Croazia e Serbia, rinuncia alle accuse (reciproche) di genocidio?

6 marzo 2013

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Dopo le polemiche seguite alle prime dichiarazioni del nuovo presidente serbo Tomislav Nikolić, e le successive assoluzioni dei generali croati Gotovina e Marakač;(e quella recentissima del generale serbo Momčilo Perišić);al Tribunale dell’Aja, le relazioni tra Serbia e Croazia, segnate negli ultimi anni da un lento ma sostanziale processo di riavvicinamento sembravano di fronte ad un nuovo stallo, se non un'inversione di tendenza verso il gelo.

La prima visita del nuovo ministro degli Esteri serbo Ivan Mrkić a Zagabria, dove il 4 marzo ha incontrato per un paio d'ore il proprio omologo croato Vesna Pusić, è però servita ai necessari chiarimenti e a ridare slancio alle relazioni bilaterali.

Se la Pusić ha ribadito il sostegno croato all'apertura dei negoziati europei della Serbia “passo utile alla stabilità dell'intera regione”, Mrkić ha riaffermato l'impegno di Belgrado a fare “tutto il possibile” per ottenere a breve una data, facendo poi i complimenti alla Croazia per il prossimo ingresso nell'UE e ricordando che Zagabria “fa da pioniere ed esempio” agli altri stati dell'area.

All'ordine del giorno anche uno dei punti più spinosi nei rapporti tra i due vicini: le procedure per accuse di genocidio reciprocamente aperte alla Corte Internazionale di Giustizia.

Entrambe le parti hanno mostrato possibili aperture a non insistere sulla strada di una "soluzione giudiziaria" ai contenziosi lasciati aperti dal conflitto degli anni '90. Secondo la Pusić, la Croazia potrebbe prendere in considerazione la rinuncia al caso (il procedimento dovrebbe aprirsi entro il 2013), ma soltanto in seguito alla risoluzione di alcune delle questioni fondamentali rimaste aperte tra i due paesi.

“Innanzitutto quella degli scomparsi, poi quella dei processi ai sospettati e agli accusati di crimini di guerra [...]", ha dichiarato la Pusić al termine dell'incontro. "Su questi problemi sono già attive modalità di collaborazione tra i ministeri di Giustizia [di Croazia e Serbia] e delle procure di stato”. Una soluzione soddisfacente, secondo il ministro degli Esteri croato , rappresenterebbe il “requisito minimo” per chiudere anzitempo il procedimento legale.

“Convergiamo verso il momento in cui le accuse verranno fatte cadere”, ha dichiarato a sua volta Mrkić. “Per arrivarci, però, è necessario fare ulteriori passi in avanti. Questo naturalmente rimane il nostro obiettivo: non vorremmo che, attraverso accuse reciproche e i susseguenti sviluppi processuali, vengano a crearsi condizioni dannose ad entrambi i paesi”.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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