Ne esiste già una baltica, a breve dovrebbe essere approvata quella danubiana e nei prossimi anni si sta lavorando perché venga creata quella adriatico-ionica. Le macroregioni europee sono ormai una realtà. Un punto sull'iniziativa adriatico-ionica

23/02/2011 -  Matteo Tacconi

L’obiettivo del 2014 non è poi così lontano. È quella la data entro la quale, secondo gli auspici, dovrebbe costituirsi la macroregione adriatico-ionica. Ma bisogna lavorare sodo, in vista del traguardo. Occorre tracciare la rotta, andare a tempo, stabilire le varie tappe del percorso. Siamo a buon punto, però. Negli ultimi tempi l’Iniziativa adriatico-ionica (Iai), schema di cooperazione regionale che abbraccia otto paesi (Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Albania, Montenegro e Grecia), tenuto a battesimo nel 2000 e con sede operativa ad Ancona, ha infatti accelerato la marcia che porta alla macroregione e l’ultimo Committee dei Senior Officials dell’Iniziativa, tenutosi martedì 15 e mercoledì 16 febbraio nella città dorica, presso la sede della Regione Marche, ha fornito ai rappresentanti dei paesi membri l’occasione di blindare i risultati conseguiti.

Molto rilevante, sotto questo punto di vista, è stato il rafforzamento del ruolo del Segretariato permanente, istituito nel 2008. "Quando è nato era una sorta di 'ectoplasma', andava organizzato completamente. Adesso, invece, è il motore e il cervello dell’Iniziativa e di questo sono molto orgoglioso", afferma il titolare della struttura, Alessandro Grafini, ex ambasciatore italiano in Austria, Bulgaria e Croazia.

Potenziamento della struttura e crescente interesse europeo

Il salto di qualità definitivo, spiega il diplomatico, è arrivato con la recente istituzione, firmata il 12 febbraio, della Fondazione Segretariato permanente della Iai, a cui partecipano ministero degli Esteri, la Regione Marche (il presidente Gian Mario Spacca è uno dei più “fanatici” sostenitori della Iai), l’Università politecnica delle Marche, la Provincia, il Comune e la Camera di Commercio di Ancona. "La Fondazione supporta l’attività del Segretariato, riconoscendogli personalità giuridica e assicurandogli risorse, finanziarie e logistiche". La Farnesina ha stanziato 600mila euro, in due tranche da 300mila euro. La prima è stata già versata, la seconda è in via di approvazione in Parlamento, inserita nel decreto sul finanziamento delle missioni e delle attività all’estero, sotto la dicitura “pacificazione dei Balcani”.

Ma accanto al potenziamento del Segretariato, c’è da registrare alla voce progressi il crescente interesse europeo nei confronti della prospettiva adriatico-ionica. Che dipende da tre fattori principali, secondo il senatore Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri, presente al Committee dei Senior Officials. "Il primo è l’avanzamento dei paesi balcanici sul piano dell’integrazione, il secondo l’apertura che abbiamo riscontrato nella nuova commissione Ue". Confermata tra l’altro dalla presenza al vertice anconetano della commissaria agli Affari marittimi e alla Pesca, la greca Maria Damanaki, la prima esponente dell’esecutivo comunitario a partecipare ai lavori Iai. Il terzo fattore, infine, "è il via libera da parte di Bruxelles alle politiche di aggregazione macroregionale". A quelle forme di cooperazione, cioè, in base a cui i soggetti aderenti – stati, regioni, enti locali – si consociano allo scopo di unificare gli interventi Ue sui rispettivi territori.

Le altre macroregioni europee

L’unica macroregione che al momento ha raggiunto una forma compiuta è quella baltica, tenuta a battesimo nell’ottobre 2009 e formata da Germania, Polonia, Svezia, Finlandia, Norvegia, Russia e dalle tre repubbliche baltiche. La prossima sarà quella danubiana, di cui fanno parte 14 paesi: tutti quelli attraversati dal “fiume blu”, più Repubblica ceca, Bosnia, Slovenia e Montenegro. La Strategia per la macroregione danubiana, già presentata dai paesi membri alla Commissione Ue e da quest’ultima elaborata, verrà approvata dal Consiglio europeo – questo l’iter procedurale che porta alla nascita delle macroregioni – l’11 giugno. "In quell’occasione puntiamo a ottenere un 'riconoscimento' nei confronti dell’Adriatico-Ionio", afferma Mantica.

Ci si dovrebbe riuscire, visto che pochi giorni prima, il 22 e il 23 maggio, si svolgerà a Bruxelles il passaggio di testimone tra la presidenza montenegrina della Iai e quella serba. Il fatto che il cambio avvenga nella capitale dell’Ue – l’invito è giunto da Mercedes Bresso, presidente del Comitato europeo delle Regioni – è decisamente significativo e come rilevato nell’agenda del Committee dei Senior Officials "si tratta di un’importante occasione per portare l’Iniziativa all’attenzione delle istituzioni europee, al più alto livello".

In vista di quella data i Senior Officials hanno fissato i pilastri che andranno a costituire la proposta di Strategia da presentare a Bruxelles. Sono gli stessi, esclusa la lotta ai traffici criminali sui mari, stralciata nel 2008, che hanno scandito la cooperazione rivierasca da quando, correva l’anno 2000, è sorta la Iai: “crescita blu” (sfruttamento del potenziale marino, Pmi, commerci), salvaguardia dei mari, pesca, cooperazione tra guardie costiere e protezioni civili. "Il primo passaggio – ha spiegato Damanaki – è fissare un quadro generale. In seguito si può allargare il contesto". A questo proposito il governo italiano, ha riferito Mantica, intende includere nella Strategia il progetto di “corridoio baltico-adriatico” e fare dell’Adriatico il raccordo da cui le merci indiane e cinesi risaliranno verso l’Europa. L’idea, in altre parole, è di fare dell’Adriatico lo snodo finale della “nuova via della seta”. "Sognare, d’altronde, non fa mai male", ragiona Mantica.

Il calendario dei prossimi appuntamenti

Nel frattempo, da qui a maggio-giugno, il calendario della Iai è fitto di appuntamenti. Il 28 febbraio, a Podgorica, si terrà una tavola rotonda che avrà come oggetto il protocollo di cooperazione rurale firmato lo scorso giugno. "Con la presidenza serba avremo sicuramente degli sviluppi importanti. Perché la Serbia, che non essendo paese rivierasco non nutre interesse nei confronti delle politiche marittime, intende puntare forte su questo tema". Ci si chiederà: perché Belgrado, l’unico paese dell’ottetto adriatico-ionico senza sbocchi sul mare, sta nell’Iniziativa? Il fatto è che i serbi, dopo l’indipendenza montenegrina, sono rimasti membri della Iai sulla base del diritto di successione sancito dalle leggi internazionali e non hanno minimamente pensato di tirarsi fuori. "Belgrado – mette in luce Grafici – s’è posta infatti come collegamento tra la macroregione adriatico-ionica e quella danubiana". È questa la “dote” che intende offrire.

L’altro appuntamento degno di nota è il Forum on Fisheries, di cui s’è parlato nel corso del Committee, che si terrà a Ancona l’8 aprile e che rappresenterà il trampolino di lancio della futura stipula di un protocollo analogo a quello sulla cooperazione rurale. "L’accordo, che verrà incluso nella Strategia, dovrebbe focalizzarsi sulle regole comuni e sulla lotta all’eutrofizzazione (una delle principali cause di inquinamento delle acque marine, ndr)". Un altro passo da mettere in fila verso l’obiettivo del 2014. A proposito: perché il 2014? Semplice. Quello è l’anno in cui al vertice dell’Europa si alterneranno Italia (primo semestre) e Grecia (secondo). C’è modo di perorare la causa, insomma.


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