Intervista con Azra Dzajic, direttrice dell'Ufficio regionale della Fondazione "Heinrich Böll" sul grande progetto internazionale per la commemorazione di Srebrenica, a 10 anni dal massacro. Nostra traduzione

23/06/2005 -  Anonymous User

Di Faruk Boric, DANI, 17 giugno 2005, (tit. orig. Srebrenica - Sjećanje za budućnost )
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

"Srebrenica ha mostrato le fatali conseguenze delle divergenze nella applicazione della politica estera dei Paesi europei e ha avuto un'influenza positiva sullo sviluppo di una comune politica estera e di sicurezza. Finalmente, si pone la domanda che insegnamento abbiano avuto le Nazioni Unite dagli avvenimenti del 1995: le Nazioni Unite svolgono meglio oggi il loro compito principale - garantire i diritti umani - rispetto 10 anni fa? Di quali strutture e strumenti necessitano affinché in futuro possano meglio assumersi la responsabilità?

In questo ultimo decennio queste domande non hanno perso nulla della loro attualità; sono diventate ancora più importanti a causa degli avvenimenti in Kosovo, in Ruanda o in Sudan. E quindi, tutt'oggi confrontarsi con Srebrenica rappresenta un test sullo stato del mondo.

Anche per l'Europa sud orientale fare i conti con gli avvenimenti di quel periodo è diventato un modo importante per misurare la situazione politica e mentale della società, per misurare i successi e gli insuccessi dei tentativi di democratizzazione durante gli ultimi dieci anni, e pertanto di una normalizzazione dei rapporti fra i Paesi della regione."

Questa è parte dell'introduzione del libro Srebrenica: memorie per il futuro, pubblicato alla vigilia della commemorazione del decimo anniversario del genocidio di Srebrenica, il peggiore crimine di guerra sul territorio dell'ex Jugoslavia. Le opere di eminenti autori, tra cui: Sonja Biserko, Slavenka Drakulic, Vaclav Havel, Susan Sontag, Emir Suljagic, Gojko Beric... sono raccolte in un unico libro grazie alla Fondazione Heinrich Böll, organizzazione tedesca vicina al Partito dei verdi. Il libro è stato pubblicato in inglese, francese, tedesco e in bosniaco/croato/serbo, ma il libro è soltanto una delle attività previste dalla Fondazione Heinrich Böll per la commemorazione del decimo anniversario del dolore di Srebrenica.

Il progetto "Srebrenica: memorie per il futuro" si svolge in sei metropoli mondiali. Così Bruxelles, Washington, Strasburgo, Berlino, Belgrado e Sarajevo nei prossimi mesi saranno all'insegna di Srebrenica: ognuna di queste città ospiterà delle mostre fotografiche documentaristiche su Srebrenica, oltre ad una serie di incontri durante i quali la Fondazione Heinrich Böll offrirà, alla élite intellettuale d'Europa e della regione, un forum internazionale di discussione. Sarà l'occasione per parlare del genocidio di Srebrenica e delle sue conseguenze per la politica e la diplomazia europea.

Politici e intellettuali provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina, dalla Serbia e Montenegro, dalla Croazia, Germania, USA, Olanda e Svizzera oggi, a distanza di dieci anni, valuteranno gli avvenimenti riguardanti l'ex enclave e ciò che è successo al suo interno.

Con questo progetto la Fondazione Heinrich Böll - spiega Azra Dzajic, direttrice dell'Ufficio regionale di questa Fondazione a Sarajevo - spera di fornire un contributo alla posizione internazionale rispetto alle considerazioni politiche e di diritto internazionale che possono essere tratte dal genocidio di Srebrenica, così come al processo di trasformazione delle società postbelliche dell'Europa sud orientale.

DANI: La Fondazione Heinrich Böll da oltre un anno sta preparando questo, direi, grande progetto di commemorazione planetaria del genocidio a Srebrenica. A che punto è giunta la realizzazione?

DZAJIC: "Srebrenica: memorie per il futuro" è un progetto complesso, composto da tre parti. Abbiamo la mostra internazionale di fotografia documentaristica, il programma di affiancamento delle cattedre, le tavole rotonde e la pubblicazione in quattro lingue. L'intero progetto si tiene contemporaneamente in sei città dall'inizio di giugno alla metà di luglio. La settimana scorsa abbiamo aperto la mostra a Bruxelles. Questa settimana la mostra è aperta a Belgrado, al Centro per la decontaminazione culturale. Oggi (martedì 14 giugno) si apre la mostra a Washington, al Senato, e fra i vari ospiti ci sarà anche Carla del Ponte che aprirà la mostra. Domenica 19 giugno, apriamo la mostra a Berlino, e dopo ci sarà un'altra apertura a Washington, all'università di Georgetown, e a Strasburgo, nella sala del presidente del Parlamento europeo. Alla fine, la mostra sarà aperta alla sala del Consiglio di Sarajevo il 10 luglio.

DANI: Di che fotografie documentarie si stratta?

DZAJIC: La mostra comprende 33 fotografie di cinque fotografi locali e di cinque fotografi stranieri. Essa è divisa in blocchi: la storia del crimine, la vita nei campi profughi, l'identificazione, le fosse comuni e Srebrenica oggi. Fra altro l'introduzione all'intera mostra è stata scritta sotto forma di cronaca del genocidio, un testo con il quale, in modo conciso, si è cercato rendere chiaro tutto ciò che è successo a Srebrenica. Cioè, si tratta di un elenco dei fatti. Riguardo ai fotografi, grazie al Centro di ricerca e di documentazione di Sarajevo e al Kulto B siamo riusciti a riunire degli autori di tutto rispetto: ci sono le fotografie del defunto Acif Hodovic, poi le fotografie di Almin Zrno, Danilo Krstanovic, Darko Bandic, Gilles Peress, Muhamed Mujkic, Paul Lowe, Simon Norfolk, Roger Hutchings e Zijah Gafic.

DANI: Avete preparato tutta una serie di tavole rotonde: in cosa si differenziano tra loro e qual è il loro scopo effettivo?

DZAJIC: La Fondazione ha voluto che questo progetto avesse una tale dimensione internazionale perché Srebrenica non è né un problema bosniaco, né un problema serbo, ma è un problema internazionale. Per noi è molto importante che si discuta delle questioni politiche e delle questioni del diritto internazionale affermatesi dopo Srebrenica. Srebrenica è stata una svolta sia nella politica internazionale che nella politica europea. Come rappresentante di una fondazione tedesca, devo dire che Srebrenica è stata una svolta anche nella politica tedesca. Proprio Srebrenica è stata il luogo in cui Joschka Fischer si è ritirato dal suo pacifismo. Da allora la Germania ha una politica estera diversa. Dieci anni dopo Srebrenica, noi vogliamo parlare dei problemi e vedere se quegli avvenimenti hanno insegnato qualcosa, se il genocidio in Europa è ancora possibile. Ma, credo che Srebrenica abbia mostrato quali sono le conseguenze di un agire disunito in politica esterna, che nella fattispecie ha condotto al genocidio. Ci si pone la domanda su quali strumenti siano necessari per il futuro, cioè quali sarebbero stati necessari per evitare il genocidio a Srebrenica.

Riguardo le discussioni, a Sarajevo e a Belgrado il tema centrale sarà affrontare il passato e la democratizzazione di questi territori, e nelle altre città il tema centrale riguarderà le questioni politiche internazionali. A Berlino, il giorno dopo l'apertura della mostra, faremo vedere il film di Refik Hodzic e Aldin Arnautovic Giustizia cieca, al termine del quale ci sarà un dibattito. Il martedì ci sarà un programma per il liceo tedesco, porteremo gli studenti alla mostra e con loro parleremo di tutto ciò che è accaduto a Srebrenica e nella BiH. Il giorno successivo, il mercoledì, avremo una grande discussione con ospiti illustri come Srdjan Dizdarevic, Christian Schwartz-Schilling... In tutte le città, dunque, ci sarà un programma sostenuto, per la durata di almeno tre settimane.

DANI: Quanti mezzi sono stati investiti per questo progetto?

DZAJIC: Credo che più importante dei mezzi sia il fatto che si tratti di un programma strategico della Fondazione e che ha priorità in tutti i nostri uffici. Ma posso dire che sono stati investite diverse centinaia di migliaia di marchi.

DANI: Siete soddisfatti delle reazioni che ci sono state fino ad ora?

DZAJIC: Sì, innazitutto perché per la Fondazione è importante che anche noi ci rendiamo conto di quali sono i nostri obblighi nel contesto di Srebrenica. Purtroppo, non ci sono tante organizzazioni internazionali che fanno qualcosa per commemorare il decimo anniversario del genocidio. Il nostro ufficio regionale di Sarajevo è riuscito a produrre il libro in quattro lingue - Srebrenica - memorie per il futuro in cui sono raccolti i testi di autori famosi, di politici... Questo libro, come una sorta di documento del tempo in cui è accaduta Srebrenica, sarà presente in tutti i nostri programmi. Sottolineo che a questo libro hanno contribuito Gojko Beric, Madelein Albright, Marieluise Beck, Emir Suljagic, Nebojsa Popov, Carla del Ponte, Susan Sontag... La tiratura di 5000 copie è già stata aumentata: il signor Schwartz-Schilling a sue spese farà stampare altre 500 copie per distribuirle ai suoi amici.

DANI: Come è andata l'apertura della mostra belgradese?

DZAJIC:Sono felice che non ci siano state grosse complicazioni, col fatto che a Belgrado, anche dopo grandi sforzi, non siamo riusciti ad avere uno spazio pubblico, abbiamo dovuto scegliere una soluzione alternativa e abbiamo allestito la mostra al Centro per la decontaminazione culturale di Borka Pavicevic. Ma, mi rallegra il fatto che si siano unite a noi 20 organizzazioni: 17 ong, il quotidiano Danas, la rivista Republika e la Facoltà di scienze politiche. La situazione era abbastanza tesa, perché abbiamo ricevuto minacce da parte di organizzazioni di destra, in particolare dopo il video che ha diffuso Natasa Kandic. I nostri ospiti a Belgrado provenivano dal Parlamento europeo, dal Partito dei verdi, c'era Natasa Micic, vice presidentessa dell'Alleanza civica e membro del Parlamento serbo, che ha anche parlato all'incontro, cosa che per noi è stata di particolare importanza, e c'è stato un appello di Kada Hotic a nome delle "Madri delle enclavi di Srebrenica e Zepa".

DANI: Avete fatto un grande lavoro per Srebrenica. Ci può dire in che misura Sarajevo, la BiH, le ONG di qua, il governo, i partiti politici, le associazioni... hanno mostrato interesse per questo progetto?

DZAJIC: C'è una serie di attività che noi organizziamo insieme alle ONG bosniache: nella stessa Srebrenica il 2 luglio avremo una tavola rotonda, insieme al Comitato di Helsinki per la BiH e l'organizzazione "Zene zenama" (Donne alle donne). C'è anche il nostro sostegno alle altre organizzazioni, c'è un importante impegno delle "Majke Srebrenice" (Madri di Srebrenica) che ad ogni nostra mostra hanno una loro rappresentante. Per quanto riguarda il governo, non c'è stato, ne mi aspettavo, alcun interesse.

DANI: Bene, e quanto è soddisfatto l'Ufficio centrale della Fondazione "Heinrich Böll" del risultato del vostro Ufficio regionale?

DZAJIC:Erano molto impressionati dal lavoro svolto. All'apertura della mostra a Sarajevo verrà una grande delegazione del Parlamento europeo, i rappresentanti del Partito dei verdi con a capo Daniel Cohn-Bendit, vicepresidente del Partito al Parlamento europeo. Vengono a Sarajevo per la commemorazione del decimo anniversario di Srebrenica, che si terrà a Potocari, ma vengono anche per partecipare alla discussione su cosa fare dopo Srebrenica.


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