Madre incinta

Anche in Bulgaria, come in Italia, si è molto parlato del traffico di neonati. Traffico che coinvolgerebbe non solo il nostro Paese ma anche altri Paesi dell'Unione. E mette radici in un profondo disagio sociale.

13/08/2004 -  Tanya Mangalakova Sofia

Tre milioni di euro. E' questa la cifra guadagnata in circa sei mesi da un gruppo di trafficanti bulgari vendendo almeno 25 bambini a Parigi. Lo afferma il quotidiano bulgaro "24 Chassa" che sottolinea come il gruppo era dedito anche alla vendita di organi ed al trafficking di donne poi avviate alla prostituzione.

Dopo le indagini della polizia francese ed i conseguenti arresti l'attività sarebbe stata trasferita in Italia, dove, il 31 luglio scorso, sono entrate in azione anche qui le forze dell'ordine.

Le madri bulgare, per la maggior parte di origine rom, vendevano i propri figli che per cifre che raggiungevano i 17.000 euro. Tra le prime a cadere nelle maglie della polizia italiana la trentaduenne Svetla Mihaylova arrestata dopo aver partorito in un ospedale nei pressi di Milano e dopo aver venduto il proprio bambino. Oltre a Svetla la polizia ha arrestato a Pordenone due fratelli bulgari, Asen e Gancho Angelov Georgiev.

Asse Parigi - Atene - Creta - Germania - Italia - Portogallo
E' da almeno due anni che questo traffico di giovani vite è stato avviato. La polizia bulgara di confine assieme ai colleghi francesi hanno iniziato ad indagare sulla questione nel novembre scorso dopo che una giovane madre aveva denunciato di essere stata privata del figlio poi dato ad una famiglia parigina. "Da allora 11 persone sono state arrestate in Francia, tre delle quali di nazionalità bulgara ed altre tre risultano latitanti" afferma Svetoslav Tanev, a capo del Dipartimento lotta al trafficking della polizia di confine bulgara.

La tecnica era rodata. La donna in cinta veniva portata a terminare la gravidanza nel Paese di residenza della famiglia che voleva acquistare il bambino. Lì veniva fatta partorire in ospedale e ripudiava il figlio a favore di una persona che si dichiarava il padre del bambino (ma che era invece chi lo voleva acquistare. Questo avveniva in Grecia, Francia, Germania, a Creta, in Italia ed in Portogallo. I pozzi si aggiravano in media sui 5000 euro, ma, in alcuni casi potevano toccare anche i 20.000 euro per bambino. La polizia sospetta anche che da alcuni bambini siano stati anche espiantati organi.

Connessione francese
In Francia il traffico sarebbe stato avviato nel 2002. Alcuni cittadini bulgari contattavano rom residenti in Francia che si occupavano di reperire famiglie disposte ad acquistare un neonato. Le madri venivano poi reclutate in Bulgaria. La maggior parte di queste erano con basso livello d'educazione ed appartenevano al gruppo rom ed erano tra i 20 ed i 30 anni. Erano originarie prevalentemente dei ghetti rom nelle città di Sliven, Kameno (sul Mar Nero), Peshtera e Pazardzhik (Bulgaria centrale).

Alle madri i trafficanti promettevano dai 1000 ai 1500 euro, che poi il più delle volte si riducevano a 200-300 euro. Si aspettava sino all'ottavo o nono mese di gravidanza e poi le madri venivano accompagnate n macchina o in furgone verso l'Italia o la Francia. All'andata ed al ritorno i trafficanti utilizzavano passaggi di confine differenti, in modo da non poter essere facilmente identificati. Lo schema era ben organizzato tant'è che anche dopo averlo smascherato la polizia francese ha avuto estrema difficoltà nell'identificare tutti i bambini trafficati.

L'operazione in Italia
Il traffico di bambini sarebbe stato trasferito poi dalla Francia all'Italia seguendo gli stessi schemi. E' quanto commenta la stampa bulgara riportando l'operazione della polizia italiana in seguito alla quale è stato smantellato un gruppo di trafficanti nella Penisola. Le donne incinte partorivano in ospedali italiani e rifiutavano di riconoscere i neonati che venivano invece riconosciuti da falsi parenti. Secondo Ludmil Tenev - funzionario presso l'ambasciata bulgara a Roma - le autorità italiane starebbero indagando anche sugli ospedali dove sono avvenuti i parti. A capo dell'organizzazione vi sarebbe stato un cittadino italiano di origine rom.

Disagio
Il quotidiano "24 Chassa" ha pubblicato un intero dossier sul traffico di bambini. Secondo i giornalisti di quest'ultimo il traffico di neonati avrebbe coinvolto agli inizi prevalentemente la Grecia e si sarebbe poi spostato in Francia a causa delle rigide misure di sicurezza adottate nel Paese ellenico in vista delle Olimpiadi. "24 Chassa" riporta anche qualche intervista. "Perché non ho il diritto di vendere il mio bambino?" si chiede ad esempio una donna rom originaria di Kameno, villaggio sul Mar Nero "siamo in venti e viviamo come maiali. Prima o poi le mosche ci mangeranno". Anche Ognian, 50 anni, della città di Peshtera parla del traffico e descrive di aver assistito a Bordeaux alla vendita di neonati per 500 euro da parte di suoi concittadini. "I nostri bambini sono molto richiesti perché sono molto belli", aggiunge. Nega tutto invece il sindaco di Peshtera, Georgi Patarnichev, al quale non risulta affatto che questo orribile traffico coinvolga anche cittadini della sua città.

Contromisure
Dall'inizio del 2004 sono stati avviati tre processi nei confronti di 5 cittadini bulgari accusati di aver trafficato più di 25 neonati in Francia. Ma sino all'aprile del 2004 il codice penale bulgaro non prevedeva nulla in merito al traffico di bambini non ancora nati. Poi il codice è stato cambiato ed ora rischiano sino a due anni di prigione e multe che toccano i 1500 euro. Non vi sono ancora però state sentenze. La polizia ha inviato a tutti i posti di confine i nominativi delle persone che si ritengono coinvolte nel trafficking e le autorità parlano anche dell'elaborazione di un sistema speciale di registrazione di tutte le donne incinte e dei loro movimenti all'estero.

Vedi anche:
Trafficking in Bulgaria: è guerra di cifre

Dossier: il traffico di esseri umani nei Balcani


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