I giornali croati versano allo stato tasse altissime, le più alte d'Europa. Qualcosa pare stia cambiando ma per alcuni giornali potrebbe essere troppo tardi. Tra questi anche lo storico settimanale Feral Tribune, al quale la redazione di OB esprime piena solidarietà

11/06/2007 -  Drago Hedl Osijek

È certo che il premier Ivo Sanader durante il suo mandato che termina quest'autunno non manterrà tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale riguardanti la diminuzione dal 22 al 20 percento dell'imposta sul valore aggiunto (IVA). Ma - pare già in questo mese - potrebbe annunciare che l'IVA per i giornali sarà diminuita a partire dal prossimo anno, e forse addirittura eliminata del tutto. Questo potrebbe essere reso noto in un grande incontro, al primo Forum dei media dell'Europa sud orientale, che sotto la guida del presidente Stjepan Mesic si terrà a Zagabria il 27-28 giugno.

Gli analisti ritengono che Sanader non lo faccia solo sotto le pressioni dell'Europa, ma anche per il fatto che in questo modo desidera ingraziarsi gli editori dei giornali e forse fare in modo che nella campagna elettorale, che partirà a breve, non siano troppo critici nei suoi confronti e nei confronti del suo partito.

Le tasse che gli editori croati dei giornali versano allo Stato sono in assoluto le più alte d'Europa. In Italia i cui cittadini sicuramente hanno più potere d'acquisto dei croati, questa tassa è solo del 4 percento, e in alcuni paesi, come la Gran Bretagna, il Belgio, la Danimarca o la Norvegia, gli editori della carta stampata e delle riviste non versano alcuna tassa allo Stato. In Croazia è così quando si tratta di libri, ma per i giornali questo non vale. Così l'alta percentuale dell'IVA, ovviamente, si ripercuote sul prezzo dei giornali, che in Croazia, tenendo presente lo standard dei cittadini, sono molto alti. Il prezzo dei quotidiani è di sei kune (circa 82 centesimi di euro), mentre i settimanali sono il doppio più cari. In un mese chi compra solo un quotidiano al giorno e solo un settimanale spende più di 30 euro. Una cifra alta se si considera che la paga media in Croazia nel mese di aprile di quest'anno era di soli 585 euro.

Ma la riduzione o l'eliminazione dell'IVA sui quotidiani e le riviste per alcuni editori potrebbe arrivare troppo tardi. Il settimanale "Feral Tribune" nel suo ultimo numero ha annunciato che il proseguimento della sua pubblicazione è stato messo seriamente in questione, tenendo presente che come piccolo editore non è in grado di pagare allo Stato una tassa così alta. Di recente lo Stato ha bloccato il conto corrente di questo settimanale a causa del debito relativo all'IVA che è salito fino a circa mezzo milione di kune (poco meno di 70.000 euro) e a causa di ciò i giornalisti già da tre mesi sono senza stipendio. Ma il Feral avverte che lo Stato, pretendendo il pagamento del debito dagli editori della carta stampata, si comporta in modo selettivo. Al quotidiano filo governativo "Vjesnik" l'IVA è stata condonata interamente, mentre al quotidiano "Slobodna Dalmacija", prima che venisse privatizzato, è stato condonato un enorme debito relativo all'IVA, del valore di 20 milioni di kune (circa 2,7 milioni di euro).

Il Feral potrebbe essere così la prima vittima dell'IVA troppo alta sui giornali. Anche perché dal governo fanno sapere che la riduzione o l'eliminazione dell'IVA per gli editori della carta stampata non sarà retroattiva, per i vecchi debiti, e poi perché le nuove disposizioni inizieranno dal primo gennaio del prossimo anno. Quanto le tasse per i giornali in Croazia siano incomprensibilmente alte è indicato anche da un dato secondo il quale ovunque in Europa la percentuale dell'IVA è significativamente inferiore a quella di base, solo in Croazia è uguale: 22 percento.

Secondo alcune ricerche in Croazia i quotidiani sono acquistati solo dal sette percento della popolazione. Le tirature dei giornali sono basse e il numero delle copie vendute è in drammatico calo e lo scorso anno la riduzione della tiratura è stata del 16,6 percento. Questi fatti non sono ascrivibili solo all'influenza dei nuovi media, come Internet, che per molti croati rappresenta la più frequente fonte di informazione al posto della stampa. La maggior parte dei giornali può essere letta anche in Internet, e la comparsa dei giornali gratuiti (per esempio Metro) ha diminuito la vendita dei giornali. Ma la stessa cosa avviene anche in Slovenia, dove però non si registra un calo così drammatico della tiratura, al contrario - gli editori dei giornali lo scorso anno hanno segnato un aumento delle vendite del 19,4 percento. E' il prezzo dei giornali, del tutto sproporzionato rispetto al potere d'acquisto dei cittadini, a rappresentare il motivo principale dello scarso acquisto dei quotidiani croati.

"È vero che la Croazia oggi ha la percentuale di IVA sui giornali più alta d'Europa, e forse del mondo intero e il governo sta considerando la possibilità che venga ridotta", ha dichiarato in una dichiarazione per lo zagabrese "Jutarnji list" il portavoce del governo Ratko Maček. Egli ha aggiunto che al ministero delle Finanze si stanno già facendo i conti per capire quanto la riduzione dell'IVA possa influire sulle entrate del bilancio statale.

Ma la grande questione è se l'eventuale riduzione o eliminazione dell'IVA sulla carta stampata avrà riflessi anche sui prezzi dei giornali. È difficile aspettarsi che ciò accada, perché gli editori dei giornali o sono al limite tra il guadagno e la perdita o sono già schiacciati dai debiti. Quando, due anni fa, il governo tolse l'IVA sui libri, ci si aspettava che ciò potesse far diminuire prezzi incomprensibilmente alti. Ma questo tuttavia non è accaduto, perché gli editori, almeno così affermano, a prescindere dall'assenza dell'IVA, sopravvivono a malapena.


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