Cyprus crisis (foto Shutterstock)

Cyprus crisis (foto Shutterstock )

Le banche greco-cipriote sono nuovamente aperte al pubblico. Un nuovo accordo è stato raggiunto fra la Repubblica di Cipro e la troika a Bruxelles domenica scorsa, ma la condizione d’incertezza permane

29/03/2013 -  Francesco Grisolia

A quasi due settimane di distanza dalla loro chiusura straordinaria, ieri [28/3] le banche greco-cipriote sono state nuovamente aperte al pubblico. Nelle scorse settimane i bancomat hanno funzionato ad intermittenza, permettendo solo prelievi limitati. Misure di sicurezza straordinarie sono state adottate per evitare disordini all’interno e intorno agli istituti bancari.

Nella settimana che sta per concludersi l’attenzione generale è stata concentrata sul nuovo accordo per il salvataggio di Cipro, raggiunto solo poche ore prima che scadessero i tempi della liquidità d’emergenza offerta dalla Banca Centrale Europea agli istituti greco-ciprioti.

L’incontro di Bruxelles fra il Presidente Anastasiadis e la troika è stato un tentativo di mediazione in extremis, dopo il fallimento della missione a Mosca del ministro delle Finanze Michalis Sarris. Di fronte all’indisponibilità russa verso le proposte di Nicosia e allo stallo prodottosi nell’isola, Anastasiadis ha raggiunto Bruxelles consapevole del fatto che l’eventuale mancato accordo avrebbe determinato il collasso economico e la probabile uscita dall’euro della Repubblica di Cipro.

I punti fondamentali del nuovo accordo tra Nicosia e la troika

Caratteristica essenziale del nuovo accordo è che esso non è più un bail-out, ma un bail-in dell’economia greco-cipriota: i titolari di depositi non assicurati (oltre i 100.000 euro) non trarranno beneficio dalla ricapitalizzazione delle banche ma dovranno contribuirvi. In sostanza, si tratta di un piano di salvataggio più gravoso rispetto al precedente, rigettato martedì scorso dal parlamento della Repubblica di Cipro [vedi “Piano di salvataggio o furto del secolo?”].

Il nuovo accordo prevede innanzitutto la ristrutturazione della Banca Popolare (Laiki) e la sua parziale fusione con la Banca di Cipro. La Laiki è destinata alla liquidazione, con il contributo dei possessori di azioni ordinarie, obbligazioni e depositi non assicurati. La Banca Popolare sarà divisa in una “banca cattiva” – che raccoglierà i titoli tossici e sarà chiusa nel tempo – e una “banca buona”, che invece sarà assorbita dalla Banca di Cipro; quest’ultima otterrà liquidità dalla Banca Centrale Europea.

Tutti i depositi assicurati (sotto i 100.000 euro) saranno protetti, nel rispetto delle norme UE. Invece i depositi non assicurati trasferiti dalla Banca Popolare alla Banca di Cipro rimarranno congelati durante la ricapitalizzazione e potrebbero essere successivamente sottoposti a nuove condizioni.

Ricerca dei responsabili della crisi e controlli sui capitali

Gli sviluppi del piano di salvataggio continuano a produrre frustrazione, rabbia e disperazione fra i cittadini greco-ciprioti. La divulgazione del nuovo accordo con la troika ha diffuso ulteriormente la sensazione che l’UE e il FMI stiano operando in modo non solidale ma vessatorio, giustificando, attraverso gli innegabili errori compiuti dal precedente governo greco-cipriota, l’imposizione di un radicale mutamento economico nell’isola.

Al raffreddamento dei rapporti con l’Unione europea si accompagna la volontà di attribuire responsabilità della crisi greco-cipriota. Cosciente di ciò, al ritorno da Bruxelles il Presidente Anastasiadis ha dichiarato di comprendere il “giustificabile senso di rabbia” di molti cittadini e ha annunciato di voler selezionare alcuni investigatori, affidando loro il compito di individuare i colpevoli della catastrofe economica.

Martedì scorso, inoltre, il Parlamento ha richiesto alle autorità competenti una lista con i nomi di coloro che hanno trasferito capitali fuori dall’isola prima del 15 marzo, data in cui l’Eurogruppo ha proposto la tassazione dei depositi bancari.

Prevedendo il rischio di un’ulteriore fuga di denaro alla riapertura delle banche, il Parlamento ha dato al governo greco-cipriota il potere d’imporre alcune misure volte al controllo dei capitali. Il provvedimento non ha precedenti all’interno dell’eurozona, trattandosi di una misura che attribuisce poteri straordinari al ministro delle Finanze e al governatore della Banca Centrale.

Il presidente Anastasiadis, tuttavia, ha precisato che le restrizioni sono “assolutamente temporanee” e che verranno gradualmente ridimensionate. Fra le misure introdotte vi sono limiti sul prelievo di contanti (300 euro a persona, al giorno, per banca), restrizioni sulla creazione di nuovi conti bancari, limiti o divieti sulle transazioni non effettuate in contanti, restrizioni nell’uso delle carte di credito, debito e prepagate, restrizioni nel movimento di capitali, nei pagamenti e nei trasferimenti e, in generale, ogni altra misura che il ministro o il governatore reputino necessaria per ragioni di sicurezza e ordine pubblico.

Una cura che salva o uccide il paziente

È legittimo chiedersi se simili provvedimenti e le condizioni poste dalla troika potranno realmente migliorare le condizioni dell’economia greco-cipriota o, al contrario, finiranno per aggravarle. Non appaiono incoraggianti le parole del ministro del Lavoro, Haris Georgiadis, il quale mercoledì ha affermato che l’economia della repubblica di Cipro entrerà inevitabilmente in una recessione più profonda di quella attuale; di conseguenza, ha continuato il ministro, il governo sente l’obbligo di “assicurare che ogni euro speso per il supporto sociale sia diretto dove vi sia reale bisogno […]”.

La Commissione europea ha deciso, su consiglio del presidente Barroso, di creare una task force che aiuti le autorità cipriote nel ripristino della stabilità finanziaria e sociale nell’isola. I costi umani della crisi prevedibilmente non saranno meno pesanti di quelli economici.


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