Come a volte l'informazione rischia di deformare la realtà. Un campeggio estivo per bambini orfani rischia di divenire un pericoloso campo di addestramento di terroristi.

06/02/2002 -  Davide Sighele

La sera il telegiornale è una regolare colonna sonora ai preparativi per la mia cena. TG3 delle 19.00. Nanni Moretti ha urlato il suo malumore. I giornalisti hanno continuato ad imperversare, come sempre in questi giorni, sull'infanticidio di Cogne. Poi un servizio dalla Bosnia.

Lascio i piatti ancora impilati sul tavolo. "Strano, chissà cosa sarà successo". Di questi tempi sono rari e radi i servizi dai Balcani. Alzo il volume. "Forse scoperto un campo di addestramento di miliziani di Al Kaida in Bosnia", dice il titolo. Le immagini scorrono su alcune tende bianche e delle baracche sulla sponda di un lago. E' il lago di Jablanica, ad 80 km da Sarajevo. In direzione di Mostar. La vegetazione rigogliosa.

Poi l'inquadratura del volto rassicurante di un comandante dei Carabinieri, inquadrati nella forza multinazionale SFOR, Saverio Cotticelli che ci spiega che, in realtà, non si sa se quelle tende sul lago erano un campo d'addestramento per terroristi od un campo di boy scout. Forse una via di mezzo, un luogo dove si faceva del proselitismo avvicinando i giovani "alla causa". "Ma stiamo indagando".

Enzo Nucci, autore del servizio, ci ricorda poi i molti mujahidin che durante i tre anni e mezzo di guerra hanno combattuto al fianco dei musulmano-bosniaci. Alcuni di loro risiedono ancora in Bosnia. Le immagini, anche queste d'archivio, prima di ritornare sul centro di Sarajevo mostrano una manifestazione alla quale partecipavano anche alcuni di questi ex-combattenti, dall'aspetto certo non rassicurante.

Da Sarajevo è tutto. Si passa ad altro. Mi sembra al ginocchio malconcio di Roberto Baggio.
A me resta in testa che in Bosnia vi è un campo di addestramento di Al Kaida e che è probabile, per strada, incontrare aggressivi mujahidin. La questione dei boy scout però mi fa passare una cena quasi allegra.

Qualche giorno prima della trasmissione del servizio il ministro Scajola si era recato in Bosnia. Aveva firmato un'intesa tra Italia e Bosnia per la lotta alla criminalità. Quest'ultima avrebbe implicato lo scambio di informazioni e attività congiunte contro l'immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani, droga e armi, la lotta contro la prostituzione. Il nostro ministro degli interni ha anche notato come "L'accordo firmato servirà anche ad una più efficace lotta contro il terrorismo".

Forse il giornalista di RAI3 era arrivato in Bosnia proprio per seguire quest'evento. E come purtroppo spesso accade si cavalca l'onda, in questo caso la guerra al terrorismo internazionale, rischiando solo di dare una percezione sbagliata e pericolosa della realtà. A volte basta un video di repertorio, due tre tende in riva ad un lago.


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