Dražen Ciglenečki, giornalista del quotidiano fiumano Novi list, è stato recentemente condannato a pagare una multa di 20mila euro per un editoriale in cui criticava un giudice. I commenti di esperti e giornalisti

15/12/2015 -  Sven Milekić Zagabria

Il tribunale di Zagabria ha emesso lo scorso 25 novembre una sentenza di condanna a carico del giornalista del quotidiano Novi list, Dražen Ciglenečki, che dovrà pagare circa 20mila euro per danni al presidente del Tribunale della contea di Zagabria, il giudice Ivan Turudić. Quest’ultimo infatti ha fatto causa a Ciglenečki per un suo testo del novembre 2014, intitolato “Turudić fa più danni di Šešelj”.

L'articolo è uscito nel periodo in cui i politici croati al parlamento croato e a quello europeo si occupavano intensamente della stesura di una dichiarazione contro le uscite fatte dall’accusato dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra, nonché noto leader nazionalista serbo, Vojislav Šešelj. In quei giorni Šešelj aveva espresso varie dichiarazioni scioviniste e bellicose collegate alla Croazia e quindi i deputati del Sabor avevano lavorato ad un dichiarazione congiunta di condanna alle uscite di Šešelj, e anche del governo serbo che secondo i deputati croati non avrebbe reagito con sufficiente fermezza.

Tuttavia Ciglenečki nel suo testo aveva voluto portare l’attenzione sul giudice Turudić, il quale in quel periodo si era fatto notare parecchio per alcune sue dichiarazioni, ritenute da molti analisti come decisamente politiche. Turudić prima delle elezioni presidenziali croate si era lamentato del fatto che non volessero metterlo a capo della Commissione elettorale di Zagabria a suo avviso perché aveva contribuito ad estradare l’ex membro dei servizi segreti jugoslavi Josip Perković. Inoltre si era lamentato del fatto che il governo in carica lo tenesse sotto intercettazione, salvo poi rifiutarsi di fare denuncia.

Quando il ministro della Giustizia Orsat Miljenić ha deciso di reagire e ha emesso una denuncia penale contro ignoti relativamente a quanto affermato dal giudice, Turudić ha interpretato la mossa come l’ennesimo episodio di persecuzione nei suoi confronti da parte del governo. Da questi episodi Ciglenečki aveva preso spunto per tracciare un parallelo tra i supposti danni fatti dal giudice Turudić in quei giorni e quelli causati da Šešelj con le sue parole.

“I deputati del parlamento anche ieri hanno analizzato le stupidaggini che in grande quantità produce Vojislav Šešelj, degradando in questo modo l’istituzione del parlamento croato. Invece, se proprio devono occuparsi di qualcuno, potrebbero aprire un dibattito su Turudić. E forse anche emettere una Dichiarazione con cui condannare il suo spregiudicato comportamento. Con il suo atteggiamento Turudić arreca sicuramente più danno alla Croazia delle stupidaggini dette da un vecchio criminale di guerra”, aveva scritto nel suo editoriale Ciglenečki.

La giudice Perica Norac-Kevo ha concluso che Ciglenečki nel suo editoriale porta i lettori a far pensare a Turudić “in modo negativo, come se fosse una persona che va condannata moralmente” e in questo modo avrebbe offeso l’onore e la reputazione di Turudić. Secondo la giudice, l’editoriale “contiene informazioni offensive, che non sono state pubblicate in buona fede”, in cui Turudić “viene presentato come una persona negativa”.

Ciglenečki non ha voluto commentare la sentenza e il caso. Turudić si è limitato a dichiarare: "Francamente non so che dubbi vi possano essere quando qualcuno vi paragona ad un criminale di guerra; a me, un volontario della Guerra patriottica [così si definisce in Croazia la guerra degli anni ‘90]. C'è altro da aggiungere?”.

Il commento dell’Associazione croata dei giornalisti

Il presidente dell’Associazione croata dei giornalisti (HND) Saša Leković ritiene però che questa sentenza sia un invito per “gli editori a censurare i loro autori, e agli autori di autocensurarsi”. “L’altro messaggio che invia questa sentenza è che chi sta al potere, in questo caso quello giudiziario, può contare sul fatto che gli viene scontato quello che alle persone normali non vien scontato”, ha aggiunto Leković spiegando inoltre che in questi casi i giudici ottengono indennizzi 4 o 5 volte superiori rispetto a quelli che potrebbero ottenere i comuni cittadini in una causa per offesa dell’onore e della reputazione.

Leković ha ribadito poi che Ciglenečki nel suo editoriale ha riportato solo le sue opinioni, che è poi la funzione dell’editoriale. “Ha riportato le sue opinioni e nessuno dovrebbe essere condannato per aver espresso le proprie idee. Né io né i nostri avvocati vediamo nulla di quanto scritto nella sentenza”, ha detto Leković, aggiungendo poi che Ciglenečki in nessun modo ha comparato il giudice Turudić con Voijsav Šešelj, cosa che invece potrebbe pensare chi ha letto solo il titolo ma non l’intero articolo.

Leković ha poi precisato che c’è un trend preoccupante di sanzioni contro i giornalisti, ma non per gli editori. Per il presidente dell’HND si tratta di un’ulteriore pressione sui giornalisti, perché sotto la minaccia di multe enormi i giornalisti sono costretti all’autocensura.

Il commento di un esperto in diritto dei media

Vesna Alaburić, avvocato specializzato nella difesa di giornalisti ed esperta di diritto dei media, precisa che “coi commenti critici e coi giudizi negativi si possono offendere onore e reputazione di alcune persone”. Tuttavia secondo la Alaburić è sempre importante capire se si tratta di “un commento su un tema di pubblico interesse”. “Nel diritto dei media e nella prassi giudiziaria, compresa quella della Corte europea dei diritti dell’uomo, uno dei capitoli fondamentali è la libertà di esprimere un’opinione e di commentare sulle persone pubbliche e sui temi di pubblico interesse”, ha spiegato l’avvocato.

Secondo la Alaburić il giudice non ha correttamente bilanciato il diritto alla difesa dell’onore del giudice Turudić da un lato e il diritto del giornalista Ciglenečki a poter scrivere su un tema di interesse pubblico. Pertanto il giudice ha indicato come diritto inviolabile la difesa dell’onore, mentre ha fatto capire che la libertà di espressione è un diritto che può essere limitato. Vesna Alaburić ha anche precisato che siccome non c’è un limite formale alla somma richiedibile per danni morali, i rimborsi vanno dalle 30.000 alle 50.000 kune. Ricordando che un indennizzo così alto lo aveva ottenuto in precedenza solo un giudice dell’Alta corte che aveva denunciato un giornalista.

Il presidente dell’Associazione croata dei giudici, Đuro Sessa, ha detto che “non commenta mai le sentenze di primo grado”, aggiungendo che oltre alla nostra legislazione va osservato anche “l’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che non esclude la circostanza dei media”. Questa stessa associazione dopo la pubblicazione del testo di Ciglenečki, nel novembre 2014, aveva chiesto una condanna da parte dell’HND.

La solidarietà

Boris Pavelić, che lavora allo stesso giornale di Ciglenečki, ha espresso solidarietà al collega: “Dal punto di vista dei contenuti la giudice ha completamente mal interpretato il testo di Ciglenečki, accogliendo l’errata formulazione dell’accusa. Ciglenečki non ha comparato Turudić a Šešelj, cosa che nel testo è molto chiara” ha precisato Pavelić "nel suo testo Ciglenečki ha precisamente detto che Turudić con le sue uscite in pubblico ha recato più danno alla Croazia di Voijslav Šešelj in quei giorni, non in generale nella vita”.

Discutibile è poi a suo avviso anche l'entità della pena comminata e così facendo si danneggia economicamente i giornalisti e li si intimorisce. “Si tratta ora di far tornare il delitto d’onore ad una forma democratica”, conclude Pavelić.

Sull’eccesso della pena a cui è stato sottoposto Ciglenečki si è espresso anche Ivica Đikić, redattore del settimanale Novosti. “Non c’è alcun criterio per una multa del genere. In alcuni casi di diffamazione e danni morali si condanna a 20.000, 30.000, 40.000, 50.000. In questo caso 150.000 kune. È evidente che quando si tratta di giudici la cifra sale paurosamente”, ha dichiarato. “Con ciò non si fa altro che inviare il vecchio messaggio ai giornalisti, che in questo paese non va bene scrivere negativamente sui giudici”, ha aggiunto il redattore del Novosti. Đikić ha poi ricordato che il suo ex giornale, il Feral Tribune, noto settimanale croato di satira che ha cessato di pubblicare nel 2008, aveva perso tutte i processi in cui l’accusa era rappresentata da giudici, e che le pene inflitte erano di gran lunga superiori a quelle riservate ai “comuni mortali”.

Infine Toni Gabrić, redattore del portale croato H-alter, ha espresso il suo sostegno a Ciglenečki, affermando di sottoscrivere “ogni singola parola di quel testo”. “Se lo hanno condannato, allora che condannino pure me”, ha detto Gabrić solidarizzando con Ciglenečki e ribadendo che “viviamo in un periodo di gravi violazioni delle libertà e dei diritti fondamentali”.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


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