Muri d'Europa, in Croazia il prossimo?

15 ottobre 2015

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“Sono convinta che in futuro sarà necessario costruire un qualche tipo di barriera o ostacolo fisico [alla frontiera]. Ma non affrettatevi a fare confronti con Srebrenica o con i campi di concentramento [...]. Mi piacerebbe evitarlo, ma non vedo in che altro modo sia possibile difendersi”. 

La dichiarazione della presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović al quotidiano zagabrese Jutarnji List rilancia la questione migranti e rifugiati nel pieno di una campagna elettorale – quella in vista delle elezioni politiche del prossimo 8 novembre – il cui risultato, come scrive il corrispondente OBC Sven Milekić, si prospetta estremamente incerto e combattuto.

A giocarsi la vittoria finale l'Unione democratica croata (HDZ) della presidente - oggi all'opposizione, ma in testa nei sondaggi - e i socialdemocratici del premier Zoran Milanović.

Come prevedibile, la questione rifugiati (secondo il ministero degli Interni di Zagabria attualmente sono 4-5mila al giorno i profughi che ogni giorno entrano dal confine con la Serbia e poi transitano verso l'Ungheria) è al centro del dibattito politico e potrebbe condizionare pesantemente l'esito delle elezioni.

“Non possiamo prenderci cura di altre persone. Non voglio che la Croazia si trovi nella posizione di dover chiudere le frontiere a causa dell'alto numero di nuovi arrivi di migranti”, è l'argomentazione della Grabar-Kitarović a favore dell'“ostacolo fisico”.

Il premier Milanović, pur accusato dai critici di essersi avvicinato a posizioni populiste per recuperare lo svantaggio, ha recentemente ribadito alla tv pubblica croata il suo sostanziale “no” alla costruzione di un nuovo muro. “Spero che non ci costringeranno a seguire l'esempio di chi innalza barriere. Per me questo rappresenta la soluzione più estrema messa sul tavolo”.

Mentre in Croazia si discute, il governo della vicina Ungheria ha annunciato di aver quasi completato la nuova barriera anti-migranti al confine croato-ungherese, dopo aver già srotolato rete e filo spinato sui 175 chilometri della frontiera tra Ungheria e Serbia.


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