Trafficanti bulgari nel caso del camion con 71 rifugiati morti in Austria

2 settembre 2015

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Con i due arresti effettuati ieri 1 settembre in Bulgaria ed Ungheria, è salito a sette il numero di sospetti fermati per traffico di persone in relazione alla morte di 71 persone, probabilmente rifugiati siriani, i cui cadaveri sono stati rinvenuti lo scorso 27 agosto in un camion abbandonato in Austria lungo l'autostrada A4, non lontano dalla capitale Vienna.

Dei sette arrestati, sei sono di nazionalità bulgara e uno di nazionalità afgana. Gli organi di polizia – sia austriaci che bulgari – non hanno diffuso molti particolari sulle indagini in corso. Secondo le notizie disponibili, però, sembra che i fermati siano “pesci piccoli”, bassa manovalanza all'interno di un'organizzazione criminale - probabilmente di respiro internazionale - dedita al traffico di persone.

Nonostante il flusso di rifugiati e richiedenti asilo sulla “rotta balcanica” sia attualmente attivo soprattutto lungo l'asse Grecia-Macedonia-Serbia-Ungheria, e malgrado la controversa decisione del governo di Sofia di costruire una barriera di filo spinato al proprio confine con la Turchia, la Bulgaria continua ad essere terra di transito per migliaia di persone dirette verso i paesi ricchi dell'Unione europea.

Un fenomeno testimoniato dal numero di persone arrestate ed indagate per traffico di persone: nei primi sei mesi del 2015 la polizia bulgara ha effettuato 123 operazioni speciali contro il fenomeno. Risultato: 243 persone arrestate (84 bulgari e 159 persone di altra nazionalià) di cui 137 ufficialmente imputate e in attesa di processo.

Tra i sette indagati per la morte delle 71 persone (59 uomini, 8 donne e 4 bambini) nel camion in Austria, probabilmente in seguito a soffocamento, due erano già ricercati dalla polizia tedesca per vari reati, tra cui anche traffico di persone.


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