La sede della Corte europea per i diritti dell'uomo

La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha definitivamente respinto il ricorso di Krstina Blecic, cittadina di origine serbo montenegrina che chiedeva la restituzione della proprietà persa in Croazia durante la guerra. Le reazioni delle organizzazioni per i diritti umani e dell'Osce

09/03/2006 -  Andrea Rossini

Krstina Blecic ha perso la sua battaglia. Ieri, a Strasburgo, la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha respinto il ricorso dell'ottantenne cittadina di Zara di origine serbo-montenegrina, che chiedeva la restituzione dell'appartamento confiscatole durante la guerra.

Nell'estate del 1991 la Blecic, che viveva a Zara dal 1953, si era recata a Roma per visitare la figlia. Il conseguente assedio e bombardamento di Zara da parte di truppe della JNA (esercito jugoslavo) e della Repubblica serba di Krajna, le impedirono di fare rientro a casa come previsto. Essendo l'appartamento rimasto temporaneamente vuoto, le autorità croate avviarono un procedimento per cancellare il diritto della Blecic a mantenere la propria abitazione. La casa era stata assegnata alla Blecic in "proprietà sociale", un istituto del diritto jugoslavo che permetteva agli assegnatari e ai propri eredi di godere dell'utilizzo di un'abitazione a vita. Nella battaglia giudiziaria che ne seguì, dopo aver esaurito i ricorsi interni, la Blecic si rivolse alla Corte di Strasburgo. Dopo che in primo grado (luglio 2004) non erano state riscontrate violazioni, ieri la "Grand Chamber" della Corte Europea ha statuito, senza entrare nel merito, che la Convezione Europea per i Diritti dell'Uomo non si applica nel caso Blecic ratione temporis. La Croazia ha infatti aderito alla Convenzione solo nel 1997, mentre il caso della signora di Zara sarebbe iniziato (e finito) prima.

"Non capiamo per quale motivo i giudici abbiano prima deciso di accettare la riapertura di un caso per poi dichiararlo inammissibile", afferma Massimo Moratti, nostro collaboratore e direttore dell'ICHR, organizzazione per i diritti umani basata a Sarajevo. "I giudici non hanno neppure preso in considerazione il merito della questione, che era il motivo per cui il caso è stato portato in appello. Hanno considerato che la Convenzione non si applica perché gli eventi si sono verificati prima del novembre 1997, entrando così in contraddizione con la stessa decisione di ammettere e giudicare il caso in prima istanza. La decisione finale delle corti croate sul caso Blecic, peraltro, è dell'8 novembre 1999, data della sentenza della Corte Costituzionale, quindi i termini vanno ben oltre l'entrata in vigore della Convenzione. In questo modo Strasburgo ha semplicemente deciso di non decidere sulla questione cruciale della cancellazione dei diritti di proprietà di sfollati e rifugiati in Croazia".

Durante i conflitti in ex Jugoslavia, le diverse autorità cercarono in vario modo di cancellare i diritti di proprietà sociale di quanti fuggivano per la guerra. Nella gran parte dei casi, chi fuggiva apparteneva alle minoranze. Terminati i conflitti, in Bosnia Erzegovina, Kosovo e Serbia Montenegro fu garantito a rifugiati e sfollati di riacquisire i propri diritti di occupazione. In Croazia questo non è avvenuto, e circa 30.000 famiglie, per la maggior parte di origine serba, hanno perso i propri appartamenti. La signora Blecic rientra in questo gruppo, ed è stata la prima a portare il proprio caso di fronte alla Corte Europea di Strasburgo.

"Noi, come ICHR, sosteniamo che nella regione vadano applicati gli stessi standard in termini di restituzione della proprietà. In altri termini, quello che va bene per la Bosnia Erzegovina deve andare bene anche per la Croazia", sostiene Moratti.

La decisione della Corte non è passata in maniera indolore. Il verdetto finale è stato di undici voti contro sei, con opinioni fortemente dissenzienti riportate in calce alla sentenza. Il giudice Zupancic, ad esempio, ha sostenuto laconicamente che "o la decisione della maggioranza è incomprensibile sotto il profilo logico, oppure è stata assunta per un dettaglio tecnico non convincente o, infine, per una combinazione di questi due elementi".

"Se questa sentenza fa giurisprudenza - afferma ancora Moratti - potrebbe cancellare tutti i diritti dei serbi di Croazia che avevano case in proprietà sociale".

L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) non ha per il momento rilasciato alcune dichiarazione ufficiale sulla vicenda. La portavoce dell'Osce in Croazia, Antonella Cerasino, ha tuttavia dichiarato a Osservatorio sui Balcani: "Non crediamo che il risultato del caso Blecic chiuda la porta ad altri casi. Il punto importante per noi, però, è che la Croazia ha avviato un'iniziativa concreta, il cosiddetto programma "Housing Care", per affrontare questo problema, costruendo alloggi alternativi per le famiglie rimaste senza casa. Si tratta di due progetti distinti, uno destinato alle aree direttamente colpite dalla guerra ed uno alle aree urbane. Entrati in vigore rispettivamente nel 2001 e nel 2003, hanno cominciato ad essere realizzati nell'autunno 2005".

"Sinora sono state accolte 9.000 domande sui 30.000 casi potenziali - continua Antonella Cerasino - e l'Osce interviene presentando alle autorità una lista di casi considerati prioritari. Gli appartamenti originari per la maggior parte non possono essere restituiti, perché ormai già assegnati ed occupati da altri. Il governo non ha neppure i mezzi finanziari per sostenere eventuali procedure di compensazione. L'Osce riconosce tuttavia che il governo croato si sta impegnando seriamente per risolvere il problema, e sono stati già stanziati i fondi per la costruzione di nuovi alloggi. Ovviamente ci vorrà tempo, ma da parte nostra continueremo a spingere in questa direzione."

Saranno le autorità croate a stabilire di volta in volta se i richiedenti hanno i requisiti per accedere al programma Housing Care. La conclusione del caso Blecic lascia aperto l'interrogativo sollevato dall'ICHR: come è possibile che gli stessi diritti, calpestati allo stesso modo nelle diverse regioni, vengano declinati in maniera diversa?

Vedi anche:

- Croazia: il caso Blecic e il ritorno dei profughi

- Il diritto al ritorno nella ex Jugoslavia: il caso Blecic contro Croazia


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!

I commenti, nel limite del possibile, vengono vagliati dal nostro staff prima di essere resi pubblici. Il tempo necessario per questa operazione può essere variabile. Vai alla nostra policy

Commenti

Log in or create a user account to comment.