Lunedì scorso l'Osservatorio sui Balcani ha incontrato i propri enti finanziatori. Per fare un bilancio di metà percorso e per individuare le linee di sviluppo future. Pubblichiamo il documento presentato in quell'occasione.

10/07/2002 -  Anonymous User

Potrebbe forse apparire azzardato tentare, a poco più di 18 mesi dal suo avvio, un bilancio di un progetto tanto ambizioso qual è l'Osservatorio sui Balcani. Per le caratteristiche di medio-lungo periodo di tale progetto, per la sua dimensione nazionale ed internazionale, per la complessità del campo di osservazione e di ricerca, per l'oggettiva difficoltà di definire coordinate di lavoro in un contesto nel quale risultano oltremodo inservibili gli schemi interpretativi tradizionali avendo a che fare con scenari per molti versi inediti.

Ciononostante riteniamo doveroso abbozzare una prima riflessione su quanto è stato fatto, più nell'ottica di cogliere le potenzialità del progetto Osservatorio che di un rendiconto vero e proprio che pure è utile e necessario. Questo è possibile grazie alla mole di lavoro prodotta in questo seppur breve lasso di tempo e, ci sia permesso, anche grazie al suo peso specifico, ovvero in termini di qualità delle cose fatte. Lo dicono le relazioni avviate sul piano nazionale, tanto nel mondo della cooperazione e del volontariato quanto fra gli "addetti ai lavori", ovvero i luoghi di ricerca internazionale che si occupano dell'est europeo; lo indicano i rapporti ed i riconoscimenti che vengono dal Ministero degli Affari Esteri, pur in un contesto di revisione critica dell'approccio ministeriale verso l'area balcanica. Lo indicano infine gli apprezzamenti al portale web dell'Osservatorio, come si evince sia dai rimandi dei lettori sia dai contatti con la stampa specialistica e generalizzata.

Prima però di entrare nel merito di questo primo rapporto, vorremmo fissare per un attimo l'attenzione su un aspetto certamente secondario rispetto alla mission dell'Osservatorio sui Balcani, ma non per questo poco rilevante soprattutto dal punto di vista dei nostri donatori.

La valenza nazionale ed internazionale dell'Osservatorio non può nascondere, anzi valorizza, il suo insediamento territoriale. In altre parole sarebbe cieco non cogliere la ricaduta di immagine e di ruolo per la nostra comunità, tradizionalmente ricca di impegno verso i temi della mondialità, laddove centinaia sono le realtà impegnate nella solidarietà internazionale e migliaia le persone coinvolte in azioni di aiuto e cooperazione verso le aree impoverite del nostro pianeta. L'attività dell'Osservatorio sui Balcani aggiunge a questa tradizionale testimonianza il valore della ricerca e dell'approfondimento progettuale, contributi importanti perché altrimenti spesso gli approcci tendono ad essere schiacciati dalla logica emergenziale. La realizzazione dell'Osservatorio in Trentino, resa possibile grazie alla rete di associazioni e di esperienze prodotte sul campo nonché dalla sensibilità politica dimostrata dalle nostre più importanti istituzioni, rappresenta già oggi un piccolo ma significativo patrimonio che testimonia l'attenzione della nostra comunità verso un'area che, malgrado la diffusa rimozione, costituisce il cuore dell'Europa che verrà.

Anche in questo caso non siamo noi a dirlo, è il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, in occasione dell'evento di Sarajevo dell'aprile scorso, a manifestare stupore per il ruolo della comunità trentina in quest'area tanto strategica per il futuro del vecchio continente. Una presenza che potrebbe avere risvolti sotto il profilo economico e culturale di particolare interesse e spessore nell'ottica di un Trentino quale ponte fra oriente e occidente.

Dicevamo della qualità di un approccio che va oltre l'impatto emergenziale, che pure ha la sua rilevanza e necessita di professionalità e lungimiranza. È proprio da qui, dalla necessità di delineare un disegno progettuale verso questa parte strategica dell'Europa, di orientare in questo senso l'azione della cooperazione governativa e non governativa, ma prima ancora di conoscere la terra del vicino, la sua storia complessa (e fors'anche per questo inquietante), quale condizione essenziale per relazionarvisi correttamente, che ha preso corpo l'azione dell'Osservatorio.

Documentazione

Il portale web dell'Osservatorio è già oggi il giornale telematico, finalizzato ai progetti di cooperazione sostenibile verso l'area balcanica, più ricco di informazioni realizzato nel nostro paese. Per le informazioni che vengono aggiornate quotidianamente, grazie alla rete di nove giornalisti-collaboratori presenti in tutti i paesi dell'area in questione, ma anche per il crescente rapporto con i volontari e i cooperatori che operano sul campo. Per le ricerche che vengono realizzate contestualmente nei vari paesi e che permettono un monitoraggio tematico d'area prima solo occasionale o lasciato all'analisi (spesso fuorviante) degli indicatori ufficiali. Per la scelta di non fare concorrenza alle Agenzie giornalistiche specializzate (con le quali al contrario si cerca di collaborare), bensì di scavare dentro le notizie, lungo piste di approfondimento che investono la ricostruzione, la rinascita sociale e civile, le forme dello sviluppo e l'autogoverno, l'elaborazione del conflitto e la riconciliazione, l'instabilità dell'area e le dimensioni geopolitiche. Per orientare chi opera nei Balcani, sul piano della ricerca e dell'elaborazione progettuale, nella valorizzazione delle esperienze di cooperazione comunitaria e sostenibile come nella denuncia degli interventi calati sul territorio e privi di sostenibilità.

Altro elemento importante nell'attività di documentazione e monitoraggio è ARCO - Archivio Cooperazione - il primo data base sul "chi, dove e come" dell'azione non governativa italiana nell'area. In ARCO al momento sono censiti 80 organizzazioni e 140 progetti, ma il lavoro di mappatura è tuttora in espansione e trova interesse nelle stesse strutture del nostro Governo che non dispongono neppure loro di un archivio simile. Infine va segnalato il lavoro di censimento e messa in rete delle principali fonti d'informazione sui Balcani, in primis quotidiani e periodici dell'area, disponibili così per la consultazione da un unico portale. Al momento sul portale dell'Osservatorio ne sono segnalati 167.

Tutto questo lavoro ha poi una prospettiva di crescita ulteriore tramite un collegamento organico con il portale che Unimondo-Oneworld, la componente italiana del network internazionale OneWorld supersito per uno sviluppo umano sostenibile, sta costruendo in collaborazione con l'Osservatorio: si tratta del progetto "South East Europe, network in the Balkans", che fornirà accesso in rete e visibilità alle ONG locali tramite un portale multilingue.

La cooperazione nell'area

L'Osservatorio ha un suo target di riferimento, ovvero il mondo della cooperazione con l'area balcanica. Per questo dunque una particolare attenzione viene rivolta a questo mondo, nella messa in rete delle esperienze - è lo sforzo del data base Arco - nell'analisi critica dell'impatto della cooperazione sul territorio, nel fornire stimoli e servizi a chi opera e da ultimo, attività inizialmente non prevista ma poi avviata per la forte richiesta riscontrata, nella formazione.

Di particolare rilievo nazionale sono stati i convegni organizzati nel novembre 2001 a Trento sui "Dieci anni di cooperazione verso i Balcani" e a Padova nel maggio 2002 dove, nel quadro di Civitas, l'annuale fiera dell'economia solidale, si è svolto in un seminario sul tema dello Sviluppo locale nei Balcani. Occasioni di approfondimento che hanno coinvolto numerose realtà di volontariato e Ong, che hanno permesso la tessitura di una rete di relazioni con realtà consortili come ICS e Pluriverso, o di collaborazioni permanenti come quelle avviate con Emmaus International, UISP (Unione Italiana Sport per tutti) e Peace Games, CRIC (Reggio Calabria, Milano), Università di Pavia, Associazione per la Pace (Roma), Accademia Europea (Bolzano), Associazione delle Agenzie della Democrazia Locale (Strasburgo, la rete delle 10 ADL che operano nell'ex Jugoslavia con il patrocinio del Consiglio d'Europa ed in particolare del Congresso dei Poteri Locali e Regionali d'Europa), nonché con decine di esperienze locali di cooperazione decentrata.

Sono stati promossi specifici incontri regionali con i mondi della cooperazione e del volontariato a Padova, Torino, Milano e Bologna. Uno specifico accordo di collaborazione è stato avviato con il CREB, il portale promosso dal Comune di Venezia che mette in rete le attività degli enti locali italiani nell'area balcanica, mentre contatti e collaborazioni sono stati curati con la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Lodi, la Provincia di Parma, la Provincia di Cremona, il Comune di Modena e vari altri enti locali.

Di particolare rilievo la ricerca che sta per essere commissionata dal Ministero degli Affari Esteri all'Osservatorio, in collaborazione con il Centro Studi Politica Internazionale di Roma e ICS. Si tratta di una ricognizione sullo stato della ricostruzione e della cooperazione italiana nell'area, unita all'elaborazione delle linee generali per un progetto che, a partire da una lettura critica dell'impatto degli interventi internazionali sull'area, nelle intenzioni del committente vada ad informare le linee generali della Cooperazione italiana nei Balcani.

La ricerca

Indichiamo qui i tre ambiti di ricerca più importanti sui quali è impegnato l'Osservatorio sui Balcani, attraverso l'elaborazione di dossier, il lavoro giornalistico dei redattori e dei corrispondenti dai Balcani, l'attività di elaborazione seminariale e di confronto tra esperti. A ciascun titolo corrisponde un'articolazione di sottotitoli che vengono sviluppati su diversi piani.

1. L'economia dei Balcani fra deregolazione, privatizzazioni selvagge e criminalità economica. La formazione di Stati offshore e riciclaggio delle vecchie nomenclature. Sviluppo locale ed autogoverno come scelta decisiva per la valorizzazione delle risorse endogene.

2. L'analisi critica della cooperazione internazionale, la sostenibilità dei progetti e la valorizzazione delle culture locali, la ricerca ed il sostegno alle esperienze di relazione comunitaria, di cooperazione decentrata e di diplomazia popolare.
3. L'Europa come prospettiva capace di orientare e qualificare l'agenda politica nei Balcani, sconfiggere i nazionalismi, regolare l'economia ed il rapporto con il territorio. L'Europa come luogo di incontro di tante minoranze, incrocio delle grandi culture d'oriente e d'occidente, e come soggetto politico capace di riaprire una dialettica internazionale altrimenti chiusa nell'unipolarismo. Le reti europee delle città e della società civile.

Nei prossimi mesi, oltre a proseguire su queste tracce di esplorazione, l'Osservatorio intende aprire una quarta area tematica:

4. L'elaborazione del conflitto e la riconciliazione. Una lettura in chiave non solo etnica delle guerre dei dieci anni. Il ritorno ed il costituirsi di istituzioni parallele. Un approccio non economicista alla rinascita economica, sociale e culturale di territori ricchi di identità. Un sostegno ed uno stimolo ad una cooperazione che non sia mera ricostruzione fisica.

Balcani d'Europa

Nel corso del Convegno "I Balcani fra integrazione e disintegrazione", promosso a Padova dall'Osservatorio sui Balcani nell'aprile 2001 come primo momento di presentazione pubblica del progetto, è stata lanciata la proposta di un appello internazionale per l'integrazione dei paesi dell'area balcanica nell'Unione Europea.

L'iniziativa - concretizzatasi nel testo "L'Europa oltre i confini" - ha avuto un impatto che è andato oltre ogni previsione: presentata ufficialmente in settembre in Campidoglio a Roma con Walter Veltroni ed il Sindaco di Sarajevo Muhidin Hamamdzic, è stata al centro delle iniziative per i dieci anni dall'inizio dell'assedio della capitale bosniaca nei primi giorni di aprile di quest'anno, alla presenza anche di Romano Prodi. L'appello e l'evento di Sarajevo hanno rappresentato l'atto politico più importante verso l'integrazione europea di quei paesi, che oggi rischiano, anche per l'involuzione antieuropeistica di molti governi europei, di rimanere ai margini del processo di costituzione della nuova Europa.

Si è aperto così un vero e proprio capitolo di iniziativa politica dell'Osservatorio, laddove si è avviato un percorso che da qui al 2007, cinquantenario del Trattato di Roma, toccherà le capitali balcaniche in un'operazione di monitoraggio permanente del procedere dei meccanismi di integrazione. Dopo Sarajevo saremo infatti nel 2003 a Belgrado e così di seguito, con una campagna che avrà come sfondo il programma -L'Europa dal basso- per la costituzione di una rete europea euro-balcanica di società civile. Tale rete vuole essere la pratica concreta di un'Europa oltre i confini che, nelle relazioni fra comunità ed enti locali, prefiguri una nuova Europa dall'Atlantico agli Urali. Il secondo incontro de L'Europa dal basso si svolgerà già nel prossimo mese di novembre a Firenze in occasione dell'"Europa Social Forum".

8 Luglio 2002

Gli enti promotori

L'Osservatorio compie un anno


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