E' appena uscito un libro di Giulio Marcon su ombre (e luci) del terzo settore italiano. Una parte importante è dedicata all'intervento umanitario, e all'esperienza nei Balcani. Le polemiche sono già partite.

12/09/2002 -  Anonymous User

A partire dal 6 settembre si può trovare nelle librerie il nuovo libro di Giulio Marcon, Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, titolato Le ambiguità degli aiuti umanitari. Indagine critica sul terzo settore, edito da Feltrinelli.
"E' un libro critico - forse in alcuni casi duro - verso una parte del mondo umanitario e del terzo settore: quella parte che ha ceduto alle lusinghe del "parastato" e del "business" e che ha perso alcune delle caratteristiche che dovrebbero essere alla base del lavoro umanitario e sociale: la dimensione etica, la partecipazione volontaria, la motivazione disinteressata" dichiara l'autore.E le polemiche non si sono fatte attendere, ed anzi hanno anticipato l'uscita stessa del libro.
In un lungo articolo pubblicato a fine agosto sul supplemento del Corriere della Sera Io Donna i giornalisti Niccolò D'Aquino e Marzio G. Mian, hanno intervistato non solo Marcon ma anche altri protagonisti del mondo della cooperazione allo sviluppo.
E se su alcuni punti questi ultimi concordano con Marcon su altri lo attaccano duramente. Molto critico Nino Sergi, segretario di Intersos, una delle maggiori ong italiane: "per quanto riguarda i lauti stipendi io, che ho sessant'anni, non ho mai preso più di quattro milioni al mese. Le critiche bisogna documentarle. Si accusa la missione Arcobaleno in Albania e Kossovo solo per un brutto episodio, ma non si sottolinea che nel complesso quella fu un'ottima missione. Quanto all'eccesso di imprenditorialità, noi di Intersos che da dieci anni siamo impegnati in operazioni umanitarie in giro per il mondo ... ci sentiamo ancora dei dilettanti e vogliamo diventare sempre più professionisti".
Maurizio Carrara, Presidente del Cesvi è in parte d'accordo con le critiche di Marcon ed afferma che "le ong non devono diventare agenzie governative, così come gli aiuti umanitari non vanno gestiti con criteri dirigisti ... ma questo non vuol dire che piccolo è sempre bello. Invece è bello quel che funziona". E poi Carrara attacca direttamente Marcon accusandolo di essere stato zitto mentre al governo vi era il centro-sinistra e di essere invece uscito allo scoperto solo ora.
Un altro corposo dossier è stato dedicato all'uscita del libro da settimanale Carta, il settimanale dei Cantieri Sociali. Ed in effetti il terzo settore, il vasto mondo del non-mercato e non-stato, è potenzialmente un bacino di sperimentazione importante per le socialità altre che crescono nei cantieri di pace in Italia e non solo. Ma, come nota Gianluca Carmosino nel primo pezzo del dossier, "ci sono molti "terzi settori", e c'è una divisione profonda, tra chi intende il suo lavoro come ricucitura sociale e chi, invece, ne ha fatto un'industria molto remunerativa".
Lo scrive del resto anche Marcon: "La maggior parte delle organizzazioni del terzo settore non ha elaborato, in questo contesto, strategie di sviluppo economico per il settore non profit tali da far emergere le "alterità" rispetto ai settori dominanti dello stato e del mercato. Nello stesso tempo non ha nemmeno adeguatamente messo in discussione non tanto l'economia di mercato quanto gli indirizzi di fondo cioè il modello di sviluppo delle politiche economiche che aumentano le povertà, le ingiustizie, le diseguaglianze ed erodono i diritti per i quali il terzo settore si batte".

Si tratta senz'altro di analisi condivisibili, e che per lo specifico della cooperazione con i Balcani abbiamo cercato di avanzare anche noi a partire dal bilancio critico sui dieci anni di intervento umanitario fatto nel convegno dell'anno passato a Trento. Insostenibilità, mancanza di autonomia politica e progettuale, scarso collegamento col territorio... erano tutti elementi problematici della presenza non governativa italiana emersi in quel dibattito. Che non abbiamo intenzione di accantonare, ma anzi di riprendere e approfondire nei prossimi mesi anche cercando strade valide per uscirne.
Per ora seguiamo quindi il dibattito che si svilupperà attorno al libro. Una cosa è comunque già emersa. Il mondo del terzo settore, e quindi anche quello della cooperazione allo sviluppo e dell'emergenza internazionale, non è sicuramente abituato ad essere criticato e lo è ancor meno a fare autocritica. Forse perché ci si è sempre nascosti dietro al comodo paravento de "l'importante è fare qualcosa" e di un concetto molto generale ed annacquato di "fare del bene".
"Questo è per me anche un modo per fare un provvisorio "bilancio" di un'esperienza di vita che mi coinvolge ormai, da più di venti anni" dichiara Marcon a proposito del suo ultimo lavoro "e forse pure un piccolo espediente per cercare di produrre "anticorpi" politici, teorici ed etici che possano servire anche nel nostro lavoro quotidiano di organizzazioni".
Buona lettura a tutti allora e, le premesse ci sono tutte, un buon dibattito a seguire.

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