Drago Hedl

Diversamente da quanto avvenuto in passato, le minacce di morte ricevute dal nostro corrispondente Drago Hedl erano fortunatamente false. Le ha inviate uno dei testimoni del processo Glavaš per attirare l'attenzione sulla propria difficile situazione e sulle pressioni cui è sottoposto

05/12/2008 -  Luka Zanoni

"Sono veramente sconcertato. Si tratta di una storia veramente strana". Raggiunto al telefono Drago Hedl esprime in prima battuta il suo stupore per quanto accaduto. Ieri si è venuti a sapere che la persona che ha inviato a Drago il messaggio con le minacce di morte era Krunoslav Fehir, poliziotto e testimone chiave del processo contro il deputato Branimir Glavaš, e fonte del nostro giornalista per i suoi articoli sui crimini di guerra commessi a danno dei serbi a Osijek tra il 1991 e il 1995, per i quali Glavaš è sotto processo.

"Mercoledì sera la polizia mi ha chiamato dicendomi che avevano identificato la persona che ha inviato il messaggio di minacce. All'inizio, per prassi, la polizia non ha voluto rivelare il nome e cognome dell'uomo in questione, dicendo solo che si trattava di un poliziotto. Poi la cosa è divenuta pubblica. Fehir ha rilasciato una dichiarazione alla polizia, in presenza del suo avvocato, Anto Nobilo, con la quale ha riconosciuto di aver commesso il fatto", ci racconta Drago al telefono di casa, mentre il suo cellulare squilla in continuazione. Numerosi colleghi giornalisti lo chiamano a raffica per farsi spiegare cosa è accaduto.

L'avvocato di Fehir ha dichiarato che il suo cliente ritiene Drago Hedl un amico. "L'obiettivo del messaggio non era di minacciare Drago, piuttosto il mio cliente voleva attirare l'attenzione su di sé e sul suo non invidiabile destino di testimone chiave nel processo per crimini di guerra."

Drago ha detto di comprendere la situazione difficile in cui Fehir deve vivere, e le pressioni cui è sottoposto dall'inizio del processo, ma di non poter giustificare in alcun modo il suo gesto.

Krunoslav Fehir, al tempo in cui furono commessi i crimini, aveva solo 16 anni e faceva parte dell'unità operativa di Glavaš. Oggi Fehir, 34 anni, poliziotto, è il testimone chiave del processo contro Glavaš..

"Fehir ha detto di essere stato sottoposto a enormi pressioni a causa del processo contro Glavaš. In vari casi è stato accusato di aver commesso dei delitti: prima di aver messo una bomba nella stazione di polizia di Osijek, notizia che poi è stata smentita dalla polizia stessa. In seguito è stato accusato da Glavaš di malversazioni in relazione ad un contratto stipulato con la filiale di Osijek della 'Croatia osiguranje'. Anche in questo caso l'assicurazione croata ha poi smentito l'accusa di Glavaš. La cosa curiosa è che Glavaš lo abbia accusato il giorno prima che iniziasse la testimonianza di Fehir", ha precisato Drago.

Le enormi pressioni ricevute da Fehir in questi tre anni e mezzo hanno fortemente compromesso il suo stato psicologico, fino a spingerlo a fare un gesto disperato come le minacce di morte a Drago Hedl. Questa, per Drago, era la quarta minaccia di morte negli ultimi tre anni. D'accordo con la redazione dello "Jutarnji list", giornale per cui lavora come editorialista, Drago si è rivolto alla polizia che lo ha messo subito sotto scorta.

"Adesso la polizia deve fare le sue valutazioni. Ma con un certo sollievo ho accolto la notizia che mi hanno tolto la presenza della pattuglia sotto casa. Quindi niente più scorta 24 ore al giorno. Il mio lavoro adesso può tornare alla normalità di prima. Voglio anche ringraziare la polizia per il veloce e preciso lavoro che ha svolto, oltre che per la discrezione con cui mi ha scortato in questi giorni", afferma Drago.

Riprendendo un antico adagio, si potrebbe dire che "tutto è bene quel che finisce bene". Certo è che sul caso Glavaš le pressioni rimangono. E questa vicenda probabilmente influirà in modo del tutto negativo sul proseguimento del processo. "Il gesto di Fehir gli ritorna come un boomerang. E la cosa più importante è che viene squalificato come testimone chiave. La difesa di Glavaš chiederà di tenere conto del delicato stato mentale di Fehir", conclude Hedl.


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