Esad Hecimovic, giornalista del settimanale DANI, da anni segue le questioni legate alla presenza dei mujaheddin in Bosnia Erzegovina. Uno dei punti chiave affrontati nel testo è la questione delle cittadinanze acquisite mediante documenti falsi cui fa da contraltare il silenzio dei vertici politici bosniaci

09/08/2005 -  Anonymous User

Di Esad Hecimovic, DANI, 29 luglio 2005, (tit. orig. Istraga iznad kukavičijeg gnijezda)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

La serie degli attacchi terroristici di luglio a Londra e a Sharm - El Sheikh, e le accuse dell'Arabia Saudita e del Marocco secondo le quali i capi terroristici in questi Paesi avevano la cittadinanza bosniacoerzegovese o hanno soggiornato in BiH, hanno costretto il governo di Sarajevo a controllare di nuovo gli elenchi di tutti quelli che dal 1992 hanno ricevuto la cittadinanza BiH. Di nuovo sono stati scoperti nomi di persone che altri Paesi accusano di terrorismo o rientrano nelle liste dei latitanti più ricercati. Vicende che continuano a fare notizia anche dopo essersi ripetute più volte.

Sulle liste delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza della Bosnia Erzegovina vi sono numerosi nominativi che negli anni precedenti sono stati al centro delle indagini dei governi di Paesi sia europei occidentali che islamici. Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 anche in BiH sono state condotte indagini contro il terrorismo: gli inquirenti locali ed esteri hanno indirizzato le proprie indagini su persone che si sospettava potessero essere collegate con Al Kaida e con altri gruppi terroristici. Ma non solo, anche su organizzazioni umanitarie sospette di abuso di fondi umanitari con l'intento di sostenere il terrorismo. Gli inquirenti molto presto hanno constatato numerose irregolarità relative al modo in cui persone di Paesi africani e asiatici ottenevano la cittadinanza della BiH: nomi inventati, indirizzi fittizi, documentazione incompleta o falsa, modifica di dati personali, emissione di passaporti senza documenti personali e altri esempi scoperti hanno mostrato un "eccesso di comprensione" che il governo non ha nemmeno per "i propri" cittadini. Inoltre non ci sono risposte sul come queste persone abbiano ottenuto la cittadinanza BiH.

Quasi due terzi dei cittadini della BiH d'origine africana o asiatica sono iscritti nei registri delle nascite e nei registri dei cittadini del cantone sarajevese. Di 740 persone le cui cittadinanze sono state controllate, più di 500 hanno ottenuto la cittadinanza a Sarajevo, in base a falsi permessi di soggiorno in questa città e cantone. La prima domanda alla quale ancora non è stata data risposta è se si è trattato di decisioni individuali dei richiedenti la cittadinanza o di un progetto statale. Se quindi le persone originarie di Paesi africani o asiatici decidevano da sole di rimanere in BiH, perché sposati o per altre motivi, oppure se qualcuno altro avesse deciso semplicemente di regalare la cittadinanza a "persone meritevoli" senza quasi nessuna procedura di controllo dell'esattezza dei dati riportati da queste persone nei moduli di accoglienza.

Naturalmente, non si è trattato solo di fatti avvenuti nell'area di Sarajevo. In modo simile sono stati fatti "errori" durante il rilascio delle cittadinanze anche a Zenica, Tuzla, Doboj-Tesanj e a Travnik. L'indagine ha mostrato che si tratta di persone provenienti da una trentina di Paesi diversi. Perché la BiH, un paese distrutto dalla guerra, etnicamente diviso e povero, è diventata così interessante per le centinaia di persone che desideravano i suoi passaporti? Continuiamo ad ascoltare le risposte semplificate che nascondono all'opinione pubblica la piena verità. Non si tratta soltanto di "meriti di guerra". Un'indagine della polizia ha mostrato che delle centinaia di persone che hanno ottenuto la cittadinanza per partecipare alla guerra, una novantina di loro pare siano diventati cittadini della BiH già nel 1992, prima ancora che la guerra iniziasse. Nonostante ricevessero i passaporti in base a dati falsi, nessuno ha mai dovuto rispondere per questo. Naturalmente non si tratta soltanto di mancanze formali: si trattava di un sistema di occultamento di persone che erano già sotto inchiesta sia da parte dei governi occidentali, sia da parte dei governi dei loro Paesi d'origine.

L'esempio dell'Egitto è indubbiamente uno dei più importanti, perché almeno un centinaio dei suoi cittadini ha ottenuto la cittadinanza della BiH. Alcuni di loro sono arrivati in BiH da Paesi europei, ed alcuni da Paesi islamici. Fino ad ora le indagini in corso hanno rilevato che, per esempio, due capi religiosi dell'unità "El-Mudzahid" erano d'origine egiziana, e quindi sotto indagine da parte del Governo egiziano e di altri Paesi. In pubblico sono noti come lo sceicco Enver Saban e lo sceicco Imad Al-Misri. Lo sceicco Enver Saban era il direttore del Centro culturale islamico di Milano, da dove era poi andato in BiH. Lo sceicco Enver Saban è stato ucciso vicino a Zepca dai membri della polizia speciale del HVO (Consiglio di difesa croato, ndt.) il 14 dicembre del 1995, il giorno in cui a Parigi è stato firmato l'Accordo di pace di Dayton. L'indagine su questo omicidio è in corso presso la Procura cantonale di Zenica. Pare che, dopo l'omicidio di Saban, sia scomparso il suo diario, dove su una pagina erano stati descritti gli incontri dei capi dei mudjahedin, e su un'altra pagina l'incontro con Izetbegovic e con gli altri capi bosgnacchi. Il diario è riapparso a Zagabria e il governo della BiH ha cercato, ma non è riuscito, di ottenerlo indietro. Nel caso ci fosse stato un accordo Izetbegovic-Saban sulla concessione della cittadinanza della BiH ai volontari militari e ai missionari islamici che volevano rimanere in questo paese come civili, allora esso è stato descritto in questo diario.

Lo sceicco Imad Al-Misri è arrivato in BiH dall'Arabia Saudita. Il suo libretto programmatico Le credenze che dobbiamo correggere fu pubblicato già nell'autunno del 1993 a Travnik. Nello stesso modo in cui il diario di Saban è una prova sulle cittadinanze dei mudjahedin, così questo libretto è diventato l'esempio chiave delle influenze ideologiche e religiose che hanno portato allo scontro fra gli stessi Bosgnacchi, in quanto musulmani, a causa delle diverse interpretazioni sull'Islam. Il silenzio che copre il problema di questi scontri interni fra i Bosgnacchi è simile a quello che copre la questione delle cittadinanze. L'indagine della polizia ha ridotto il problema della cittadinanza ad una questione di inesattezze formali e di errori di procedura, mentre gli intellettuali islamici affermano che i problemi forse esistevano anche prima, ma nel frattempo è stato trovato un modo per far convivere l'Islam "tradizionale" e l'Islam "importato" in BiH. Persino gli intellettuali più coraggiosi, che criticano la loro influenza a causa della castrazione dell'identità nazionale dei Bosgnacchi, non pongono l'accento sulla questione della origine di queste influenze. Naturalmente in entrambi i casi si tratta di nascondere e di evitare di scendere ad un confronto. A qualcuno, evidentemente, sta bene ingannare l'opinione pubblica per farle credere che questi sono problemi del passato. Ma in questione non è il passato, bensì il futuro!

I volontari militari islamici, i missionari e gli umanitari che hanno iniziato ad arrivare in BiH all'inizio dell'estate del 1992 avevano due scopi. Il primo era la djihad, la lotta militare, e il secondo la dawa, il missionariato islamico. Prima della fine della guerra, nell'autunno 1995, nell'ambito delle organizzazioni non governative, nelle organizzazioni umanitarie ed educative che sostenevano questi scopi della lotta in BiH, fu presa una decisione strategica particolare sul fatto che la guerra era finita, ma che il prossimo fronte di battaglia sarebbe stato l'educazione. Dopo la guerra, un'importanza chiave in questi ambiti è stata data all'istruzione, per la sua importanza nella formazione della nazione.

Per gli osservatori occidentali per anni non c'è stato nulla di contestabile in tale comportamento. Era importante che fossero state sciolte le unità militari, e alle differenze culturali è stata data poca o nessuna importanza. L'attività ideologica, religiosa o culturale è stata reputata insignificante. Ciò ha permesso a questi gruppi anni intensi di attività missionaria. Tale attività ha avuto come scopo il cambiamento di numerosi schemi religiosi e culturali. Ciò che un tempo veniva accettato come una consueta e tradizionale espressione della religione, oggi si cerca di mostrarlo come non islamico! In sostanza, con il modello religioso e culturale si sta cercando, alla fine, di cambiare anche il modello politico di comportamento. Purtroppo, questi cambiamenti ancora passano senza la dovuta attenzione sotto agli occhi dell'opinione pubblica.

Perché è importante che qualcuno continui a "versare soldi sui sepolcri musulmani" o di accettare le preghiere pubbliche di massa nei cortili delle moschee o altre forme che assomigliano agli incontri e alle usanze cristiane? Perché per i missionari è una priorità opporsi a tali, apparenti, illusioni? Nei 12 anni passati, dalla pubblicazione del libretto del programma di Al- Misri, gran parte dell'energia dei capi religiosi bosgnacchi è orientata proprio su queste questioni. L'intellighenzia religiosa bosgnacca continua a parlare dei "nostri cretini", ma non pone l'accento sulla causa principale del problema. La causa del problema si trova nell'ideologia che sta alla base di un movimento globale, che oggi suscita conflitti in numerosi Paesi occidentali ed islamici.

Quando vengono analizzati i numerosi esempi di nuovi cittadini della BiH, non è rilevante individuarne la nazionalità o il paese d'origine. Questi sono criteri irrilevanti anche per gli stessi movimenti di cui queste perosne fanno parte.

Purtroppo però tutte le indagini della polizia e dei servizi d'informazione svolte fino ad ora sono state impostate su questi criteri. Così si è parlato del "Gruppo algerino", del "Gruppo egiziano" o dei marocchini e simile. Quando, per esempio, si analizza il caso di Hisham Diab o di Khalid Deek, non c'è invece corrispondenza né secondo il Paese d'origine né secondo la nazionalità. Diab è egiziano, e Deek palestinese. Emerge dai documenti per la richiesta della cittadinanza. In realtà entrambi sono arrivate in BiH dalla California, dagli Stati Uniti, apaprtenevano allo stesso gruppo, avevano un unico capo religioso!

Dunque, la ragione per cui questa inchiesta è così sterile sta nel tentativo di applicare misure occidentali ad un fenomeno che non è d'origine occidentale. Né la nazionalità, né il paese d'origine hanno avuto un'importanza decisiva per modellare questi gruppi transnazionali. Dieci anni dopo la fine della guerra in BiH, l'indagine dovrebbe iniziare rispondendo alla domanda: in che modo queste persone sono arrivate in BiH? Le risposte semplificate date fino ad ora non offrono una spiegazione soddisfacente, perché fornite per motivi politici, per nascondere o sottolineare la responsabilità di qualcuno. La verità su come la BiH all'inizio degli anni novanta si è trovata in mezzo ad interessi di un movimento globale in crescita è diversa. Tale verità deve ancora essere rivelata e comunicata all'opinione pubblica, al fine di impedire numerose speculazioni e abusi della questione.

Uno dei pericoli costanti della guerra contro il terrorismo è il cercare di usare il problema allo scopo di ottenere un vantaggio in qualche scontro internazionale, scontro di interessi o scontro politico.

Proprio col non dire la verità si permettono tali speculazioni. E' sbagliato aspettarsi che il problema scomparirà da solo soltanto se si rimane sufficientemente in silenzio e per un periodo sufficientemente lungo. La serie di attacchi terroristici di luglio assomiglia di più all'inizio di una lunga campagna che all'annuncio di una soluzione che arriverà presto. Se la BiH non si confronterà da sola con le questioni circa l'origine dei suoi legami coi gruppi e gli individui che oggi vengono posti in relazione al terrorismo, la Bosnia ed Erzegovina rischierà delle conseguenze sempre più gravi.

Per i Bosgnacchi ciò può significare non solo un'ulteriore compromissione dell'idea statuale della BiH, ma anche giocare pericolosamente con la propria identità e con la propria stabilità nazionale. La Bosnia oggi si presenta come un "punto d'ingresso" per l'ideologia della djihad in Europa, perché durante la guerra i gruppi islamici dell'occidente e diversi Paesi islamici erano uniti nell'aiutare i musulmani bosniaci in quanto vittime. Dunque, non si tratta solo dei "nostri cretini", ma di un'ideologia che bisogna riconoscere ed impedire, per proteggere anche la sovranità della BiH e l'identità dei Bosgnacchi intesi come autentico popolo europeo musulmano. Insieme con le indagini sul corso del denaro e delle cittadinanze, per avere questo tipo di confronto è di fondamentale importanza la prontezza dell'intellighenzia islamica nel fare i conti con l'ideologia che sta alla base di questo reale pericolo per la BiH e per i Bosgnacchi.


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