Note a margine sull'arresto di Karadžić: il marketing della politica, la retorica sulla giustizia, la voce dei forum di Sarajevo. Voci da uno Stato che non c'è. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

24/07/2008 -  Anonymous User

Di Valentina Pellizzer

E così lo hanno arrestato. Per fortuna, altrimenti sarebbe morto senza che noi sapessimo della sua altra vita. Karadžić, il fu Mattia Pascal balcanico. Certo con un passato alquanto più pesante da nascondere e con una rete di amicizie che per dodici anni gli ha permesso di vivere la sua altra vita.

Curioso come chi ne ha prese tante si sia potuto prendere il privilegio di averne una ancora, e non una qualunque, ma una pubblica con tanto di titolo e lezioni. Radovan/Dragan/David, ricercatore di psicologia ed esperto di bioenergia e medicina alternativa!!!

Se mi avessero detto che sarei stata soddisfatta, non lo avrei ammesso. Probabilmente perchè concedersi di credere alla giustizia, quella eseguita dalla polizia, dagli stati insomma dagli organi ufficiali delegati ad essa sembra una favola. E si sa, le adulte non credono alle favole. Se ne concedono stralci nel buio di un cinema guardando il signore degli anelli o ne sognano, con parsimonia.

In fase REM, delle volte, riusciamo ad essere più ottimiste che da sveglie.

La notizia

Alla notizia, la notte del 21, la gente a Sarajevo ha festeggiato, non in diecimila in piazza, questo no. Tredici anni di attesa e quotidiane manipolazioni in chiave nazionalista di ogni evento, fosse anche il più minuto, hanno il loro peso. Per quanto mi riguarda, mi è bastato vedere le bandiere verdi dell'islam e quelle bianche dei ljiljiani e mi sono sentita triste, sconfortata.

Ieri, come oggi, anche se già con maggiore controllo, la mia giornata lavorativa, si perde inghiottita da tutto questo: hanno arrestato Karadžić. E' vero ho tanto lavoro, ma sarebbe ingeneroso verso tredici anni di accurato pedinamento (!), di intense negoziazioni (!) non fermarsi per pensare a questo arresto.

Martedì sera in piazza Oslobodjenje (della Liberazione), come in molti continuano a chiamarla non accettando la nuova nomenklatura che l'ha rinominata Piazza Alija Izetbegović, un gruppo di giovani (DOP, movimento giovanile democratico) aveva invitato la gente a festeggiare, erano in venti, con forse trenta giornalisti. Bene mi sono detta, Sarajevo è sopravvissuta anche a questo. Oggi a Belgrado manifestazioni... di supporto.

Leggendo, guardando i vari reportage, ho sentito l'ambivalenza crescere. La soddisfazione di vedere che anche le alleanza più forti (13 anni di rete, non sono pochi) possono incrinarsi, ha ceduto di fronte alla consapevolezza del circo che ci/mi aspetta.

Le amministrative in BiH mettono sale&pepe.

Naturalmente ho ascoltato, letto. Le frasi da establishment alla Lajčak, che la giustizia alla fine trionfa, fa il suo corso mi sono parse marketing. Sulla giustizia si apprende molto, troppo nei e dai Balcani.

So che è un arresto importante per le tante persone, donne, uomini che hanno vissuta la guerra, che hanno perso vite, speranze. So che è una sorta di monito, di brusco risveglio per chi si è lasciato cullare da una identificazione con l'inafferrabile, l'intoccabile.

So anche, ed è parte della mia amarezza, che la partita è stata una lunga negoziazione sul prezzo durata tredici anni. Lo so e lo indica il comunicato del ministero degli Interni serbo che ha voluto chiarire fin da subito di non essere responsabile, di non avere partecipato all'arresto.

A Sarajevo piove, una pioggia lunga insistente. E' cominciata la notte dell'arresto quasi volesse lavare, ripulire. E' strano, ma questo cielo, le sue nuvole sono lo specchio opaco delle nostre vite assembrate di fronte allo spazio mediatico.

Mi sono rivista molti anni fa ascoltare le notizie dalla Romania, l'arresto del dittatore, la sua fine, perché non tradisse i traditori, perché la transizione avesse luogo, perché i nomi non fossero rivelati nella loro interezza.

Karadžić, arrestato a Belgrado, nessuno lo ha visto/tanti lo hanno visto, nessuno gli ha parlato/tanti lo hanno ascoltato. Per due giorni buoni, forse tre, saremo LA NOTIZIA... noi... La prima di copertina!!!

Forum, voci vivaci e alternative

In tutto questo, l'umorismo feroce e lucido della gente che emerge dai forum, è, al momento per me, l'unica medicina. Amara, naturalmente. Una vera voce pubblica la gente l'ha solamente in questi luoghi popolati da nomignoli (estremisti compresi). C'è anche il nuovo sito del guru da visitare con i suoi insegnamenti: Dragan Dabic i suoi proverbi preferiti... da non confondere con il sito attraverso cui si promuoveva: psy-help-energy

E c'è anche un romanzo, pubblicato nel 2006, che parla proprio del leader serbo-bosniaco e della sua nuova vita in una clinica privata... chissà chi ha ispirato chi..."Prvi, drugi, treći čovek", di Mirjana Đurđević

I mie colleghi scherzano, battute sferzanti, per gestire l'ovvio di questa situazione:

"Hanno arrestato Karadžić"
"Come mai era in Serbia?"
"Scappava da Dodik... gli aveva alzato la tariffa per la protezione!!"

La gente legge, pensa, parla. Ci sono gli/le strafelici, ma vengono subito ridimensionate. Si sente che quest'arresto diverrà lo show dei prossimi cinque-sei anni. Un ottimo palcoscenico attraverso cui distrarci, farci sragionare di diritti, di cospirazioni, di eroi...

Karadžić a un incontro pubblico durante la latitanza (il primo a sinistra)

Ci sono le quotazioni in caduta di Mladić, dato adesso a 1.70 contro i precedenti 2.40. I fronti neo-fascisti gridano alla vendetta in inglese, cirillico. Australia bianca, nemici musulmani...

Lo ammetto, se non apprezzassi l'ironia tagliente di questo paradosso, mi sentirei mancare. Un uomo d'esperienza, che magari ha anche ispirato qualche giovane con i suoi insegnamenti, basta guardare le foto per capirlo, temerlo.

Non ha nemmeno negato di essere lui, anche se il suo avvocato si è lamentato per l'arresto, ha parlato di violazione dei diritti: lo avrebbero arrestato venerdì, sull'autobus. Lo avrebbero trattenuto al buio. Chissà che odore aveva quel buio, chissà se gli ha riportata, un poco, la paura delle migliaia che sono morti in bui ben più miseri.

Questa è la notizia dell'anno. E so, per esperienza, come queste notizie facciano sbattere il muso contro la manipolazione nazionalista che ricopre e pervade la BiH e non solo. Infatti sulla televisione della Federazione è un succedersi dell'inventario dell'orrore: Tribunale internazionale, campi di concentramento, strette di mano e applausi fra Karadžić e Mladić; sulla tv della Republika Srpska (RS) trasmissioni normali, tutto scorre. Nulla succede, la notizia rimane confinata dentro i telegiornali. Dodik ha detto che la famiglia Karadžić, adesso, ha il diritto di essere aiutata dalla RS, come tutti gli altri imputati all'Aja.

Su internet, a parte le grandi testate, la voce della gente si sente e cambia velocità e colori a seconda delle provenienze. La gente non riesce a crederci, la Serbia si è liberata della sua vergogna, dicono. La Serbia ha arrestato un serbo, Tadić il più grande traditore, dicono. I morti non tornano, dicono, radiamo al suolo l'RS, dicono. Ma non vedete come sono tutti uguali, tutti ustasa, tutti cetnici, tutti predatori della loro propria gente, dicono.

Lo hanno arrestato e noi tutte dovremmo sospirare e basta. Invece ecco che parte una lunga linea parallela di perché/di come.

La politica dei politici

Dayton, 21 novembre 1995

Intanto, nella vita quotidiana, il prepotere, la corruzione, prosegue. I nomi sono e restano eccellenti: le più alte cariche di questa terra amministrata alla Dayton, percentuali di appartenenze mi/ci ammorbano.

E' affascinante guardare come ognuno disponga le proprie pedine in una complementarietà simmetrica con i propri alter-ego lungo la direttrice Banja Luka/Sarajevo/Belgrado

I politici con cura rilasciano le proprie dichiarazioni. Quelli della RS sono i più assennati. Con una mano plaudono all'arresto, con l'altra sottolineano la responsabilità individuale. Questa è la notizia vera! In Bosnia Erzegovina (BiH) tutto è collettivo, il diritto umano è collettivo, se non si ha una comunità d'appartenenza si è niente e nessuno, nitko-i-ništa.

I politici della Federazione croato-bosniaca applaudono anche loro, mentre sottolineano il legame fra la RS di oggi ed il presidente di guerra di ieri.

Il lato della medaglia, quella che mi tormenta, lo so, è che con la la criminalità del passato si rischia di coprire la corruzione del presente.

Questa giustizia arrivata con tutti questi anni di ritardo servirà alla Serbia per il proprio futuro, mentre aprirà un vortice di polemiche nazionaliste in BiH. Questo serve per nascondere la complementarietà dell'élite politico criminale al potere tanto in Republika Srpska che in Federazione.

Il passato della BiH è estremamente problematico e fra giustizia e riconciliazione la tensione è terribilmente a favore di un giustizialismo facile. Il presente invece viene occultato e la gente combatte per la sopravvivenza senza poter godere di cittadinanza.
L'arresto di per sé in questa cornice prende un sapore amaro e velenoso.

La Federazione è al collasso economico derubata oltre ogni limite, la RS vive immersa nel monopolio politico-finanziario di un solo uomo. La retorica nazionalista avvolge ogni cosa come un velo efficace e inarrestabile. Ogni tentativo di resistenza si infrange contro un sistema che protegge se stesso sorretto dallo sfacelo del sistema di tutela internazionale.

L'arresto di Karadžić è una tregua, un momento di pausa in questo forsennato fomentare divisioni, sospetti. E nello stesso tempo seguendo l'escalation all'interno dei forum, l'arresto diventa spesso la scusa per scontri patriottici, liste di buoni e di cattivi. Le battute si sprecano, e costituiscono l'unico argine a tutti gli ultra-seri, ultra-destra, ultra-nazionalisti di ogni colore che al momento non fanno altro che inveire: chi di vittoria, chi di sconfitta.

Una scoperta, per me, invece, è che oggi invidio per la prima volta in vita mia l'esistenza dello stato. Nello specifico l'esistenza e la consistenza di quello stato che comunque è la Serbia.

L'esistenza dello stato in Serbia ha fatto si che Karadžić possa essere ceduto in un governo democratico alleato con gli ex di Milošević. La non esistenza dello stato fa sì che in BiH non si possa mai provare una soddisfazione piena senza dovere articolare i ma, i forse, le mille visioni e versioni per cercare una strada che non sia tutta buchi e fratture.

Vado al cinema .. in un modo o nell'altro devo uscirne fuori.


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