Obljaj

Nel villaggio natale di Gavrilo Princip, al confine tra Bosnia e Croazia, l'avvicinarsi del Centenario dell'attentato di Sarajevo alza la tensione

04/06/2014 -  Alex Kuli

(Pubblicato originariamente da Balkan Insight l'8 maggio 2014)

Il colpo di pistola che ha dato avvio alla Prima guerra mondiale risuona ancora tra le montagne di un piccolo villaggio, dove rischia di far riemergere tensioni nazionaliste ancora troppo fresche.

Obljaj - villaggio a maggioranza serba che si trova vicino al confine tra Bosnia e Croazia – si sta preparando per celebrare il 100mo anniversario del giorno in cui il suo più celebre figlio, Gavrilo Princip, assassinò l'Arciduca austriaco Francesco Ferdinando e la moglie a Sarajevo, il 28 giugno del 1914, dando avvio a una serie di eventi che portarono poi alla Grande guerra.

Nel luogo natale di Princip la pace attualmente è turbata solo dal chiocciare delle galline che scorrazzano liberamente per le strade sterrate. La casa dove è nato, in passato adibita a museo, è stata bruciata nel recente conflitto ed è rimasta solo la muratura in pietra di quella che era la stalla.

Vecchi utensili, prima raccolti nel museo, giacciono arrugginiti nel cortile. L'unico segno che si tratti della casa di una delle figure più significanti del XXmo secolo è una roccia sulla quale si dice Gavrilo Princip avrebbe inciso le proprie iniziali nel 1909.

Ciononostante sta divenendo un luogo controverso con l'avvicinarsi del Centenario.

Esponenti nazionalisti della comunità croata di Bosnia, che domina il governo regionale, definiscono Princip un terrorista e contrastano le iniziative volte a commemorarlo. Ma i serbi del posto rimangono determinati nel celebrare Princip come un eroe nazionale e denunciano quelli che definiscono i tentativi croati di sopprimere la loro memoria.

“Tutti stanno tentando di trasferire gli eventi di 100 anni fa nel contesto attuale”, afferma Krešimir Šarić, consigliere municipale a Bosansko Grahovo, nel comune del quale fa parte Obljaj. “Se continuiamo a parlare in questi termini potrebbero nascere tensioni”, aggiunge.

Šarić, appartenente alla comunità croata, ha inoltre detto di non essere stato invitato ad una cerimonia nella quale, lo scorso 28 aprile, nella chiesa serbo-ortodossa di Grahovo si è commemorato il 96mo anniversario della morte di Princip in carcere. Tra gli ospiti vi sono stati in quell'occasione anche il vescovo di Bihać-Petrovac Atanasije, che ha citato anche il Principe Lazar, eroe serbo morto nel combattere l'invasione turca nel 1389.

Il giorno prima, in Montenegro, il metropolita Amfilohije aveva celebrato Princip come un “grande cavaliere della nazione ortodossa e serba” ed aveva fatto paralleli tra la sua lotta contro l'oppressione austriaca e i recenti conflitti serbi con l'Occidente.

Nel frattempo Tadija Ljubičić, consigliere comunale appartenente alla comunità croata nella vicina Tomislavgrad, ha affermato che la tolleranza che si è mostrata a Grahovo nei confronti delle commemorazioni di Princip è stato “uno sputare sulle tombe dei veterani di guerra croati”. “E' un fatto irrefutabile che Gavrilo Princip assassinò un regnante legittimo”, ha affermato Ljubičić. “Chi può definire questo tipo di persona diversamente da assassino?” ha chiesto.

La memoria di Princip sta creando divisioni in tutta la Bosnia Erzegovina. La maggioranza bosgnacca ricorderà l'anniversario a Sarajevo con un concerto dell'orchestra filarmonica di Vienna, i sebo-bosniaci, dal canto loro, non prenderanno parte ad alcuna cerimonia ufficiale, promuovendo invece proprie celebrazioni.

Lo stesso assassino potrebbe trovare tutto questo fervore etno-religioso ridicolo. Durante il suo processo, nel 1914, Princip si dichiarò un “nazionalista jugoslavo” il cui obiettivo era quello di unificare tutti gli slavi del sud. Il movimento della Giovane Bosnia comprendeva anche associati croati e musulmani. Inoltre era ateo.

Il 28 giugno le commemorazioni si terranno in un panorama che ancora ricorda un'area di guerra, nonostante siano passati 20 anni dalla fine degli scontri armati. Il sindaco di Grahovo, Uroš Makić, afferma che le truppe croate, nel 1995, hanno riempito la città e i suoi dintorni di immondizia.

La “regina della Alpi dinariche” è piena di gusci di case distrutte. Il centro culturale, che si affaccia sulla piazza principale di Grahovo, intitolato a Gavrilo Princip, è in rovina. Dall'altra parte della strada vi è una croce in memoria dei “difensori croati della città” e che ha mandato su tutte le furie i cittadini serbi della città.

Tra le priorità delle istituzioni della regione non vi è mai stata la ristrutturazione della casa di Gavrilo Princip o lo sfruttamento del potenziale turistico che avrebbe, spiega Makić. Solo una minuscola targa, poco visibile lungo l'autostrada, indica ai visitatori la località.

“Dovete comprendere lo stato di Grahovo dopo la guerra. Il 98% degli edifici residenziali era distrutto” afferma il sindaco “non potevano mettere una segnaletica su una casa distrutta”.

Senza fondi locali a disposizione, i serbi di Grahovo hanno fatto appello alle comunità serbe all'estero per aiutarli a ristrutturare la casa di Princip. Sono riusciti a raccogliere 26.000 euro, la maggior parte dei quali arrivati da donatori a Novi Sad, in Serbia e a Milwaukee, nello stato Usa del Wisconsin, spiega Makić.

Questi fondi copriranno i costi della ricostruzione dell'edificio in legno, dove viveva la famiglia di Princip, ma non saranno sufficienti per pagare un curatore per la mostra o riacquistare i mobili d'epoca che vi erano nel museo, sottolinea Dara Kesić, che sta seguendo al ricostruzione, che dovrebbe essere terminata per metà giugno. “Sfortunatamente potrebbe venir bruciata nuovamente. Ad alcuni non piace il fatto che sia qui... qui non si sa mai”, afferma la Kesić.

“La disperazione economica che spinse Princip a rivoltarsi contro quelli che percepiva come propri oppressori a Grahovo, 100 anni dopo, continua a picchiare forte”, afferma Uroš Đurić, 60 anni, pensionato di Obljaj che tutti conoscono con il soprannome di “Grof”. “Di fatto tutti i giovani serbi di Grahovo se ne sono andati in cerca di lavoro, perché ogni lavoro a disposizione va ai giovani croati”, denuncia. Crede inoltre che le autorità regionali abbiano deliberatamente dimenticato lo sviluppo economico dell'area natale di Princip. “Percepiscono Gavrilo come un traditore” afferma Grof sfogliando una biografia di Princip davanti ad un bicchiere di grappa fatta in casa. “Desiderano solamente che Grahovo sparisca”, aggiunge.

Quale tributo privato Grof ha acquistato un pezzo di marmo sul quale intende incidere una poesia che Princip scrisse sul muro della propria cella a Terezin, attualmente in Repubbica Ceca, dove morì di tubercolosi nel 1918. I versi iniziano così:

Il tempo arranca, e non c'è nulla di nuovo

Oggi è come ieri; il domani prevede lo stesso...

“Quelli, 100 anni fa, erano tempi disperati. Proprio come ora”, afferma Grof. “Princip è responsabile per l'omicidio, questo è sicuro. Ma era solo un ragazzino. Lottava per la libertà”.


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