Si è concluso una settimana fa con condanne pesanti il processo ai tre ceceni accusati dell'omicidio di Umar Israilov, ex-guardia del corpo di Ramzan Kadyrov, ucciso a Vienna nel gennaio 2009 dopo aver denunciato il presidente ceceno alla corte di Strasburgo

08/06/2011 -  Majnat Kurbanova Vienna

La giuria ha decretato all'unanimità la colpevolezza dei tre ceceni accusati di aver ucciso Umar Israilov, prima guardia del corpo e poi oppositore di Ramzan Kadyrov. Condannato all'ergastolo Ramzan Edilov, che ha cambiato il proprio nome in Otto Kaltenbrunner, organizzatore e principale responsabile del delitto. I suoi due complici, Sulejman Dadaev e Turpal-Ali Ešarkaev, sconteranno rispettivamente 20 e 16 anni. È sfuggito invece all'arresto Leča Bogatyrov, ritenuto l'esecutore materiale del delitto, che avrebbe lasciato l'Austria e si troverebbe in Cecenia, alla guida di un'unità paramilitare.

Il procuratore Leopold Bien, il primo a parlare nel giorno del verdetto, ha dichiarato che Israilov è stato eliminato perché in possesso di materiale compromettente su Kadyrov. All'inizio degli anni 2000, il ventisettenne Israilov faceva parte della guerriglia cecena contro l'esercito russo. Dopo qualche tempo fu catturato dagli uomini di Kadyrov, che lo convinsero con la tortura ad unirsi alle guardie del corpo del leader ceceno. Nel 2004 riuscì a scappare con la famiglia e si rifugiò in Austria, dove due anni dopo ottenne lo status di rifugiato politico e subito si rivolse al tribunale europeo per i diritti umani. Israilov dichiarò che Kadyrov partecipava personalmente a torture e omicidi. Nonostante il leader ceceno sia sospettato di molte violazioni dei diritti umani, si trattava della prima denuncia al tribunale europeo in cui veniva indicato come esecutore diretto. Ecco perché, secondo il procuratore austriaco, Israilov è stato “messo a tacere per sempre”.

Le giustificazioni della difesa

A marzo il tribunale aveva chiesto aiuto alle autorità russe per portare avanti alcuni interrogatori a sospetti complici del delitto. Fra questi figuravano lo stesso Kadyrov in qualità di possibile mandante, il suo consigliere Šaa Turlaev e il presunto killer Leča Bogatyrov. Turlaev, come emerso dall'inchiesta, arrivò a Vienna poco prima dell'omicidio e incaricò Kaltenbrunner di riportare Israilov in Cecenia o, se necessario, eliminarlo.

La richiesta del tribunale austriaco era rimasta senza risposta, quindi non era stato possibile stabilire con precisione il ruolo di Kadyrov, che aveva negato ripetutamente ogni coinvolgimento. In una conferenza stampa per giornalisti stranieri, alla richiesta di commentare le accuse, Kadyrov aveva sorriso e risposto di non avere idea di quello che si diceva "in Australia", aggiungendo poi: “se avessi voluto ucciderlo, l'avrei fatto qui e senza clamore, nessuno l'avrebbe saputo”.

Nel frattempo, la difesa intende fare appello. Rudolf Mayer, uno dei più brillanti avvocati austriaci e difensore di Kaltenbrunner, sostiene che gli imputati non avrebbero mai potuto compiere questo crimine, essendo solamente dei dilettanti. Il solo fatto che si siano parlati al telefono così spesso e a lungo il giorno dell'omicidio dimostra, secondo l'avvocato, la loro innocenza: “solo dei ritardati si comporterebbero così”.

Una sentenza significativa

Nadja Lorenz, avvocato della famiglia di Israilov, ha dichiarato a Osservatorio di essere piuttosto soddisfatta: “La procura intende fare appello e richiedere l'ergastolo anche per Dadaev ed Ešarkaev, ma possiamo già rallegrarci che sia stata fatta giustizia. Sono molto contenta che la famiglia di Israilov abbia trovato in Austria giustizia e una magistratura indipendente”.

Joakim Frank, rappresentante dell'Helsinki Group in Austria e osservatore del processo, ritiene che la condanna rappresenti un segnale importante anche per mandanti ed esecutori di simili atti contro gli oppositori politici: “Il tribunale ha mostrato che in Austria nessuno può liberarsi impunemente di persone scomode”. Inoltre, secondo Frank, le severe condanne inflitte agli assassini di Israilov, colpevoli anche di aver tentato di rapirlo e consegnarlo a delle autorità straniere, indica quanto sia forte in Austria il timore che il governo ceceno stia cercando di ampliare il proprio raggio di azione e di applicare i propri metodi di lotta contro chi la pensa diversamente anche in territorio austriaco.


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