Milan Levar, assassinato nel 2000

Martedì la Commissione Europea ha reso noto il parere positivo ("Avis") all'apertura dei negoziati per l'adesione. L'euforia è mitigata dalle diverse questioni ancora irrisolte. In primo piano, lo stato del sistema giudiziario.

28/04/2004 -  Drago Hedl Osijek

Nel corso di una settimana euforica che ha visto la Croazia ricevere la risposta positiva della Commissione Europea alla richiesta di ingresso nella UE, che apre la strada alla concreta possibilità di diventare Paese candidato nel giugno prossimo, emergono simbolicamente due vicende legate al recente passato. Lo Stato croato ha assunto la responsabilità per l'assassinio del testimone del Tribunale dell'Aja Milan Levar, ma ha rifiutato di riconoscere il proprio coinvolgimento in un'altra pesante vicenda - l'assassinio della famiglia serba Zec, avvenuto a Zagabria nel 1992.

Giovedì scorso, 22 aprile, il Procuratore Generale dello Stato Milan Bajic ha firmato un accordo con il legale della famiglia Levar nel quale riconosce la responsabilità della Repubblica di Croazia nella morte di Milan Levar, avvenuta quando ignoti hanno piazzato una bomba nel giardino della casa del testimone a Gospic, il 28 agosto del 2000.
Due giorni prima di questo riconoscimento, martedì 20 aprile, lo stesso giorno nel quale Zagabria ha ricevuto il parere positivo della Commissione Europea, che la incoraggia nelle sue speranze di entrare nell'Unione entro il 2007, presso la Corte Distrettuale di Zagabria si è tenuta la prima udienza del processo che vede i superstiti membri della famiglia Zec citare a giudizio la Repubblica di Croazia per la responsabilità nell'omicidio di Mihajlo, Marija e Aleksandra Zec (che aveva solo 12 anni quando è stata assassinata). Questa vicenda rappresenta una delle più vergognose stragi per le quali lo Stato croato, sotto molti aspetti, porta la colpa.

All'inizio del 1992, Mihajlo Zec, un benestante macellaio croato di nazionalità serba, fu rapito nella propria casa di Zagabria insieme alla moglie Marija e alla figlia Aleksandra, e poi ucciso da membri della polizia croata. Al tempo, la Croazia era in guerra, e omicidi di questo genere non erano insoliti, specialmente vicino alle zone di combattimento. Il caso della famiglia Zec, tuttavia, fu qualcosa di diverso: l'omicidio avvenne nella pacifica Zagabria, e tra le vittime c'era una bambina di 12 anni, fatto che sconvolse l'opinione pubblica croata.
Gli assassini furono rapidamente catturati, ma ancor più rapidamente rilasciati. Malgrado i sospetti Sinisa Rimac, Munib Suljic, Igor Mikola, Nebojsa Hodak e Snjezana Zivkovic abbiano ammesso la propria colpa, furono liberati per regole procedurali. La loro confessione non fu raccolta in presenza di un avvocato, e la Corte statuì che la prova era stata assunta in modo illegale. Gli indiziati furono rilasciati, e poiché la legge croata non permette che nessuno sia giudicato due volte per lo stesso crimine, sono ancora tutti liberi. Quando tutto questo avveniva, il Procuratore Generale dello Stato era Vladimir Seks, ora Presidente del Parlamento croato. Esperti forensi indipendenti, al tempo misero in luce il coinvolgimento di Seks nella vicenda, sostenendo che lui era il responsabile della vergognosa decisione di rilasciare i sospetti omicidi. La loro messa in libertà rappresentò la seconda colpa per il Paese. La terza fu che in seguito tributò alte onorificenze militari ad alcuni degli indiziati.

I sopravvissuti membri della famiglia Zec, i figli di Mihajlo e Marija, Dusan e Gordana, e la loro nonna Bosa, che ora vivono a Banja Luka, in Bosnia Erzegovina, hanno citato in tribunale la Repubblica di Croazia, sostenendo la responsabilità dello Stato negli omicidi.
"E' un fatto che la famiglia Zec è stata assassinata da membri della polizia. Al momento del rapimento indossavano uniformi. Si sono recati presso la casa della famiglia Zec in una macchina della polizia. Gli strumenti del delitto erano proprietà della polizia, come pure l'edificio dove sono stati interrogati prima di essere uccisi - dice Maro Miholcevic, avvocato dei sopravvissuti della famiglia Zec. Non ci sono dubbi che lo Stato è responsabile delle uccisioni."

Diversamente dal "caso Levar", nel quale lo Stato ha ammesso la propria colpa concordando il pagamento di una somma di 750.000 kune (circa 100.000 euri) alla famiglia, la richiesta di Dusan e Gordana Zec, di compensazione per la morte dei propri genitori e della sorella, è stata respinta dalla Procura dello Stato. La Procura ritiene che non ci siano prove a dimostrare che la polizia abbia agito durante l'orario di servizio o su ordine di qualcuno. Questo è il motivo per cui il "caso Zec" - diversamente dal "caso Levar", risolto attraverso un accordo - sarà affrontato in Tribunale. I membri della famiglia Zec chiedono una compensazione di 2,16 milioni di kune (circa 300.000 euri). Lo Stato teme che, riconoscendo la propria colpa, possa aprire la strada a una valanga di richieste simili. In effetti, ci sono numerosi casi di esecuzioni di civili commessi da poliziotti o soldati croati, e questo potrebbe costare alla Croazia enormi quantità di denaro.
Milan Levar, poi assassinato, aveva messo in luce proprio questo: le esecuzioni di civili. Lui era uno dei più importanti testimoni del Tribunale dell'Aja nelle indagini contro il generale Mirko Norac, un caso che l'Aja affidò alla giustizia croata. Levar, lui stesso un soldato croato, aveva parlato apertamente e pubblicamente dei crimini commessi dall'esercito croato, agli ordini di Norac, nei confronti di civili a Gospic (sud-ovest della Croazia). Norac fu condannato a 11 anni di prigione per questi fatti, ma ha presentato ricorso alla Corte Suprema.

Levar era costantemente minacciato per le sue dichiarazioni pubbliche, che avevano reso noti crimini orribili. Dopo che aveva testimoniato all'Aja, il Tribunale Internazionale aveva chiesto alla polizia croata di fornirgli protezione, dato che la sua sicurezza era in pericolo. Il Ministro degli Interni richiese la protezione per Levar, ma quegli ordini non arrivarono mai alla polizia di Gospic, che avrebbe dovuto eseguirli. Levar fu ucciso in maniera spregevole: qualcuno, la cui identità è ancora sconosciuta, mise nel suo giardino un ordigno esplosivo, che lo uccise.
"Il "caso Zec" è molto più complicato per la Croazia del "caso Levar" - dichiara un noto esperto legale che preferisce rimanere anonimo. E' un segreto noto a tutti che, all'inizio della guerra in Croazia, membri dell'esercito e della polizia si vendicarono dei civili serbi, come fu il caso della famiglia Zec. Ce ne sono molti di più - e stiamo parlando di migliaia di casi - le cui abitazioni sono state minate e le proprietà distrutte dall'esercito o dalla polizia. Questo è il motivo per cui sarà molto interessante vedere che tipo di decisione prenderà il Tribunale nel "caso Zec". Potremo vedere se la giustizia croata avrà finalmente deciso di fare qualche passo in avanti nella riforma del sistema. Nei fatti, l'attuale stato della giustizia rappresenta uno degli ostacoli maggiori all'ingresso della Croazia nella Unione Europea."

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