella guerra 1915/18 Resiani e Sloveni si sono sparati contro lungo tutta la linea del fronte dal Brennero fino al Carso". Per quanto riguarda la Seconda guerra mondiale, lo stesso commentatore scrive: "Non possiamo non dire che siamo stati aiutati a combattere una dittatura allo scopo di darcene un'altra, che ci sono state delle fucilazioni ingiuste e crudeli e che anche Resia ha avuto i suoi infoibati. Non c'è mai stata convivenza, insomma, né qualsivoglia interagire per mezzo del linguaggio. E questo perché l'uno non ha mai capito quello che diceva l'altro".

Oggi come oggi, in Slovenia per lo più si disconosce la realtà di Val Resia.

È proprio grazie alla musica dei Katalena e alla provocazione culturale di Cvik Cvak! che anche nell'ambiente underground di Lubiana si riscopre l'opportunità di avvicinarsi a una delle espressioni artistiche di questa isolata popolazione lontanamente discendente dalla comune famiglia slava.

Il quarto album dei Katalena è interamente ispirato all'eredità musicale resiana, da loro giudicata «ricca e diversa da qualsiasi altra», ed esalta volutamente «un dialetto davvero speciale, la cui grammatica è molto differente da quella dello sloveno, e pieno di parole arcaiche che noi non usiamo più», come scrive la cantante del gruppo Vesna Zornik.

Il risultato per chi ascolta è una fusione di antico e ipermoderno, un lavoro che non conosce barriere tra i generi, pieno di passione, euforia e intensità, capace di portare sui palchi e diffondere in rete qualcosa che rischia ormai di venir perso o destinato a pochi.

Cvik Cvak! era stato presentato per la prima volta al pubblico sloveno lo scorso 28 maggio presso il teatro all'aperto Križanke di Lubiana, in chiusura del famoso festival Druga Godba. "La band Katalena è attualmente una delle migliori o forse la migliore in Slovenia" aveva sancito il giornalista Marko Milosavljevic sul numero di giugno di Vikend magazine, immediatamente dopo il concerto, mentre sulla rivista Stop magazine il critico Miroslav Akrapovic esaltava il fatto che i musicisti avessero scelto di giocare con «il coloratissimo dialetto resiano» raccontando storie poetiche e raggiungendo un effetto "ipnotico" e "seducente".

Nei precedenti 3 dischi, il gruppo si era rivolto alla rielaborazione di vecchi canti locali sloveni: un genere che ha sempre avuto lo stigma di essere estremamente noioso per i giovani, ma che gli azzardati musicisti di Lubiana hanno saputo rinnovare e rendere piacevole e coinvolgente, puntando sullo stile e sulla fantasia.

In Cvik Cvak! i Katalena hanno osato spingersi ancora oltre e, mediante la collaborazione con il produttore Aldo Ivancic, con il quale condividono la fascinazione per la musica di Val Resia, hanno realizzato il loro desiderio di rendere onore a un angolo di terra quasi dimenticato.


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