Aida Begić - dal web

La 33ma edizione del Bergamo Film Meeting dedica un omaggio alla regista bosniaca. Verranno proiettati tutti i suoi lavori, in molti dei quali emergono ragazze determinate, che non hanno paura di prendere posizioni difficili

06/03/2015 -  Nicola Falcinella

È la personale della regista bosniaca Aida Begić l’elemento di maggior interesse, in chiave di Europa del sud-est, della 33° edizione del Bergamo Film Meeting che si apre nella città orobica sabato 7 marzo fino a domenica 15.

L’omaggio rientra nella sezione “Europa: femminile, singolare” con focus su quattro registe donne europee. Il nome più conosciuto è quello dell’inglese Andrea Arnold, autrice di “Red Road” (2006), “Fish Tank” (2009) e “Cime tempestose” (2011). Una regista sempre in concorso a Cannes e Venezia, autrice con il suo ultimo film di una rilettura originale e potente di un classico. Poi l’ungherese Agnes Kocsis (“Fresh Air” del 2006 e “Pal Adrienn” del 2010) e la portoghese Teresa Villaverde (“Tre fratelli”, “I mutanti”, “Acqua e sale” e “Transe”). Quest’ultima, come la stessa Begić, è tra i 13 registi che hanno partecipato lo scorso anno al collettivo “I ponti di Sarajevo” che sarà presentato a Bergamo.

Della Begić saranno proiettati tutti i lavori realizzati finora. I due cortometraggi di inizio carriera “First Death Experience” (2001) e “Sjever je poludio - North Went Mad” (2004), e i due lungometraggi, “Snijeg – Neve” (2008) e “Djeca - Buon anno Sarajevo” (2012), tutti presentati e premiati a Cannes. Ancora l’episodio “Album” facente parte del progetto per il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale e “Otel(o)” realizzato per l’omnibus “Do Not Forget Me Istanbul” (2011), una sua opera non legata alle vicende di Sarajevo e della Bosnia.

La regista, classe 1976, è una delle interpreti più originali e lucide del dopoguerra del suo paese, una delle autrici di punta del nuovo cinema bosniaco emerso negli anni 2000 e che ha come capofila Danis Tanović.

Bergamo Film Meeting

Begić ha dato voce alle periferie e ai villaggi, raccontando la vita di chi resta e i sogni di futuro dei giovani. Da un realismo che sconfina nel surreale dei primi corti, la regista è passata a un realismo poetico e poi un realismo più duro, diretto e, in un certo senso arrabbiato.

La Rahima di “Djeca - Buon anno Sarajevo” è una giovane donna (velata come Alma, protagonista di “Snijeg”) orfana che rinuncia a tutto per il bene del fratello più piccolo. Una regista delle ragazze determinate, che non hanno paura di prendere posizioni difficili o impopolari (nel primo lungometraggio le donne di un villaggio isolato devono decidere se vendere tutto e andarsene o restare a lavorare la campagna e mantenere il legame con la terra dei loro avi), che non si chiudono nella scelta del velo ma ne traggono forza. Un Islam che si potrebbe dire identitario e non fanatico e mai estremista. Una visione della Bosnia complementare a quella della collega e quasi coetanea Jasmila Zbanić, non meno decisa nel denunciare ciò che non va nel suo paese, la giustizia non fatta e le prospettive che non ci sono.

Nel concorso internazionale del Bfm, tra sette film che saranno votati dal pubblico, c’è invece il turco “Neden Tarkovski olamiyorum… - Why Can’t I Be Tarkovsky?” di Murat Düzgünoglu, documentarista all’opera prima di finzione. Una commedia brillante e malinconica su un regista trentacinquenne costretto a girare film televisivi per sopravvivere. Il ritratto di un perdente, tra sogni ambiziosi e i quotidiani scontri con la realtà che producono effetti tragicomici. In parte greco per via della coproduzione è l’interessante lettone “Modris” di Juris Kursietis, romanzo di formazione su un diciassettenne dipendente dal gioco d’azzardo e alla ricerca di un padre che non ha mai conosciuto.

Tra i documentari della sezione “Visti da vicino” c’è “Waiting for August – Aspettando agosto”, produzione belga della romena Teodora Ana Mihai.

Completano il ricco programma della manifestazione la retrospettiva “Il polar. Nascita e formazione di un genere”, la sezione “Dopo la prova: schermi e palcoscenico” sui film che hanno a che fare con il teatro, la personale dell’animatore ceco Pavel Koutsky. Oltre all’immancabile Fantamaratona e al Kino Club per i piccoli spettatori. 


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