Poco dopo dopo l'esplosione al municipio di Trpinja (foto D. Hedl)

Due esplosioni nel bacino danubiano e un omicidio nell'entroterra della costa dalmata fanno riemergere le tensioni tra Croati e Serbi di Croazia. Il movente potrebbe essere politico, con l'obiettivo di minare le fragili relazioni tra le due comunità

31/05/2005 -  Drago Hedl Osijek

L'esplosione di tre ordigni che per due notti a fila hanno scosso Vukovar e due villaggi vicini, Borovo e Trpinja, non hanno causato vittime umane e grossi danni materiali. Ma, un grande danno è stato arrecato alle relazioni tra le comunità di questa zona, in cui dopo le pensati distruzioni della guerra e numerose vittime, Croati e Serbi a fatica cercano di costruire una fragile vita in comune.

La prima bomba è esplosa lo scorso weekend nel centro di Vukovar, nella sede del Partito dei Serbi danubiani, mentre le altre due sono esplose davanti alle porte dei municipi di Trpinja e Borovo, due villaggi a meno di cinque chilometri di distanza da Vukovar. In entrambi i villaggi, Trpinja e Borovo, è al potere il Partito autonomo democratico serbo (SDSS). Questo partito ha anche tre deputati al parlamento croato, nel quale appoggia il governo del premier Ivo Sanader.

Sanader, giungendo al potere nel 2003, aveva iniziato a costruire delle buone relazioni con la comunità serba di Croazia. Ma i radicali all'interno del suo partito, Comunità democratica croata (HDZ), non accolto di buon grado una tale mossa, perché credono che coi Serbi si debba tuttora mantenere la distanza.

Le tre bombe nel Bacino danubiano croato rappresentano l'incidente più grave che sia accaduto in questa area dalla fine della reintegrazione pacifica, 15 gennaio 1998. A differenza delle zone occupate della Slavonia occidentale e dell'area della krajina di Knin, che furono liberate mediante un'azione militare da parte dell'esercito croato nelle operazioni "Lampo" e "Tempesta" (rispettivamente maggio e agosto 1995), l'area danubiana croata all'interno della Repubblica di Croazia fu integrata per via pacifica. Fu una delle operazioni più riuscite delle Nazioni Unite, a capo della quale c'era il generale americano Jacques Paul Klein.

Le esplosioni a Vukovar e nei villaggi circostanti sono accadute solo alcuni giorni dopo che in un'altra parte della Croazia, a Karin, nell'entroterra della costa dalmata, non lontano da Zadar, in modo brutale è stato ucciso Dusan Vidic, un serbo di 81 anni. Milorad Pupovac, uno dei tre deputati del SDSS al parlamento croato, ha qualificato questo omicidio come politicamente motivato. Dopo l'esplosione nel Bacino danubiano, Pupovac crede che siano in azione le forze che si oppongono alle buone relazioni tra Croati e Serbi e che, così facendo, desiderano rendere difficile la strada della Croazia verso l'Unione europea.

"La gente è sbigottita e spaventata, ma crede nello stato di diritto. Credono che la polizia troverà è punirà gli esecutori" ha detto Milorad Pupovac.

Il premier Sanader ha ordinato un'intensiva indagine della polizia. Durante l'indagine la polizia ha svolto anche una serie di colloqui informativi coi Croati di Vukovar, tra cui anche una trentina di degli appartenenti all'Esercito croato che nel 1991 difese Vukovar assediata. Tutto ciò ha sollevato una grande insoddisfazione tra i Croati del luogo, e la locale HDZ ha emesso un comunicato in cui esprime stupore per queste procedure.

Il presidente della HDZ di Vukovar e deputato al parlamento, Petar Milinaric, sposa la tesi che dietro le bombe piazzate nel Bacino danubiano ci sia l'estrema destra serba dello stato confinante, Serbia e Montenegro. Il parlamentare mette il relazione il fatto con il recente raduno dei cetnici a Ravna Gora, in Serbia, a causa del quale il presidente Stjepan Mesic ha rinviato la sua visita a Belgrado. Nell'HDZ di Vukovar fanno notare inoltre la creazione del Governo della regione autonoma indipendente (SAO) della Kraijna, all'inizio di quest'anno a Belgrado, che - credono all'HDZ - è la prova che in Serbia continuano ad esistere delle forze che non accettano il fatto che la Croazia ha liberato le zone che durante la guerra del 1991-1995 erano in mano ai ribelli Serbi.

Anche un anonima fonte del Governo croato ha dichiarato al quotidiano di Zagabria "Jutarnji list" che dietro questi attacchi potrebbe esserci la "estrema destra serba". La fonte ha definito ciò come "un atto di deliberata provocazione" il cui intento è "recare danno alla Croazia" prima della decisione sulla data dell'inizio dei colloqui con l'Unione europea. La decisione, infatti, dovrebbe essere presa il mese prossimo, dopo che la procuratrice capo Carla del Ponte avrà consegnato il rapporto sulla collaborazione di Zagabria col Tribunale dell'Aia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Ma una parte dei Serbi del Bacino danubiano con cui abbiamo parlato, considera che dietro tutto ciò potrebbero pure esserci gli estremisti croati, i quali sono non sono contenti del fatto che i Serbi nell'attuale Croazia godano dello status di uguali, e poi del fatto che i rappresentanti serbi al parlamento siano tra i sostenitori del governo del premier Sanader. In modo simile la pensa anche Milorad Pupovac.

"Esistono persone che non si arrendono al fatto che la guerra sia terminata e che i Serbi oggi siano parte integrante della società croata. Io non so che forze siano queste, ma noi avvertiamo questa ondata sotterranea della destra".

Che la situazione delle relazioni tra nazionalità nel Bacino danubiano, un'area in cui c'è la maggior concentrazione di Serbi della Croazia, lungi dall'essere idilliaca, è stato testimoniato anche dalle recenti elezioni amministrative, A Vukovar, durante la campagna elettorale, è stata condotta una vera e propria guerra di messaggi elettorali.
L'HDZ è uscito con lo slogan "per una Vukovar croata", al che l'SDSS ha risposto con "Vukovar è anche la nostra città". Ha fatto seguito la risposta dell'HDZ, che ha ribattuto con la domanda "E perché l'avete distrutta?".

Benché il premier Sanader, conscio dell'importanza delle buone relazioni con le minoranze nazionali, soprattutto quella serba, abbia fatto alcune mosse significative - tra cui anche quella più spettacolare, quando al Natale ortodosso del 2004 si presentò tra i Serbi a Zagabria e fece gli auguri del santo giorno alla maniera tradizionale serba, dicendo "Hristos se rodi" (Cristo è nato) - nelle zone più piccole, come Vukovar o Knin, le cose non procedono nel modo in cui aveva desiderato. Per lui non è un problema mettersi d'accordo a Zagabria coi rappresentanti Serbi, ma quando tali accordi devono essere messi in atto ai livelli più bassi, le cose si ingarbugliano.

Con ciò anche le recenti esplosioni a Vukovar, così come l'omicidio dell'anziano serbo di Karin, sono vissuti da molti come una rivolta alla estrema vicinanza di Sanader ai Serbi, ma anche come messaggio rivolto ai Serbi, che in Croazia esistono forze che non desiderano che i Serbi siano cittadini aventi uguali diritti.

Ecco perché - afferma un rappresentante dei Serbi del Bacino danubiano - nell'ottica delle relazioni serbo-croate sarebbe importante che la polizia trovasse gli esecutori, per far cessare le speculazioni su chi c'è dietro questi fatti. Ma ad una settimana di distanza dalle esplosioni e due settimane dall'omicidio a Karin, la polizia non è ancora riuscita a dare una risposta a questa domanda.


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