Bulgaria, la crisi approfondisce le differenze regionali

26 maggio 2015

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Gli anni di crisi economica hanno reso più profondo lo scarto economico tra il sud e il nord della Bulgaria. Citando i dati sullo sviluppo regionale nell'UE, il settimanale Kapital fa il punto della situazione nell'ultimo numero pubblicato.

L'intera Bulgaria ha sofferto il rallentamento globale dell'economia europea. Le regioni settentrionali, già più povere, hanno però pagato un dazio più alto di quelle meridionali (capitale Sofia compresa), che godono di un'economia più solida.

In questi anni, secondo Kapital, PIL, capacità di acquisto ed entrate sono aumentati in termini assoluti. Rispetto agli altri paesi dell'UE, però, la Bulgaria ha segnato un ulteriore ritardo relativo. Oggi tutte le macroregioni bulgare (con l'eccezione di Sofia) risultano nella “top 10” di quelle con la minore capacità d'acquisto nell'UE.

Nella difficoltà generale, le regioni settentrionali si mostrano però più fragili. Nel 2013, ad esempio il tasso di occupazione è rimasto sotto il 40% in sette province bulgare, tutte localizzate a nord della catena dei Balcani. L'economia è rallentata anche dallo spopolamento di queste regioni, che crea un circolo vizioso di mancanza di forza lavoro e basse aspettative di crescita.

Ad approfondire le differenze, anche le scelte strategiche infrastrutturali. Buona parte delle autostrade attualmente in costruzione infatti connettono solo la metà meridionale del paese. Nei prossimi giorni, ad esempio, è atteso il completamento di un nuovo tratto dell'autostrada "Maritsa", che dovrebbe raggiungere il confine con la Turchia. Anche così si spiega il fatto che, se nel sud sono stati investiti circa 12 miliardi di leva (6 miliardi di euro) di fondi europei, al nord questa cifra non ha superato i 3 miliardi di leva.


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