Campagna elettorale - Sofia News Agency

Domani la Bulgaria si recherà alle urne. Probabile una vittoria del Partito socialista che però dovrà poi, per governare, trovarsi dei partner di coalizione. Intanto monta l'onda di Attack, movimento nazionalista che raccoglie i consensi dei delusi, dei perdenti, di chi è uscito "massacrato" da questi 15 anni di transizione

24/06/2005 -  Tanya Mangalakova

Secondo i sondaggi saranno dai 4 ai 7 I partiti in grado di passare lo sbarramento del 4% alle elezioni politiche che domani si terranno in Bulgaria. Altre due elementi emergono chiaramente da queste due settimane di campagna elettorale. E' impossibile sbilanciarsi sulla composizione del prossimo parlamento che risulterà probabilmente come un vero e proprio puzzle di partiti e movimenti, senza vi siano coalizioni forti già definite. Altro elemento è che il partito di maggioranza relativa sarà con tutta probabilità il Partito socialista bulgaro (BSP) ma che non otterrà la maggioranza assoluta.

Dai sondaggi emerge che il 65% degli intervistati avrebbe dichiarato l'intenzione di recarsi a votare. Ma sarebbero ancora molti sia coloro i quali non sanno se recarsi o meno alle urne che chi non ha ancora deciso per chi votare.

Secondo il Centro nazionale per gli studi sulla pubblica opinione la "Coalizione per la Bulgaria" riceverà il 36% dei voti, il Movimento nazionale Simeone II, attualmente al governo, si fermerà al 21% mentre l'UDF, attuale opposizione di destra, otterrà tra l'8 ed il 9%; il Movimento per i diritti e le libertà, che rappresenta la comunità turca, è dato all'8 o 9%; i Democratici per una Bulgaria forte tra il 5 ed il 6%; il movimento Attack tra il 4,5% ed il 5,5%; Nuovi Tempi tra il 4 ed il 5%; l'Unione popolare agricola, coalizioni di partiti che si pongono come rappresentanti delle zone rurali, tra il 3,5 ed il 4,5%. Da altri sondaggi, come quello realizzato dall'agenzia Alfa Research, emergono dati simili.

Chi in coalizione con chi?

Sembra probabile che i bulgari verranno guidati per i prossimi anni da un governo di centro-sinistra. La vittoria del Partito socialista appare scontata ma sarà molto difficile per quest'ultimo definire una maggioranza di governo: chi sceglierà come partner di coalizione? I quotidiani hanno addirittura riportato voci secondo le quali potrebbe essere lo stesso Primo ministro uscente, Simeone di Sassonia Coburgo Gotha, ed il movimento che lui guida, ad affiancare i socialisti al governo con un connubio perlomeno curioso tra ex comunisti ed ex zar.

Secondo analisti e sociologi sembra comunque più probabile che al fianco dei socialisti vi sia il Movimento per i diritti e le libertà, già parte del governo uscente. Sempre che i due partiti, assieme, ottengano la maggioranza assoluta in Parlamento. Tra l'altro il partito guidato da Ahmed Dogan è stato partner a quasi tutti i partiti di maggioranza relativa in questi anni di transizione. Da una parte la sua presenza al governo permette alle istituzioni bulgare di continuare a ribadire che in Bulgaria vi è un alto livello di tolleranza nei confronti delle minoranze, d'altro canto è un movimento che ha come obiettivo primario la protezione dei diritti della minoranza turca ed ha un approccio senza dubbio pragmatico.

Sembra invece impossibile si venga a realizzare un'ampia coalizione di centro-destra dato che i leader di ogni partito di quest'area politica hanno pessime relazioni personali tra loro che hanno causato una esplosione della rappresentanza del centro-destra in molte - e piccole - formazioni partitiche.

Attack, il fenomeno

La grossa sorpresa per le prossime elezioni generali è il movimento nazionalistico "Attack", creato un solo mese fa. Attack si dichiara contro i rom e la minoranza turca, difende la purezza dello stato e della nazione bulgara, difende i valori della chiesa ortodossa e della nazionalità slava. Propone inoltre un referendum su eventuali basi militari straniere su territorio bulgaro, sull'appartenenza alla NATO e sull'appartenenza all'UE. Gli slogan: "Bulgari: facciamoci ridare la Bulgaria", "Attack, per la purga del potere", "Punizione ai saccheggiatori, traditori nazionali", "Ritiro immediato dall'Iraq", "L'economia bulgara, per i bulgari".

Secondo la maggioranza degli analisti politici i potenziali elettori di Attack provengono dagli strati più emarginati della società e condividono un'ideologia sostanzialmente fascista. Attack riunisce persone che si riconoscono nell'intero spettro politico bulgaro, dalla sinistra alla destra. "Raccoglierà il voto di protesta, è un movimento simile al Fronte Nazionale di Jean Marie Le Pen in Francia o all'Unione cristiano-sociale tedesca", si commenta dalle colonne del quotidiano 24 Chassa.

Tra i candidati del movimento alcuni ex membri dell'UDF, quali ad esempio Pavel Shopov e Peter Beron, che nel 1990, quando l'UDF venne creata, ne fu anche il leader. Ma poi anche personaggi più eterogenei come il poeta Petar Manolov, dissidente durante il comunismo oppure il venticinquenne Dimitar Stoyanov, nipote di Radoi Ralin, famoso poeta e dissidente durante gli anni del socialismo reale in Bulgaria. Ad Attack aderiscono anche movimenti che si dichiarano di sinistra come ad esempio l'Unione degli ufficiali in pensione.

Attack pubblicizza le sue idee via internet ed in una trasmissione televisiva, appunto Attack, condotta da colui il quale poi è diventato il leader del movimento, il giornalista Volen Siderov. Quest'ultimo è stato caporedattore del quotidiano Demokratia, il primo quotidiano anti-comunista in Bulgaria, ed è diventato progressivamente uno degli oppositori più ardenti dei leader di centro-destra ed autore di libri nei quali nel dettaglio si descrive la "cospirazione ebraica contro i bulgari ortodossi". E' un ottimo oratore ed una personalità molto carismatica.

Il 22 giugno scorso Attack ha chiuso la propria campagna elettorale nel centro di Sofia, di fronte alla cattedrale Alexander Nevski. "E' lui lo Stato" ripeteva incessantemente un anziano, con in mano la foto di Siderov". Tutt'attorno molta gente e la Valchiria di Wagner che viene suonata ossessivamente ogni 10 minuti. "L'occidente vuole distruggere bulgari e serbi per creare una dorsale verde che colleghi Turchia, Bulgaria e Kosovo. Sono triste perché mio figlio è emigrato degli Stati Uniti, si è fatto un'altra vita". Sul palco uno dei candidati di Attack afferma che sia vergognoso che persone che hanno studiato siano obbligate, a causa della disoccupazione, a recarsi in occidente a fare le baby sitter, le badanti o a fare pulizie.

Poco distane Alexander, 35 anni, programmatore informatico, ha coperto il proprio corpo di bandiere bulgare. Dice di aderire ad Attack perché è l'unico partito che ha richiesto apertamente il ritiro delle truppe bulgare dall'Iraq. In passato aveva votato l'UDF. La sua voce viene coperta dall'uscita sul palco di Volen Siderov. "La prima cosa che farò una volta divenuto deputato?" urla alla platea "battermi perché nel TG sulla televisione nazionale venga eliminata la trasmissione in turco. Perché vi è un vero e proprio genocidio nei confronti dei bulgari nelle aree abitate dai turchi, dove non si può parlare bulgaro". Dal pubblico si è alzato all'unisono uno slogan: "Turchi andatevene!", "Turchi andatevene!".

Poi la fine del comizio. In poco tempo la piazza Alexander Nevski era nuovamente vuota tranne per il luccichio di alcune auto di lusso dei "nuovi ricchi". Coloro i quali sono usciti perdenti da questi 15 anni di transizione se ne erano invece appena andati.


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