L'aria dimessa del summit Ue-Balcani di Sofia

16 maggio 2018

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Inizialmente era stato concepito come una seconda versione del summit di Salonicco durante il quale, nel 2003, la Commissione europea guidata a Romano Prodi lanciò in modo deciso la prospettiva di integrazione dei Balcani occidentali.

Il summit Ue-Balcani occidentali che si terrà domani a Sofia, Bulgaria, non sembra però riesca a reggere alle aspettative di chi auspica un più convinto allargamento.

Come hanno sottolineato in questi giorni su Balkan Insight Kurt Bassuener e Toby Vogel, nonostante la “nuova strategia” dell'Ue nei confronti dei Balcani occidentali, annunciata in febbraio, e il tour realizzato in tutta al regione dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, accompagnato dal Commissario all'allargamento Johannes Hahn e dalla responsabile della politica estera comune Federica Mogherini, la spinta sembra già esaurita.

È probabile infatti che dal summit non emerga il via libera a Macedonia – ancora bloccata dalla non risolta questione del nome – e all'Albania per l'avvio dei negoziati, prossimo passo necessario alla loro membership effettiva.

Al Summit non saranno inoltre presenti i capi di stato e di governo di tutti i 28 paesi Ue. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha infatti dichiarato che non vi prenderà parte, perché contrario all'invito a presenziare rivolto al Kosovo, di cui la Spagna non riconosce l'indipendenza.

Quasi dieci anni fa, sulle pagine di OBCT il professor Jovan Teokarević scriveva in un articolo in cui si auspicava un nuovo summit di Salonicco: “È giunto il tempo del 'Salonicco II'. Il messaggio principale del 'Salonicco I' era duplice: gli stati dei Balcani Occidentali hanno una prospettiva reale di adesione all’Ue, e la mappa dell'Europa sarà completa solo quando gli stati della regione entreranno nell'Ue. Nel frattempo, questi stati hanno compiuto considerevoli progressi nell'ambito delle riforme politiche ed economiche avvicinandosi all'adesione all'Ue, ma tutto questo ora è stato gravemente rallentato. Per evitare una crisi generale, le idee chiave del summit di giugno 2003 dovrebbero essere rinnovate e arricchite, prendendo in considerazione l’acquisito livello di europeizzazione della regione, così come altri importanti cambiamenti, sia nel vecchio continente che nel mondo”.


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